Draghi, il virus e il mistero di Perugia

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“Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno. Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari.”

Il vero problema sono le restrizioni

Così ha introdotto il suo intervento al Senato il neopremier Mario Draghi. Parole a mio avviso piuttosto indigeste per noi aperturisti e che tendono a identificare nel Sars-Cov-2 un falso nemico. Non è stato infatti questo piccolissimo parassita obbligato, in quanto esso è costretto a replicarsi solo all’interno delle cellule degli organismi, a massacrare la nostra economia, la nostra socialità e il futuro dei nostri figli, bensì le assurde restrizioni che sono state imposte dall’alto in quest’ultimo anno. Restrizioni che, malgrado il progressivo calo dei principali indicatori – su tutti quello dei ricoveri e delle terapie intensive – continuano ad essere invocate dai tanti Savonarola della medicina in servizio attivo permanente.

Perugia “rossa” ma mortalità in calo

A tale proposito vorrei segnalare il caso clamoroso della mia provincia, Perugia, che attualmente si trova nella famigerata zona rossa, in cui è praticamente consentito solo respirare, ma ovviamente con la mascherina. Ebbene è uscito in questi giorni un dato ufficiale sulla mortalità della stessa provincia, che a quanto ne so è stato ripreso solo da La Nazione, il quale costituisce un pugno nello stomaco per i professionisti della paura: nel mese di gennaio la mortalità complessiva registra un calo dell’11% rispetto alla media del quinquennio 2015/2019. Ciononostante il Comitato tecnico scientifico umbro e tanti altri presunti virologi, sventolando il drappo rosso delle varianti, vorrebbero un lockdown ancor più rigido. Quindi mi sembra evidente che, al di là della indubbia buona fede di tanti medici che operano i prima linea, in troppi stiano giocando coi numeri della pandemia e, di conseguenza, con l’esistenza di milioni di persone.

In tal senso ci si augura che Mario Draghi, da uomo abilissimo a confrontarsi con le cifre, non si faccia risucchiare in questa folle deriva emozionale, valutando nel modo più oggettivo possibile i numeri della pandemia. Una pandemia che, al di là delle persone più fragili, le quali protette in ogni modo, sta generando troppi mostri nella mente di chi, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione, rischia al massimo di restare al letto per qualche giorno.

Claudio Romiti, 19 febbraio 2021

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