Discoteche, Bassetti “bastona” Speranza

16.4k 15
generica_porro_1200_5

L’affondo arriva a metà pomeriggio, mentre le agenzie rilanciano senza sosta dichiarazioni e polemiche sulla mancata riapertura delle discoteche. A scagliare il dardo avvelenato è Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive al San Matteo di Genova ed ascoltato scienziato in questi tempi di coronavirus. Nel mirino ci sono Draghi e Speranza, colpevoli – a detta del virologo – di aver assunto un “atteggiamento ideologico” e “molto italico” contro le sale da ballo. “Bisogna cercare di spiegare a Draghi e a Speranza – attacca Bassetti – che [le discoteche] non sono un luogo di perdizione dove non si possono fare controlli, dove la gente si bacia e salta in modo incontrollato”.

Invece, ad oggi, i locali notturni sono stati trattati alla stregua di lazzaretti. Praticamente in Italia ci si può assembrare sugli autobus, in metro, in aereo e via dicendo, ormai possiamo andare al cinema, allo stadio, a scuola, ma se entri in discoteca rischi di infettarti. Possibile? “Dobbiamo evitare di avere un approccio ideologico – spiega Bassetti – Ad un certo punto sono state bollate come responsabili delle seconda ondata, ma non è stato così: quel picco di casi c’è stato per altri motivi come la riapertura delle scuole, un andamento stagionale del virus. Le discoteche questa estate erano chiuse e i contagi sono stati più alti che nel 2020″.

Il silenzio del Cts sulle discoteche

Nei giorni scorsi in molti si erano spesi per togliere i sigilli ai locali notturni. Pierpaolo Sileri aveva incontrato le associazioni di categoria, rassicurandole sul fatto che la strada era “ormai segnata per le riaperture e questo è indubbio”. Sulla stessa linea si erano spesi un po’ tutti: il M5S (“riapertura imminente”), Salvini (“vanno riaperte”) e finanche il ministro Giorgetti, solitamente cauto, s’era speso per questa battaglia. Invece… Invece niente, neppure stavolta. Il Cts due giorni fa, dopo una lunga riunione, ha fornito al governo il suo punto di vista: via libera all’aumento della capienza in diversi settori (75% stadi, 50% palazzetti, 80% teatri, cinema e sale concerti), ma nessuna indicazione particolare per le discoteche. Che dunque rischiano di restare al palo.

Un’industria al collasso

“Valuteremo la questione quando verrà posta”, ha detto oggi Franco Locatelli, coordinatore del Cts, che si è anche detto dubbioso sulla possibilità che la terza dose venga inoculata anche più giovani. Ma la verità è che le sale da ballo sono ancora “inspiegabilmente chiuse”, con tutte le conseguenze economiche del caso: “Nel 2020 ho perso più di 1 milione e mezzo di euro”, spiega Luciano Guidi, proprietario della discoteca Phi Beach in Costa Smeralda. I suoi colleghi non stanno meglio e ora sono pronti a scendere in piazza. Un’intera industria che sta per morire.

Ormai il niet alle luci stroboscopiche sembra essere rimasto l’ultimo baluardo dei chiusuristi, i quali – non convinti della positività della situazione epidemiologica – si arrampicano sullo specchio della “gradualità” con cui affrontare la situazione. Il capro espiatorio perfetto su cui far calare la mannaia del rigore sono ovviamente le discoteche: ma non è che se la prendono con le sale da ballo perché considerate un posto “di destra” dove la gente va “banalmente” a divertirsi? “Si possono riaprire con il Green pass e con un limite alla capienza iniziale al 40-50% – conclude Bassetti – Il rischio epidemiologico nelle discoteche è simile a quello dei teatri o dei cinema, strutture che hanno riaperto da tempo e oggi hanno avuto incremento della capienza. Non c’è nessun motivo per tenerle chiuse, siamo l’unico Paese in Ue a non averle riaperte”.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version