Esteri

È morto Henry Kissinger, l’uomo capace di cambiare la storia

L’ex segretario di Stato americano aveva 100 anni. Figura chiave nel panorama mondiale e campione di Realpolitik

Henry Kissinger

Henry Kissinger, morto questa notte all’età di 100 anni, è uno dei motivi per i quali il mondo in cui viviamo funziona in un certo modo e non in un altro. I politici, tranne rare eccezioni, non hanno il potere di cambiare la storia, perché difficilmente riescono ad agire sulle strutture profonde degli stati. Kissinger è stato uno dei pochi personaggi storici ad avere avuto un’influenza fortissima sulla filosofia politica degli Stati Uniti, tanto che le sue dottrine sono ancora oggi un punto di riferimento.

Kissinger nacque in Germania da una famiglia ebraica che emigrò negli USA per sfuggire alle persecuzioni naziste, a New York, da adolescente, lavorava in un negozio di spazzole, poi si iscrisse all’università pubblica. Successivamente frequentò Harvard dove divenne professore associato, e le sue pubblicazioni gli consentirono di diventare consulente di politica estera di alcuni politici di spicco (tra cui Nelson Rockfeller) ed uffici federali, fino a quando, nel 1969, fu nominato dapprima Consigliere per la Sicurezza Nazionale, poi Segretario di Stato da Richard Nixon. Oriana Fallaci, che lo andò a intervistare nel 1972, di lui scrisse: “Questo personaggio incredibile, inspiegabile, in fondo assurdo, che s’incontrava con Mao Tse-tung quando voleva, entrava nel Cremlino quando ne aveva voglia, svegliava il presidente degli Stati Uniti e gli entrava in camera quando lo riteneva opportuno. Questo cinquantenne con gli occhiali a stanghetta, dinanzi al quale James Bond diventava un’invenzione priva di pepe”.

Le migliaia di pagine di analisi storiche e politiche che Kissinger ci lascia si sviluppano intorno ad un unico principio fondamentale: la ricerca dell’equilibrio. Consapevole della propensione della natura umana alla guerra e alla prevaricazione, Kissinger era convinto che la pace tra le nazioni potesse essere mantenuta solo attraverso l’equilibrio di forze tra stati antagonisti, la cui somma deve risultare zero. I due esempi storici presi a modello in tutti i suoi scritti sono la Pace di Vestfalia del 1684 ed il Congresso di Vienna del 1815, in cui la stabilità politica venne raggiunta attraverso una lunga e meticolosa ricerca dell’equilibrio tra le diplomazie degli stati dell’epoca. Fu alla luce di questi princìpi che Kissinger intavolò le estenuanti trattative, che svolgeva in prima persona, con i generali nord-vietnamiti, per adempire ad uno dei principali scopi per cui Nixon lo aveva chiamato a sé: uscire dal ginepraio della guerra del Vietnam. Allo stesso modo condusse i lunghi colloqui con Mao Tse-Tung per raggiungere un obiettivo fino ad allora impensabile, che avrebbe segnato per sempre l’assetto degli equilibri mondiali: l’apertura degli Stati Uniti alla Cina.

Dotato di immensa cultura, spregiudicatezza e cinismo, fu la personificazione novecentesca della Realpolitik, i cui princìpi lo portarono, insieme a Nixon, ad azioni controverse per le quali fu criticato per tutta la vita. In primis il bombardamento della Cambogia, da lui sempre difeso come azione legittima per colpire le truppe nord-vietnamite che lì si erano rifugiate, poi il sostegno al golpe in Cile del generale Pinochet, sempre nel 1973, e quando nel 2011 un giornalista del National Geographic gli chiese cosa lui e Nixon avessero provato alla notizia dell’uccisione dell’allora presidente socialista Allende lui rispose senza battere ciglio: “Nessuno di noi ne fu dispiaciuto”.

Spettatore della Seconda guerra mondiale poco più che ventenne, a cui partecipò come soldato semplice, fu convinto fino alla fine della sua vita che solo gli Stati Uniti potessero essere i garanti di un ordine mondiale il cui equilibrio non si basa più sulla sola forza degli eserciti, ma sugli arsenali atomici. Tuttora, interi settori del Pentagono e degli apparati americani si dividono tra neo-conservatori (che sostengono un approccio militarmente aggressivo al mondo, al costo di destabilizzazioni regionali) e Kissingeriani (sostenitori della ricerca dell’equilibrio a qualsiasi costo).

Qualunque giudizio la storia darà di lui, è certo che Henry Kissinger è stata una delle figure chiave del Novecento, ed un protagonista assoluto della politica mondiale dell’ultimo mezzo secolo.

Pietro Molteni, 30 novembre 2023

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