Cultura, tv e spettacoli

Ipocrisie rosse: il passato di FdI pesa, quello (omofobo e sessista) di Ghali no

Dai tweet contro le “troie” a quelli in cui parla di “froci”, il rapper dieci anni fa non pensava allo “stop al genocidio”

ghali tweet

Da anni la sinistra va alla ricerca di ogni appiglio social per attaccare il centrodestra e i suoi esponenti di rilievo. Dalla caccia alle incoerenze del premier Giorgia Meloni alle uscite a vuoto dei suoi collaboratori, basti pensare alla clamorosa campagna contro Galeazzo Bignami per una vecchia foto che lo ritraeva vestito da nazista in occasione di una festa di addio al celibato, una stupida goliardata tra amici. Il modus operandi dei compagni lo conosciamo: denigrare, gettare fango, offuscare il prestigio. Ma il teorema rosso non è democratico, vale soltanto per il nemico. Emblematico il caso di Ghali, il nuovo paladino della sinistra, e dei suoi tweet invecchiati piuttosto male.

I fatti sono noti. Ghali è stato uno dei protagonisti del Festival di Sanremo 2024, non tanto per la sua canzone “Casa mia” quanto per il suo impegno politico. Tra la canzone pacifista e i monologhi sul palco del Teatro Ariston, ha ottenuto grandi consensi dalle parti del Nazareno e no. Lo zenit nella serata finale di sabato con uno “Stop al genocidio”, in riferimento a quanto sta accadendo a Gaza. Israele nel mirino, come spesso accade alla sinistra, senza naturalmente alcun contraddittorio. Il rapper potrebbe diventare il prossimo frontman dei compagni, anche perché si è sempre occupato di questi temi, a detta sua. Ma di sicuro si è occupato anche di altre cose, come insulti omofobi, sessismo e cialtronate varie.

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Ghali sembra aver dimenticato i suoi pensieri di dieci anni fa e le sue esternazioni social, ma purtroppo per lui qualcuno ha indagato. Parliamo del professor Riccardo Puglisi, che ha mostrato il volto dell’amato rapper della gauche caviar  di dieci anni fa. Tra il 2012 e il 2014 Ghali non dedicava post alla crisi in Medio Oriente, al restare umani e così via. I tweet dell’artista sono anzi materiale per le femministe, ecco un tweet del 30 maggio 2014: “I cantanti italiani danno delle merde ai politici un po’ come su Facebook le bambocce troie che danno delle troie ad altre troie”. Ma è solo l’inizio. Nello stesso anno troviamo: “Quanto è difficile in Ramadan non guardare i culi davanti a me sulle scale dell’uscita della metro”. E ancora, dai tweet dedicati alle “donne troie” a quelli in cui parla di “froci” (amici della galassia Lgbt dove siete?), uno spettacolo pietoso da chi si propone come nuovo idolo pacifista.

Sessismo, maschilismo, omofobia, bullismo. Ma preferiamo non infierire. Sicuramente non parliamo di post scritti da chi pretende di dare patenti di moralismo, sicuramente non ci riferiamo a un artista da sempre attento ai diritti come dichiarato. Prima di blaterare, Ghali dovrebbe riflettere. Lui ma anche la sinistra, che non ha speso una parola per condannare certe oscenità ma è sempre pronta a  sputare guano su Meloni per un’intervista del 1994. Doppiopesismo allo stato puro, con buona pace del buonsenso.

Massimo Balsamo, 14 febbraio 2024

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