II mercato scende? Io investo e divento ricco

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In un mercato ribassista, molti investitori si preoccupano del calo dei prezzi delle azioni e del fatto che i loro sudati guadagni verranno spazzati via da un crollo incontrollato. In preda al panico, alcuni iniziano a vendere le proprie azioni in perdita. Si convincono che è meglio uscire in fretta dai listini  piuttosto che vedere i loro investimenti precipitare ora dopo ora.

E’ questo che porta molti investitori a diventare essenzialmente speculatori a breve termine anziché azionisti a lungo termine. A causa della loro paura, dimenticano il motivo originale per cui investono diversificando sui mercati.

Se torniamo indietro di 60 anni ci renderemmo conto di come, a seconda della violenza con cui i ribassi hanno contagiato i mercati, in maniera esattamente opposta un investitore consapevole avrebbe potuto arricchirsi.

Allora vediamo di trarre indicazioni prospettiche dalla serie storica riportata in tabella:

Innanzitutto dal grafico si evince in maniera molto netta che:

Ci sono e saranno sempre delle crisi, ma queste rappresentano un momento di pausa tra un periodo di crescita e il successivo.

Ma cosa sarebbe accaduto se avessimo investito 100 dollari in occasione delle crisi precedenti della storia degli ultimi cento anni? Verifichiamolo utilizzando i dati dello S&P500 visto che ne abbiamo di tracciabili a distanze storiche importanti.

Partiamo dalla Grande Depressione, dalla crisi del 1929.

Produce la più profonda correzione mai registrata: i mercati azionari scendono dell’85% rispetto a qualche anno prima. Sia nel settore bancario e nell’economia reale ci furono disastri. Vittime di questa crisi furono gli investitori che persero i propri risparmi, numerose banche fallirono e con queste i loro clienti persero i loro depositi; le istituzioni finanziarie sopravvissute ridussero il credito erogato alle imprese, che furono costrette ad effettuare grandi quantità di licenziamenti. Si aprì così la strada alla disoccupazione e a quella che la storia avrebbe ricordato come la “Grande Depressione”.

 

Ma se avessimo investito 1000 dollari il giorno in cui il ciclo negativo arrivò alla sua fine, cosa sarebbe accaduto a quel piccolo gruzzoletto misurandolo nel tempo?

Come vedete dalla tabella il valore dell’indice S&P500 era arrivato a 6.92 punti.

 

Dopo cinque anni era arrivato quasi a raddoppiare a 15.41. Dopo 30 anni, nostante l’eccidio della Seconda Guerra Mondiale il valore dell’indice era a 70 punti, praticamente 10 volte il suo valore.

 

Un altro importante periodo di forte negatività fu quello all’inzio degli anni ’70 con la grande crisi petrolifera, molto simile a quella che stiamo vivendo oggi. Ebbene, come vediamo dalla tabella successiva, sono stati due gli anni di forte calo:

A fine 1974 l’indice S&P500 aveva perduto il 47% circa ed era sceso ad un valore di 82,78 punti. Cosa sarebbe successso ai nostri 1000 dollari?

Dopo 10 anni sarebbero aumentati del 120%

Dopo 20 anni la crescita sarebbe stata del 515%.

Insomma capite quanto incida il tempo?

E in occasione dell’ultima grande crisi? Quella culminata nel fallimento di Lehman Brothers? Injutile sottolineare che i risultati a 10 anni ed oltre sono estremamente interessanti.

Insomma, sembra quasi un mantra:

crisi finanziaria = occasione di acquisto = forti guadagni nel tempo.

Attenzione: importante sottolineare come tutti gli esempi mostrati siano applicati agli indici amricani, molto diversificati e non di certo ad un singolo titolo. La diversificazione è la base su cui l’effetto leva del tempo, può gire indisturbato e portare utili e crescita.

 

Leopoldo Gasbarro, 24 ottobre 2022

 

 

 

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