Politica

Il caso di Modena

Decreto anti-rave, il governo lo riscrive: cosa cambia

Il governo Meloni ha riscritto il decreto anti-rave. Rimane l’applicazione della multa, la detenzione fino a 6 anni e la confisca

Nuove notizie dal decreto anti-rave, redatto dal governo Meloni dopo la manifestazione improvvisata a Modena, quando la polizia arrivò sul posto riuscendo a sgomberare i partecipanti dopo poche ore dall’inizio della festa. Al termine dell’evento, l’esecutivo di centrodestra, in carica da pochissimi giorni, decise di stringere la morsa su questo tipo di party, sempre più frequenti in Italia (si rimembrino i casi eclatanti di Viterbo e Torino, dopo ci furono rispettivamente un decesso e membri delle forze dell’ordine feriti).

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Perché il decreto non è incostituzionale

Sin dall’inizio, seppur il contenuto della norma fosse discutibile, l’opposizione cercò di cassare il provvedimento concentrandosi sulla possibile incostituzionalità della norma, ipotesi però già sbugiardata settimane fa dalle colonne di questo sito. Il dato era essenzialmente uno: come può dirsi contraria alla Carta del ’48, e soprattutto contraria alla libertà di manifestazione, una disposizione che andava a punire condotte penalmente perseguibili? Ricordavamo, infatti, come il rave party fosse un’invasione di luogo privato, che quindi si configurava come una condotta contraria all’ordinamento, vista l’assenza del consenso del titolare dell’immobile.

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La nuova norma

Ebbene, poche ore fa, il governo Meloni ha proceduto a modificare la norma, migliorando e circoscrivendo ulteriormente il campo di applicazione. Innanzitutto, non si parla più dell’art. 434bis cp, ma del 633bis cp, in tema di raduni musicali abusivi, con una pena detentiva fino ai 6 anni e una multa fino a 10 mila euro, oltre alla possibilità di procedere ad intercettazioni telefoniche.

Il reato scatterà quando “dall’invasione deriva un concreto pericolo” per la salute o l’incolumità pubblica, a causa dell’inosservanza delle disposizioni su droga, sicurezza e igiene. La norma, nei fatti, andrebbe ad evitare eventuali contrasti che sarebbero potuti sorgere in tema di manifestazioni studentesche e di occupazioni degli istituti, ipotesi che secondo un’interpretazione della disposizione avrebbero potuto circoscriversi all’originario 434bis cp. Ad oggi, ecco che questo “rischio” non potrà più esserci. Rimane comunque la confisca “delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto”.

Il testo, quindi, ha conosciuto un notevole miglioramento nella riscrittura, e sarà pronto per essere sottoposto al vaglio del voto parlamentare, presumibilmente tra il 27 ed il 28 dicembre. Nel frattempo, festeggia la componente leghista: “Con questo emendamento, si evita l’applicabilità del dispositivo nei confronti di qualsivoglia genere di aggregazioni o manifestazioni pubbliche. Rimane l’intento della norma: colpire organizzatori e promotori di eventi musicali dai quali derivi un pericolo per la salute pubblica o l’incolumità delle persone. Le forze dell’ordine e la magistratura hanno uno strumento in più per intervenire”, ha affermato Andrea Ostellari, senatore e sottosegretario al ministero della Giustizia, nonché delegato al nuovo provvedimento.

Matteo Milanesi, 30 novembre 2022

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