La crisi di governo

“Draghi serve ai clochard”. L’epidemia di draghite dà alla testa

Dopo gli appelli, le notizie incomprensibili. C’è chi scrive: “Voto a ottobre? Ricorre il centenario della Marcia su Roma”

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Dalla proclamazione della Repubblica Italiana, questo strambo Paese ha conosciuto 30 presidenti del Consiglio dei Ministri che hanno presieduto in tutto 67, dico sessantasette, governi. Poco meno di uno all’anno. In mezzo si sono stati il dopoguerra complicato, la Cortina di ferro, le stragi mafiose, il terrorismo, l’euro, la crisi del 2008, lo spread, “fate presto, fate presto”, la pandemia, le guerre e chi più ne ha, più ne metta. Di fronte ogni sorta di pericolo affrontato, tuttavia, il Paese è rimasto in piedi “nonostante le crisi di governo”, spesso ben più irrazionali e sciocche di quella che stiamo vivendo in questi giorni.

Eppure ogni volta è la stessa storia: giornali, media e tv interpretano le crisi come una sorta di armageddon, convinti che qualora cadesse il premier in carica il mondo verrebbe risucchiato in una sorta di buco nero funesto. Fine dei giochi. Raus.

Nessuno qui fa il tifo per la caduta di Mario Draghi. Però occorre registrare un comportamento al limite dello schizofrenico da parte dei ggiornalisti. Voglio dire: quando un annetto fa Matteo Renzi diede il via alla crisi del governo Conte II, i toni erano gli stessi. “C’è la pandemia”, “come faremo con i vaccini”, “che ne sarà del Pnrr?”. Qualche mese dopo, siamo ancora qui, nessun meteorite s’è abbattuto su di noi e anzi gli stessi che un tempo si stracciavano le vesti per Conte oggi si tirano i capelli per Supermario.

Il livello del ridicolo, tuttavia, stavolta ha raggiunto vette inimmaginabili. Sentite qui. Un cronista oggi ha riferito questa incredibile notizia: “Draghi fa la differenza per tutto il Paese. L’Italia ha recuperato prestigio e credibilità con lui. Io che sono un barbone lo vedo, c’è un’attenzione verso di noi da parte dei servizi del Comune che prima non c’era ed è anche merito di Draghi”. A parlare è un senzatetto, che vive in piazza San Silvestro e che s’è messo a sventolare cartelloni in favore di San Mario. Titolo: “Per noi clochard ha fatto molto”. Vi rendete conto? Merito di Draghi, che sta a Palazzo Chigi, se il Comune (che col governo non c’entra una mazza) ha fatto qualcosa per i barboni. Invece di cestinarla, la non notizia si diffonde ed entra nel calderone degli appelli pro-governo. Tanto male non fa.

Ma non è tutto. Perché un’agenzia di stampa, nel riferire i retroscena sulla crisi di governo, si dice convinta che alla fine Draghi si prepara a non lasciare e “anzi raddoppia”. “Più che alle forze politiche il Presidente del Consiglio parlerà al Paese e ai cittadini – si legge – Ai quali dovranno rendere conto i partiti: nella primavera prossima, dopo aver approvato la finanziaria(…), oppure nell’ottobre di quest’anno. Mese nel quale ricorre il centenario della marcia su Roma, di mussoliniana memoria”. Embè? Cosa diavolo c’entri la Marcia su Roma col voto a ottobre non si è capito. Com’è, scusate: a ottobre no alle urne perché si mosse Mussolini, a luglio no perché fa caldo, a novembre nemmeno perché fa freddo, a dicembre figurati se puoi eleggere qualcuno sotto le feste. Mi sa che è arrivato il momento di darci una calmata. Perché qui a dare alla testa mi sa che non è l’afa. Ma l’epidemia di draghite.

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