Cultura, tv e spettacoli

Patriarcato

Che figura Elodie: il minuto per Giulia, poi la canzone sessista

La cantante al concerto ricorda la giovane uccisa dal fidanzato. Ma ha preso parte ad un brano con Sfera Ebbasta pieno di “possessività” maschile

elodie giulia cecchettin

“E vengon su. Sì, vengono su. Vengono su. Sempre di più”. La citazione va a Eugenio Finardi, compagno sicuramente ma pure artista sommo, al suo brano “F 104” de 1981: torna più che mai utile, e attuale, e urgente oggi, in tempi di opportunismo davvero miserabile dalla sinistra politica, garrula, istrionica. Abbasta, abbasta: se n’è accorto Gigi Mascheroni sul Giornale: Elodie, la nostra creola dalla bruna extension, quando non se la perde, del Quartaccio, in prima linea sulle smanie antimeloni, contro l’uomo bianco tossico (sta regolarmente con uomini bianchi tossici di successo e di censo), addosso al patriarcato (che cosa sia nessun lo dice ma giammai male non fa), gorgheggia preferibilmente con Sfera Ebbasta, per chi non ricordasse il rapper che non si presentò in una discoteca abusiva di Corinaldo, dove si scatenarono tumulti degenerati in un panico costato 6 morti, 5 ragazzini e una madre, calpestati dalla mandria umana in fuga dopo un assalto di balordi armati di spray irritante: lui si pitturò 6 stelline sulla faccia invitando a comperare il suo disco. Per dire il livello. Un maschio bianco non tanto tossico per la nostra Beyoncè alla vaccinara, che con lo Sfera gorgheggia arie senz’altro ispirate alla lotta contro il patriarcato criminale: “Sei soltanto mia, mai più di nessuno/ Odio chi altro ti ha avuta o fatta sentire al sicuro” (…)/ E giro la città solo per cercarti/ E sclero quando non rispondi ai miei messaggi (…) Se domani finisce è un problema per te vado in galera”.

In pillole, è precisamente la tragedia di Giulia e del suo filarino mostruoso, Filippo Turetta e qui il crimine è triplice: per il livello artistico, per l’ipocrisia, per il cinismo. Solo per capire il divario fra un artista, vero, capace di indignazione, e un mestierante patetico e paraculo, torniamo a Finardi, il sommo: “Detesto il randa col Ferrari e la pistola/ I proprietari di ballerine/ Tutti i figli di p***/ Hanno una faccia sola/ E me li sento nella gola”. Oggi il randa sarebbe il rapper, il trapper, di quelli inanellati incatenati, griffati, di origine mediterranea, cosiddetti italiani di nuova generazione, che si scannano allegramente all’ombra di San Siro o nella cintura fetente che strangola la metropoli.

Niente da dire, ah Elodie? Abbasta, abbasta: ma ve la volete fare finita? Ma non vedete che sta finendo tutto malissimo, in cartone animato, una strip di Zerocalcare? Gli appelli, le fiaccolate (con la gente che ride), parla il cugino Giovanni, parla lo zio, straparla la sorella in carriera che invita a “bruciare tutto e tutti”, che spreco per farsi candidare dal Pd, e il padre che mette i fiori al cimitero, e i familiari dell’una e dell’altro, “ma chi l’avrebbe detto, nostro figlio non è un mostro, non siamo patriarcali (sic!)”, le e Chiara Valerio che danno i numeri, le Gruber che incolpano la Meloni e hanno pure la faccia di protestare se accusano risposta (perché non c’è niente di più avulso dalla democrazia delle Gruber di tutto il mondo, unitevi), i Francesco Piccolo che sto meditando di querelare per diffamazione, insieme ai vari Pelù, Marchisio, Ermal Meta ed altri siccome mi danno, per osmosi, del criminale in quanto maschio, loro non lo so ma non avendo certamente io precedenti di sorta e se mai riscuotendo solo affetto dalle donne abitate nella vita. E gli studenti vergognosi, che stanno in stereofonia ragliante contro il patriarcato e per Hamas. E lo stesso governo, non meno cialtrone, che si fionda ad emanare un ddl antifemminicidio con una parlamentare di Fratelli d’Italia che recita una formula agghiacciante: “Il governo si è dimostrato proattivo…”. No proattivo: succube, con la lunga coda di paglia.

