Se lo dice, lo fa…ormai gli americani, sia che lo abbiano votato sia che ne abbiano subito la vittoria, ma anche gli europei, cominciano a pensare che le “sparate” di Donald Trump, non siano tali, ma che in un modo o nell’altro (in taluni casi con ridimensionamenti) centrino il risultato annunciato.
E’ accaduto in politica internazionale, sta accadendo con la metodica opera di demolizione dell’ideologia woke e del green deal; ora potrebbe toccare alle navi da crociera.
Il Segretario al commercio, Howard Lutnick, che è per altro a sua volta un multimiliardario, lo ha detto a chiare lettere: per troppi anni gli armatori di navi da crociera hanno portato a casa utili da record (con la pausa non marginale del Covid) utilizzando scorciatoie fiscali rese possibili dall’ utilizzo di bandiere di convenienza, come Panama e Liberia (quelle che un tempo si chiamavano bandiere ombra). E non lo hanno fatto di nascosto visto che nei loro bilanci è affermato in assoluta trasparenza che i loro profitti sono esentati dal pagamento della Us Federal income tax in virtù della Sezione 883 dell’International Revenue Code che garantisce questa esenzione alle multinazionali impegnate in operazioni internazionali nei settori delle navi o degli aerei.
Una tassa sulle navi bianche
Non è stata sufficiente l’immediata reazione di molti portavoce di grandi cruise operator per evitare che la tempesta investisse i mercati finanziari, convinti di essere al sicuro perchè tutte le compagnie crocieristiche pagano fior di tasse portuali. La reazione del mercato borsistico che sembra essere il primo a credere che il Presidente Trump fa sul serio, è stata immediata con una svalutazione nel valore delle azioni dei maggiori gruppi impegnati nel settore delle crociere.
Poco da scherzare quindi. Il segretario al Commercio per altro ha sposato in pieno la linea del suo Presidente: abolire lo International Revenue Service e creare un External Revenue Service che metta nel mirino tutti quelli che Trump definisce Outsiders fiscali.
Il forziere dei crocieristi
E di certo nel forziere delle navi da crociera si celano tesori immensi: diventato in una trentina di anni il business più remunerativo del mercato turistico, quello delle crociere è balzato da un valore di 28,5 miliardi di dollari nel 2022 per traguardare 44,5 miliardi di dollari entro il 2030, crescendo a un CAGR del 6,5% dal 2024 al 2030. A partire dal 2023, l’industria delle crociere globali è valutata a circa $ 35 miliardi, con le proiezioni che indicano che potrebbe superare i 57 miliardi di dollari entro il 2030; secondo le stime della Cruise Lines International Association (CLIA) l’età media dei passeggeri da crociera si è abbassata a circa 47 anni, indicando una tendenza verso i viaggiatori più giovani. Una garanzia per il futuro che sempre di più sarà contrassegnato da un prodotto di massa offerto da navi giganti con nicchie ad alto rischio flop in settori diversi come quello delle crociere extra lusso con un numero limitato di passeggeri.