Economia

REDDITO UNIVERSALE: L’Italia è pronta ad adottarlo. Già raccolte le firme necessarie

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La scadenza è fissata per il 25 giugno prossimo: ed è in corso una raccolta di firme a livello europeo per indire un referendum sulla sua erogazione. Se ne parla da anni, ma negli ultimi tempi il dibattito sul Reddito minimo universale è tornato sotto i riflettori. Affinché la proposta venga accolta, è necessario raggiungere determinate soglie, differenti per ciascun paese a seconda del numero di membri propri presso il Parlamento Europeo.

Finora solo due paesi su sette richiesti sono riusciti a farlo (Slovenia e Italia). Inoltre, è fondamentale che il totale dei votanti nell’Unione Europea nel complesso raggiunga il milione. Il Reddito minimo universale è una misura che garantirebbe a tutti i cittadini di un Paese, in maniera universale ed incondizionata, un reddito di base.

L’obiettivo di una politica di questo tipo è quello di assicurare a chiunque una soglia di sussistenza minima, per fronteggiare le spese quotidiane e cercare di diminuire le disparità economico-sociali presenti all’interno di una nazione. Quella del reddito universale, è una misura che divide in due gli economisti e politici: vediamo nel dettaglio le argomentazioni a favore e contro tale misura.

 

Tra le argomentazioni a favore del Reddito minimo universale:

• aiuterebbe a ridurre le diseguaglianze economiche e sociali, stimolando i consumi di base e consentendo spese essenziali e redistributive quali la formazione scolastica;

• contrasterebbe inoltre l’emorragia occupazionale che ci si attende con l’avvento della digitalizzazione e la conseguente obsolescenza delle capacità lavorative di buona parte della popolazione mondiale;

• spingerebbe le persone ad impegnarsi nella ricerca di un posto di lavoro che li appaghi, con un salario migliore, perché non costretti ad accettare qualsiasi posto di lavoro pur di far fronte alle incombenze di tutti i giorni;

 

Argomentazioni contro:

• offrendo un reddito a tutti a prescindere dal reddito, non aiuterebbe nessuno, lasciando le diseguaglianze immutate;

• causerebbe un rialzo della ricchezza globale, che provocherebbe un aumento dell’inflazione con risultato finale che andrebbe ad annullare l’effetto di questa politica;

• disincentiverebbe la ricerca del lavoro.

 

In tutta l’UE sono diverse le forme di aiuto garantite: in Francia è presente un Reddito di Cittadinanza che mira a sostenere chi ha più di 25 anni e non ha un salario o si trova al di sotto della soglia di povertà. Il sussidio non ha limitazioni temporali e varia dai 565,34 euro per una persona a 1187,21 euro per una coppia con due figli; anche in Lussemburgo, Cipro e Spagna è presente un Reddito per l’inclusione sociale, progettato per soggetti con più di 25 anni, siti nelle più basse fasce di reddito; in Germania, invece, viene avviato uno studio triennale su 120 persone, a cui verranno garantiti 1200 euro mensili senza alcuna condizione, confrontando la loro esperienza con un gruppo di controllo di riferimento.

Fuori dai confini europei spiccano i casi di Alaska e Nuova Zelanda. Per quanto concerne l’Alaska, si tratta del primo paese al mondo ad aver istituito il Reddito di Cittadinanza puro, che varia oggi dai 900 dollari ai 2000 dollari al mese; un sistema nascente nel 1982, anno a partire dal quale lo Stato decide di destinare tutti i dollari in arrivo dalle royalties generate dal proprio boom petrolifero.

Relativamente alla Nuova Zelanda viene previsto un salario minimo di 20 dollari all’ora, tra i più alti al mondo. Un processo di crescita che sottolinea l’importanza, per la nazione, dei lavoratori con salari minimi, il cui ruolo è stato definito fondamentale soprattutto dopo lo scoppio della pandemia COVID-19.

Tra le motivazioni che hanno portato un notevole ritardo nell’applicazione nel territorio italiano del reddito minimo vi è sicuramente la difficoltà nell’introdurre nuove misure di spesa. In secondo luogo la diversità tra Nord e Sud è una determinante fondamentale del livello di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi personali in Italia. Si tratta quindi di gestire uno strumento che viene indirizzato ad un numero contenuto di individui nelle regioni settentrionali, contro il potenziale largo accesso garantito al meridione.

Lorenzo Palma, 10 giugno 2022

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