Ma non lo vedete che è tutta una farsa, tragica, lurida? Che la società dello spettacolo di baudrillardiana memoria ha già anestetizzato il dramma, lo ha reso consumabile, perfino ghiotto? Che la sinistra sta veramente offrendo il peggio del peggio di sé con la storia di Giulia, vampirizzata da uno che a 22 anni ancora dormiva con l’orsacchiotto, nell’inerzia della famiglia che fingeva di non capire di avere un mostro per casa? Altro che patriarcato! Sulla morte del patriarcato aveva speso parole definitive Pier Paolo Pasolini circa 60 anni fa (soppiantato dal consumismo, dalla alienazione metropolitana, e ancora non c’erano i social e il lassimo feroce di sinistra…), ma la Sinistra delle Valerio e dei Piccolo è culturalmente atrofizzata, non conosce Pasolini, non va oltre la caricatura neorealista di Paola Cortellesi (la Rai ha avuto il disgusto di usare la morte di Giulia per sponsorizzarne il film, roba da bombardare il quartier generale del sedicente servizio pubblico). Una devastazione che il partito egemone tenta ignobilmente di risolvere intaccando i cervellini giovani, deboli, da bacare con overdose di populismo questo davvero tossico, micidiale.

Abbasta, abbasta: ma non lo vedete come siete ridotti? Abbruttiti e abbrutiti. Tutti, non solo il gramscismo egemone: dopo un omicidio immondo, di quelli che non mancano mai nel legno storto dell’umanità (basta leggere un qualsiasi romanzo di Simenon), questo governo pusillanime si precipita a partorire un pacchetto con altri 19 articoli completamente inutili: le leggi ci sono già, e la magistratura le disinnesca a suo comodo. Coi nordafricani, per cominciare. Poi, per estensione, con gli amici e i compari, coi figli dei ricchi, con quasi tutti. Farà lo stesso anche con quest’altra cortina fumogena che si sta varando. E già i media cominciano a chiamare l’orco “Filippo”, confidenzialmente, come uno di famiglia, e tutti sappiamo che “Filippo” in galera ci resterà giusto quel tanto: perizia psichiatrica, infermità mentale, perché alla società benpensante ripugna accettare che il male esiste e i tarati esistono, crede di sanare tutto con le parole e le normative, domiciliari, segue ricovero da qualche prete sociale a fare barchette di carta. E poi anche per lui tanta, tanta tv.

Prima del trauma Giulia, si parlava, ricordate, del killer obeso che aveva macellato la ex con 57 coltellate e lo avevano liberato, mandato a casa perché in cella “non ci poteva stare”: e quello rivendicava, protestava pure, si concedeva alle televisioni, “sono io la vittima”. Lui, il padre, la famigghia, e i cronisti quasi reverenti per avere ricevuto uno straccio d’udienza, così portano a casa la giornata.

Ecco, sono questi cortocircuiti a fare schifo e a fare rabbia. Abbasta, abbasta: non si può essere tutto, non si può rotolarsi in terra contro il patriarcato (sic!) e poi cantare insieme una filastrocca ignobile su uno che minaccia uno sfracelo se la ragazza non sta sottomessa, “se finisce è un problema, per te vado in galera”. Eh, no, non è ammissibile, non è sopportabile. Vergognatevi! “Vorrei comprare un F104 a reazione/ E mitragliare con precisione/ Le risse da concerto e da pallone/ Gli esperti della televisione/ Il rompiballe moralista/ L’idiota giornalista/ Il chitarrista di banda armata/ Sarebbe bello avere il dito sul pulsante adesso/ Questa gente ce l’abbiamo addosso”. (Eugenio Finardi, “F 104)

Max Del Papa, 22 novembre 2023