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A che punto siamo con le valute digitali?

Le sfide dei prossimi 5 anni tra euro, dollaro, rublo yuan…e diem

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Yuan, Rublo, Dollaro e, infine, Euro, sono solo alcuni dei progetti di valute digitali delle banche centrali in fase di studio. I tempi di adozione per qualcuno sembrano essere ristretti, per altri ben più lunghi ma per tutti arrivare all’implementazione diventerà una questione determinante per la propria politica economica estera ma anche interna, a causa soprattutto del confronto tra centralizzazione e decentralizzazione che, come il miglior “conflitto” tra centro e periferia, promette in breve tempo di essere uno dei temi dominanti, sia dal punto di vista regolamentare che operativo.

 

Il confronto tra le valute digitali sarà uno dei principali scontri geo-politico-finanziari dei prossimi cinque anni. Troppi e troppo evidenti i segnali per essere ignorati e troppo rilevanti sono i soggetti ormai entrati nella contesa. Anche se battuto sul tempo dal Sand dollar delle Bahamas, il Renmimbi digitale cinese rimane il capofila dei progetti su larga scala delle valute digitali garantite dalla banca centrale. C’è chi giura, addirittura, che Oppo, uno dei principali produttori di smartphone cinese al mondo avrebbe già preparato uno speciale wallet per accogliere la nuova moneta virtuale.

A quanto ci è dato sapere, la fase di test procede ad uno stato avanzato, tanto che la moneta digitale è già stata in possesso di diversi milioni di cittadini sparsi in alcune città della Cina tra cui la capitale Pechino in cui lo Yuan digitale è diventato un ticket premio di una lotteria. Sarebbe il vero grande test su larga scala della moneta digitale il cui rilascio definitivo, secondo alcuni, potrebbe avvenire in occasione delle olimpiadi invernali del 2022. Se, stranamente, crediamo di saperne abbastanza sullo Yuan digitale, sappiamo invece relativamente poco per quanto riguarda il dollaro. Gli americani sono tradizionalmente molto legati all’immaginario che ispira in loro il “biglietto verde” ma il suo dominio ha i mesi contati. Secondo alcuni esperti di finanza e mercati globali, il dollaro potrebbe infatti perdere un ulteriore 35% di valore entro la fine dell’anno. Per il definitivo passaggio dal dollaro allo yuan potrebbero volerci ancora degli anni, ma non abbastanza per far dormire gli americani sonni tranquilli, motivo per cui anche negli Stati Uniti procedono i test e gli studi di fattibilità per la propria moneta digitale. I progetti in ballo sarebbero addirittura cinque, alcuni dei quali avviati in collaborazione con imprese private. Sui progressi, tuttavia, rimane un certo riserbo anche se da ciò che trapela la moneta digitale a “stelle e strisce” potrebbe entrare in una fase di sperimentazione avanzata già durante il 2021.

Se da Oriente a Occidente giungono messaggi “bellicosi”, nel mezzo, anche la Russia sembrerebbe decisa ad avviare il proprio progetto per partecipare attivamente alla competizione, alla quale non può certo sottrarsi se vuole allargare la propria sfera di influenza e cercare di non essere schiacciata dai principali colossi. Secondo quanto riportato solo pochi giorni fa, infatti, la banca centrale russa intende completare lo sviluppo del prototipo del rublo digitale a dicembre e iniziare i test a gennaio 2022.  Tra gli obiettivi dichiarati dei russi ci sono la digitalizzazione dei pagamenti all’interno e la riduzione dei costi in capo alle famiglie.

E l’euro? Forse perché ci riguarda da vicino, o forse perché a parlarne è spesso il membro del board BCE italiano Fabio Panetta, dopo lo yuan, della valuta digitale europea si sente spesso parlare e si moltiplicano speculazioni e ragionamenti su quello che potrebbe essere il suo impatto  sia sul sistema dei pagamenti, sia sul risparmio, con le banche come soggetti estremamente interessati degli sviluppi.

