É la guerra del gas, del petrolio e delle armi. Ed è tra USA e Cina

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La guerra? Il vero campo di battaglia è quello tra Cina e Stati Uniti. L’obiettivo? Il gas ed il petrolio prodotti dalla Russia. L’Europa? Sempre più vassallo delle proprie divisioni interne, dell’incapacità dei suoi leader di guardare al futuro con un profilo unico.

Perché in queste ultime due settimane i mercati finanziari hanno performato come se la guerra tra Russia ed Ucraina non ci fosse?

È una domanda lecita da farsi anche in considerazione del fatto che la guerra sul campo sembra cruenta, dura, contrassegnata da momenti e sottolineature di cronaca estremamente difficili da digerire. Non sono mancate,anzi crescono le minacce, addirittura minacce di natura nucleare.

Eppure, nonostante tutto, i mercati finanziari non solo hanno recuperato quanto perso durante i primi giorni di attacco russo, sono addirittura sopra quei valori. Vvedremo domani alla riapertura, ma finora è andata così.

I mercati sono cinici, non guardano al colore della bandiera che vince. A loro serve la stabilità che consente di stabilire programmi d’investimento che non siano preda dell’incertezza. I mercati non guardano al numero dei morti, guardano le prospettive di crescita, di sviluppo, di possibile utilità finanziaria.

Ed allora cosa ci stanno dicendo i mercati? Cosa sanno che noi non sappiamo?

Hanno capito, probabilmente prima di tanti altri, che quella che si sta combattendo sul campo ucraino non è una battaglia per gli ideali di un popolo contro un altro,non solo almeno, ma è una guerra di stampo economico. È una vera e propria guerra del gas e del petrolio. In ballo non c’è solo la supremazia della Russia in quell’area del Mondo. In ballo ci sono circa 200 miliardi di metri cubi di forniture di gas ogni anno che si traducono in una dote finanziaria di circa 1,5 miliardi di dollari di incassi al giorno, ai prezzi di oggi.

Attualmente 150 di quei miliardi di metri cubi di gas vanno verso l’Europa. Altri 50 circa si dirigono verso la Cina. 

In caso di necessità alla Russia non resterebbe che girare l’intera dotazione di gas verso la Cina. Tuttavia potrebbe essere una scelta sbagliata perché avendo un unico o quasi unico interlocutore sarebbe più difficile trattare sui prezzi. Inoltre non avrebbe più via di scampo da un rapporto sempre più stretto con la Cina stessa.

Le trattative sarebbero molto più difficoltose rispetto a quelle da fare con un’Europa così frammentata e così variegata anche in termini di risposta politica. Del resto lo vediamo in queste ore: non c’è occasione che ognuno dei protagonisti della scena politica del Vecchio Continente non vada oltre le righe.

Ma un’Europa così debole e dismessa fa gola anche gli Stati Uniti. Gli americani prima dell’inizio della crisi, avevano una quota ridicola di fornitura di gas all’Europa. Ora sono diventati i primi fornitori europei con una quota che sfiora il 50%. Non dimentichiamo che proprio in queste ultime ore Scholz e Draghi hanno più volte fatto capire che intenzioni hanno riguardo le dotazioni di gas: si affideranno agli USA che guadagneranno anche di più  del preventivato.

E andando avanti così le cose sarà un’Europa sempre più alla mercè dello “straniero energetico”. Che siano russi o americani cambia poco, davero poco. Quello che stride è l’investimento in riarmo. Se si vuole andare incontro alla pace bisogna eliminare le possibilità di offesa. Se non ci fossero le 6mila testate nucleari russe quali ricatti avrebbe potuto esercitare Putin? Per quangto mi riguarda credo che il più lucido in tal senso sia stato proprio il Papa.

Il suo “Mi vergogno, sono Pazzi“, resterà nella storia.

Ma intanto questa situazione d’incertezza fa crescere il prezzo di Gas e Petrolio, con Putin ed i cuoi oligarchi che si arricchiscono, giorno dopo giorno, sempre di più…E l’Europa pretende che le sanzioni funzionino quando contemporaneamente versano 1 miliardo al giorno di dollari al loro nemico? Mah. Strani conti si fanno in economia.

L’incertezza favorisce anche la condizione di difficoltà psicologica dell’Europa sempre più in balia della paura di rimanere senza gas, una paura che getta i capi di stato del vecchio continente direttamente tra le braccia di Biden e Co. 

E la Cina? La Cina non sta a guardare. Il petrolio ed il gas servono come il pane anche a loro e quando sarà il momento spingeranno sempre più determinati verso le loro richieste e verso i loro interessi. Loro sono sulla sponda del fiume ed aspettano che passi il cadavere.

Quale sarà il cadavere poco importa. Per come si sono posti in questa crisi per ora sono quelli che hanno mostrato più equilibrio. La distanza da ogni terminologia di guerra e di belligeranza  a differenza dei leader Europei e Americani pone i cinesi su di un piedistallo che anche dal punto di vista umano li fa apparire migliori di chiunque altro.

Leopoldo Gasbarro, 27 marzo 2022

 

 

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