E Serra rispolvera il paganesimo contro il Coronavirus

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Riproporre il naturalismo, cioè la filosofia che non vede l’”eccezionalità” dell’uomo nel creato, come fa stamattina su Repubblica Michele Serra con la solita prosopopea, è non solo sbagliato ma anche inopportuno e anche fuori luogo. Come lo si può fare nel momento in cui proprio all’uomo è chiesto lo sforzo aggiuntivo di andare contro l’istinto “naturale” e starsene a casa isolato dai suoi simili, cioè governare con la (certo fallibile) ragione umana l’emergenza pandemica in atto?

Serra irride i millenarismi, cristiani ovviamente (come se non esistessero anche e più pericolosi quelli laici), che vedevano nell’AIDS il “castigo di Dio” per il promiscuo contatto omosessuale. E si chiede cosa mai si inventeranno adesso i “reverendi invasati” e i “bigotti”, che in verità mi sembrano una specie in via di estinzione, ora con il Coronavirus. Ora, cioè, che il contagio si trasmette tramite il contatto umano e il solo respiro. A noi che però non abbiamo la fisima laicista, l’intervento di Serra ci ha colpito per il suo prendere atto del fallimento del Progresso (cioè proprio di quell’ideologia che vedeva “bigotti” da estirpare in ogni dove) e per l’invocare “una religiosità materiale, direi materialista”. In una parola: Serra ci sta dicendo di rispondere sì con la religione alla catastrofe, ma non con quella cristiana bensì con la pagana.

Secondo lui, in questi giorni “stiamo vivendo lo sfaldamento dell’arroganza antropocentrica e dobbiamo renderci conto che “siamo natura anche noi”: “siamo figli della biochimica, indiscutibilmente, oggettivamente, più che di qualunque altro Dio tra i tanti disponibili in catalogo, siamo figli di Gea non per devozione o per moda new age, ma perché è indiscutibile”. Quante (poco laiche) certezze!

Serra, che non mastica troppo la filosofia, non si rende conto che era proprio l’antropocentrismo cristiano, cioè il cuore ideale della nostra civiltà prima che la secolarizzassimo, a dirci, anche a chi non credeva o era senza fede, che “siamo figli di Dio fatti a sua immagine e somiglianza” ma siamo anche segnati dal “peccato originale“.

Detto altrimenti: “dobbiamo sì godere della nostra libertà (il libero arbitrio), ma anche avere sempre cognizione del limite che la circoscrive e la rende concreta (il “peccato originale” o l'”imperfezione” di noi liberali)”. Se, come ci auguriamo, caro Serra, usciremo presto da questo incubo con un vaccino, non è certo a Gea che dovremo dire grazie!

Corrado Ocone, 14 marzo 2020

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