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Crolla Credit Suisse. Torna la paura dei fallimenti bancari

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Torna la paura sul mondo bancario, cresce la paura per le sorti di Credit Suisse.

Le azioni del colosso bancario svizzero ieri sono crollate del 12%, al minimo storico, prima di recuperare quasi tutte le perdite nel corso della giornata. QUesto su e giù così violento del valore patrimoniale della banca svizzera mette in luce alcuni aspetti in particolare:

  1. la mancanza di fiducia degli investitori;
  2. la centralità del tema banche nel percorso della crisi stessa;
  3. l’estremo nervosismo dei mercati.

“Questo non è il 2008”, hano sottolineato in tanti.

Tuttavia, la reazione da panico del mercato azionario di ieri e l’aumento dei costi dei CDS indicano un peggioramento della serie di opzioni disponibili per l’azienda svizzera.

Gli investitori sono preoccupati per come la banca coprirà il costo di un piano che molti analisti hanno fissato a 4 miliardi di dollari e cosa significherebbe per il suo indice di sollidità. 

Un’opzione sarebbe anticipare la pubblicazione della revisione della strategia, piuttosto che sopportare altre settimane di turbolenze del mercato azionario. L’analista di JPMorgan Kian Abouhossein ha suggerito che la banca potrebbe anticipare un annuncio sulla sua posizione di capitale nel terzo trimestre, a sostegno del messaggio del fine settimana agli investitori secondo cui il suo bilancio rimane solido.

L’esperienza di Deutsche Bank e Morgan Stanley potrebbe essere istruttiva. La crisi del 2016 dell’istituto di credito tedesco è stata innescata in parte dalla richiesta del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di 14 miliardi di dollari per concludere un’indagine sui titoli garantiti da mutui residenziali. Anche dopo che la banca alla fine ha raggiunto un accordo per circa la metà di tale importo, le preoccupazioni non sono state placate fino a quando l’anno successivo non ha raccolto 8 miliardi di euro (7,85 miliardi di dollari) di capitale fresco.

Morgan Stanley ha affrontato la propria impennata degli spread creditizi a causa delle voci di mercato nel 2011, quando le voci persistenti sulla sua forte esposizione al traballante debito europeo hanno pesato sulle sue azioni e obbligazioni. Il principale azionista dell’azienda le ha dato il sostegno pubblico, ma ci sono voluti mesi prima che il prezzo dei default swap scendesse poiché le temute perdite non si sono mai materializzate.

Comunque basterà attendere le prossime tre settimane, sempre che, nel frattenpo, le cose non comincino a precipitare prima.

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