Rassegna Stampa del Cameo

E dopo il discorso anti-Salvini, Conte divenne uno statista globale

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Ho vissuto la crisi di Conte 1 in poltrona, accumulando ore e ore di talk e di maratone tv (mi sento come un comandante di 747) riempiendo gli spazi della pubblicità con i social, specie Twitter. Non credevo fosse tecnicamente possibile fare un’operazione di trasformismo in purezza in un amen, come invece mi aveva preannunciato un amico grillino, colto e spregiudicato. Si trattava, mi disse, di prendere un giurista di mezza età, totalmente sconosciuto, per 14 mesi considerato dall’establishment un misirizzi (i populisti d’antan lo tradurrebbero in “Ercolino sempre in piedi”, che Galbani regalava con i punti della “crema bel paese”), poi dopo un discorso in Parlamento contro colui che gli portava a firmare decreti di ogni tipo (e che lui li faceva serenamente suoi) e poi, oplà, trasformarlo in statista globale (considerato tale persino da Angela Merkel e da Donald Trump).

Solo grazie a uno così è stato possibile fare, in quattro giorni, un governo Conte Bis, semplicemente sostituendo il Pd alla Lega. Operazione geniale che ha lasciato senza parole l’establishment di Twitter. Così Twitter è tornato un luogo dall’atmosfera leggera e seria, ironica e divertente, come dovrebbe sempre essere. Un momento di relax ove scambiarsi tweet divertenti, mai offensivi e con l’occasione imparare qualcosa. In questo periodo sono scomparsi o tacciono i “competenti” di ogni colore e specie. Noi, cittadini normali, siamo finalmente sereni, Twitter è tutto nostro, di noi che non odiamo e non disprezziamo nessuno, soprattutto non cerchiamo di far passare per fessi gli altri. Temo che presto questo momento magico di Twitter finirà, comunque godiamocelo.

Dove saranno finiti i “competenti”? Sono certo che sono andati in convento a riscrivere la storytelling delle vicende del Governo Conte 1 (osceno) e del Conte Bis (sarà meraviglioso). Detto fra noi è solo la seconda parte della stessa operetta, il divertente Die lustigie Witwe di Franz Lear. La vedova allegra è la solita Hanna Glavari che rifiuta il Barone Zeta e si concede in matrimonio al suo primo, grande amore, Danilo.

Immagino che fra un po’ i “competenti” torneranno, ognuno con una storytelling nuova di zecca. Un consiglio, andate prima a presentare il vostro elaborato al Festival internazionale di narrazione di Arzo (comincia oggi), creato vent’anni fa dall’Associazione Giullari di Gulliver. Qua capirete la forza ancestrale del racconto e dell’ascolto. Al centro di una narrazione ci sono sempre infinite connessioni, che indagano e approfondiscono i cambiamenti, i timori, le speranze di una società che chiede solo di emozionarsi. Un consiglio: siate cauti nelle assumption: molti di noi sembrano fessi ma non lo sono.

La Lega butterà la colpa sul partito del No e sul complotto dei poteri forti, mentre in verità Matteo Salvini è stato semplicemente gabbato da Nicola Zingaretti che, a sua insaputa, era stato gabbato da Matteo Renzi, che però aveva sottratto il software originale a Dario Franceschini, oltre il quale c’è solo il Colle dell’Infinito. Se Salvini non si affretta a confessare la verità: “Sono andato per gabbare e sono stato gabbato, sorry”,  rischia la ghirba.

I pentastellati si sono riprodotti per partenogenesi da Rousseau, erano dei “poveracci”, il voto li ha benedetti nel 2018, ora difendono il posto di lavoro come faranno i navigator. Non hanno capito che devono stare lontani dall’establishment, se lo tocchi diventi una App. Loro, a differenza di Salvini, non necessitano di una confessione pubblica dei loro errori, perché non sono umani ma App guidate da una piattaforma. E’ questa deve chiedere scusa.

Il Pd è ormai ridotto a uno zoo di animali domestici, un quarto di secolo di sudditanza all’establishment li ha resi eunuchi, la dabbenaggine di Salvini aveva offerto loro un’occasione irrepetibile per pareggiare i conti andando al voto in condizioni ottimali, liberandosi della tigna politica interna che da anni li devasta. Stupidamente non l’hanno colta e hanno fatto un’alleanza fra perdenti, per spostare più in là le elezioni.

Cari Di Maio, Salvini, Zingaretti, voi che, rispetto agli altri, sembrate persone per bene (l’essere stati sconfitti da le florentin depone a vostro favore) mi permetto di darvi un consiglio di tipo manageriale. Andate sulla rete e raccontate senza pudore la vostra sconfitta, e chi c’è dietro. Quando una leadership ha il coraggio di raccontarsi, di mostrare all’esterno anche i propri percorsi accidentati, le sfide non colte e le delusioni sofferte, gli entusiasmi eccessivi e i grigiori della routine, le apparenti vittorie e le sonore sconfitte, è una leadership viva. Viva significa che è ancora capace di imparare, unica condizione per poter insegnare, quindi governare. Auguri!

Riccardo Ruggeri, 29 agosto 2019

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