Intanto, abbiamo una data certa: il 14 luglio la BCE ha dato il via libero ufficiale alla fase istruttoria per l’adozione dell’euro digitale, il periodo durerà due mesi e sarà propedeutico all’adozione della moneta. In effetti, si tratta di un traguardo affatto scontato se consideriamo anche le piccole e grandi prudenze avute da Christine Lagarde durante gli ultimi mesi.

Se la decisione sui test dovrebbe essere imminente, ammesso che tutto proceda regolarmente, non altrettanto sarà per l’introduzione dell’euro digitale per cui la deadline è fissata al 2026, forse persino troppo in là considerata la velocità con cui l’economia digitale si evolve. Le questioni da dirimere non mancano: da quelle tecniche, alla privacy, al rapporto tra BCE e il ruolo banche commerciali, a quanti euro digitali potranno essere effettivamente depositati presso la Banca centrale, al ruolo del contante eccetera.

Un mantra però accomuna da sempre le parole di Panetta e della Lagarde “l’euro digitale servirà a migliorare il funzionamento del sistema, privo di rischi, accessibile ed efficiente, ma non a costo della stabilita’ del sistema e sarà pensato per i cittadini”. Tra l’altro, da quanto emerge da un comunicato della BCE redatto dallo stesso Panetta, le intenzioni sono quelle di concertare al massimo l’adozione della nuova moneta: “saranno coinvolti anche cittadini, commercianti e l’industria dei pagamenti – spiega Panetta -. Durante la fase di indagine del progetto, l’Eurosistema si concentrera’ su un possibile design funzionale basato sulle esigenze degli utenti (…) che coinvolgera’ focus group, prototipazione e lavoro concettuale”.

 

Si tratterà quindi di un progetto da avviare e da condurre in porto ad ogni costo ma non costi quel che costi.

D’altra parte, la nascita stessa delle monete digitali garantite dalle banche centrali deriva quasi più dall’esigenza di contrastare la decentralizzazione dei sistemi e degli strumenti di pagamento, dalla necessità di stabilire la supremazia monetaria e dal bisogno di tutelare allo stesso tempo il ruolo centrale delle istituzioni finanziarie “ufficiali” più che da effettive esigenze di sviluppare tecnologicamente nuove strade capaci di garantire l’inclusione finanziaria dei popoli. Non è un caso a questo proposito che una fondamentale sterzata sia stata impressa allo sviluppo di questi progetti dai primi annunci di Libra e dalla diffusione mainstream delle cripto valute.

Proprio in questi giorni, un aiuto potrebbe però arrivare da Diem (ormai ex nemico?), il cui consorzio tramite Cristian Catalini, il suo chief economist, ha manifestato la disponibilità a sostenere tecnologicamente la transizione verso le CBDC. Il patto sarebbe presto fatto. Facebook aiuterebbe governi e banche centrali a contrastare l’imminente lancio dello yuan digitale, che ormai sembrerebbe aver accumulato troppo vantaggio in termini di capacità di sviluppo e tempo, e in cambio questi farebbero di Diem il nuovo standard tecnologico globale, offrendo pagamenti economici e transfrontalieri a miliardi di persone. Parallelamente a questa sorta di rientro nell’ambito dell’accettabilità istituzionale di Diem, si dovrebbe poi procedere ad una più stretta e puntuale regolamentazione delle cripto valute, iniziando con lo stabilire definitivamente la loro natura economica e giuridica, se di moneta o di strumento speculativo, e circoscrivendo modi e tipi di utilizzo.

La strada è ancora lunga per vedere esplicitamente il confronto di questi soggetti, il mondo va però polarizzandosi tra i fautori della centralizzazione e quelli della decentralizzazione, ciò che in tempi più brevi condurrà verosimilmente ad una sorta di resa dei conti dalla quale il sistema finanziario internazionale ne uscirà ulteriormente ed irrimediabilmente trasformato.

 

Maurizio Pimpinella

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