Il termine superpotenza viene abitualmente utilizzato per connotare uno Stato dotato di poter superiori a quelli della media degli altri Paesi. E’ il caso di Stati Uniti, Cina, in parte Russia. In passato per osmosi questo concetto di superpotenza, al tempo delle Compagnie delle Indie, veniva esteso anche a quelle società di navigazione e di trading quasi in grado di esercitare il monopolio sulle rotte commerciali più importanti, detenendo il controllo di navi e porti.
Ormai da anni il traffico container sta registrando un processo di concentrazione del potere in un numero limitato di compagnie, cinque o per estensione sei, che controllano con flotte sempre più potenti tutte le più importanti direttrici commerciali del mondo
Ma quello che sta emergendo in questi giorni, anzi, in queste ore è la nascita di un vero e proprio…impero del mare.
E’ quello di MSC, la compagnia ginevrina che fa capo alla famiglia di Gianluigi Aponte, è già leader mondiale nel trasporto dei container con una flotta di oltre 900 navi, una potenza di trasporto di 27 milioni di container ai quali vanno aggiunti altri due milioni di container di capacità, frutto del più grande orderbook della storia dello shipping mondiale.
La partnership TIL, Gip e Blackrock
Storia nota, questa. Ma da ieri, con la clamorosa operazione che ha traghettato il Canale di Panama dalla Cina agli Stati Uniti, attraverso la partnership fra Blackrock, il fondo di investimenti GIP (organico alla compagnia di Aponte al punto che il suo Ceo è nel consiglio di amministrazione di Til) e la stessa Til (Terminal Investment Limited) di totale controllo Msc, la definizione impero del mare è diventata incontestabile. L’impero MSC si estende infatti su un network di porti o meglio di terminal container, che, mal contati (prendendo in considerazione solo in parte le partnership con altri terminal operator come PSA) raggiunge quota 140 /150. E non si tratta di terminal marginali, ma veri e proprio gangli vitali dell’interscambio marittimo.
TIL da sola mette in campo 70 terminal in 31 Paesi in 5 Continenti; a questi si sommano i 43 porti Hutchison, la compagnia di Hong Kong, che detiene il controllo di 13 terminal container cinesi (inclusi quelli di Shanghai), l’Hong Kong International Terminal, l’ECT di Rotterdam, il porto di Felixstowe in Gran Bretagna. Un network ceduto all’80% insieme con i Panama ports (90%) al prezzo, aggiornato, di 22,8 miliardi di dollari.
Due anni fa l’acquisto di Bollorè Africa
Ma molti dimenticano che a fine 2023 MSC ha acquistato a un prezzo di circa 6 miliardi anche la Bollorè Logistic Africa, e del pacchetto facevano parte 42 porti fra cui 16 totalmente container e 7 per navi ro-ro.
Secondo la rivista internazionale Splash, l’impero di Ginevra schiererebbe in campo un traffico complessivo di oltre 78 milioni di teu, conquistando la leadership anche nei terminal e superando soggetti come Cosco, APM Terminal, e DP World. In Italia è presente fra l’altro a Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Gioia Taro, Ravenna, Venezia,Trieste.
La sintonia fra la strategia del Presidente Trump e il blitz di MSC, appare a dir poco palese. E come affermava Seneca “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare”. Se poi ne hai 150 a disposizione molto meglio.