Cronaca

Ecco le domande che Fazio non ha fatto a Ghali

Fazio Ghali © STILLFX tramite Canva.com

Ghali, il rapper a 5 stelle, è un ipocrita. Già, è andato in quel tempio di farisei di Che tempo che fa, dove non si fanno domande. Ghali, italiano vero, come artista non è granché ma come paraguru è imbattibile e si coltiva un futuro alternativo. Neanche noi gliene faremo, sapendo che sarebbe inutile come sempre con i furbi e i giocolieri di parole.

Per esempio non gli chiederemo come mai abbia invocato stop al genocidio anziché ai genocidi: allora sì, sarebbe stato plausibile, ma vedere solo quello della parte giusta, giusta per la carriera, giusta per la politica e per il mercato, non è serio. Ma che glielo chiedi a fare a uno che sta in squisiti rapporti con una Associazione di palestinesi in Italia che per i Servizi è contigua con Hamas? Premiato da uno in fama di fiancheggiatore? Non gli chiederemo neppure di certi tweet invecchiati male, tweet che l’autore non condivideva, perché ormai è una tendenza e se li fai è garantito che alla prima occasione Fazio ti convoca ed Elly ti candida. E tu infatti riposi in fama di candidando, grillini, piddini, è un dettaglio. Comunque erano messaggi molto maschilisti, molto sessisti, molto idioti, dai quali emergeva, tra l’altro, la particolare sensibilità del rapper italiano, italiano vero, ma più tunisino: uno che si chiedeva a che scopo restare qui, in terra di infedeli, ma poi si rispondeva: perché mi conviene. Aveva ragione, era sincero, ma adesso non si condivide più e fa sparire i tweet, inutilmente perché dalla Rete non può sparire niente. Diavolo di un Ghali: ti salta fuori un Papa Gino con l’ippopotamo di pezza.

Ghali nel pollaioh di Fabio Fazio: vittimizza, si lamenta del non poter parlare di pace: andasse dalle parti sue a verificare se gli sarebbe possibile farlo davanti a 15 milioni di telebabbioni, per di più portato in processione. Ma la sua non è pace, è la formula di chi vuole il disarmo a senso unico, la cessazione delle ostilità a senso unico, e si guarda bene dal considerare che, dall’altra parte, c’è una formazione criminale che ha per missione il nuovo olocausto, cancellare la civiltà ebrea dalla faccia della terra, e riempie Gaza di trappole, di cecchini, di tunnel, e usa la popolazione civile, che peraltro è demenzialmente solidale nella stragrande maggioranza, come scudi, come ostaggi.

È la pace di chi odia, l’Occidente anzitutto, e vorrebbe candidare, in nome della nonviolenza, una che passa il tempo a bastonare “i nazisti”, inserita in una organizzazione transazionale di provocatori e guastatori in odor di terrorismo. La pace di chi si professa cristiano, ma esulta ad ogni oppositore molesto eliminato. Ma il nostro Ghali parlante si è coperto le spalle anche col clero più spregiudicato, finanziando la Ong del Casarini foraggiato da sette otto diocesi con la scusa della solidarietà marinaresca.

E dovremmo chiedergli conto di queste faccende? Per far cosa? Per lasciarci prendere in giro? Poi nella polemica bisognerebbe restare non si dica fra pari, ma se non altro fra interlocutori provvisti di logica analitica, per quanto elementare, rudimentale: questo è uno che bofonchia, provvisto di autotune, uno di quelli che servono a capire quanta gente sorda c’è al mondo. No, certo, non è cosa seria, non è una voce seria quella di questo ragazzo poco più che ventenne che si dev’essere stufato di inseguire un successo sfiorato dieci anni fa e poi sfiorito (anche se adesso già “raddoppia le date”, l’onda lunga del conformismo acefalo di sinistra lo gratifica), non è una cosa seria e lo conferma la reazione pavloviana del Pd, della Schlein che se lo contende con Conte al grido “pace!, pace”, disarmo”, lo conferma il tappetino rosso del prete rosso del salottino rosso dei filistei di Che tempo che fa, dove non si fanno domande perché gli ospiti non sono ospiti, sono sodali, tutti parte della sovrastruttura.

Piuttosto, trovandocelo di fronte, il Ghali, gli faremmo giusto un paio di domande diverse, ma semplici semplici: uno, cosa pensi di Hamas? Due, cosa pensi di Israele? Lui forse balbetterebbe a tempo di rap, guardandosi bene dal fornire una risposta semplice, diretta, chiara. Si chiuderebbe forse nell’angolo della pace, dello stop alle guerre (ma non dei terrorismi), del razzismo percepito, della sua italianità sempre un po’ tunisina, come quando cinguettava su Twitter a colpi di “troi*”, “negr*”, “puttan*”, o, a proposito della “questione Israele-Palestina”, bollava i giornalisti infedeli con l’icona di un maiale.

Certo, era un altro momento, come recita la coda di paglia della sinistra che teorizza l’imbecillità perenne per i propri figli (mentre per i bastardi dell’altra parte non dimentica mai niente, non perdona niente). Allora, Ghali, che ne pensi di Hamas? Che ne dici della volontà di far fuori tutti gli ebrei, nessuno escluso? Come dici? Voce, ragazzo! Non si sente niente. Che, hai ingoiato l’autotune?

Max Del Papa, 19 febbraio 2024

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