Le parole di Mustier aprono un fronte di crisi con i correntisti

I tassi negativi li paghino i correntisti

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I risparmiatori italiani rischiano di ritrovarsi ancora sotto scacco. Privi dei riferimenti e delle certezze del passato ora rischiano, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di Mustier di vedersi addebitare i costi dei tassi negativi.
Quando ho postato sui social il rilancio della notizia che riportava la dichiarazione del numero uno di Unicredit Jean Pierre Mustier, ci sono state reazioni molto contrastanti. Non le riporto, ma questo è il link che vi condurrà direttamente sulla mia pagina Linkedin dove potrete leggerle e farvi un’idea della varietà di posizioni: Reazione sui social

Comunque sia, l’idea che si mettano nuovamente le mani nelle tasche dei correntisti ha scatenato l’ira di molti. Mustier, lo ricordiamo ha detto che : “I costi dei tassi negativi? Vanno trasferiti ai clienti che lasciano somme importanti parcheggiate in conto corrente”.
Le dichiarazioni di Mustier

Il motivo è legato al fatto che anche in Italia i tassi negativi cominciano a mettere sotto pressione i bilanci delle banche.
Così applicare costi ai conti correnti, con saldi superiori ai 100mila euro, porterebbe all’attivazione di un meccanismo di trasmissione che in qualche modo imporrebbe ai risparmiatori di evitare i parcheggi in conto corrente che sono diventati un peso per banche e Paese, ma anche per i risparmiatori stessi. 
Ma cerchiamo di capire meglio.
Se una banca europea deposita liquidità presso la BCE, (la banca centrale europea), questa le applicherà un tasso del -0,50%. Quindi in pratica un costo pari allo 0,50. In pratica depositare 100mila euro in BCE, per una banca come Unicredit significa riprenderne 99mila e 500 un gran bell’affare.
Il risparmiatore
Se invece un risparmiatore lascia i soldi in conto corrente, pur andando incontro alle spese di tenuta conto ed ai costi per operazione, non si vedrà applicare, almeno per ora, nessun tasso negativo sulle somme depositate. Da qui le difficoltà delle banche e la richiesta dell’AD di Unicredit.
La richiesta di Mustier
In pratica Mustier sta chiedendo l’autorizzazione di applicare alla clientela ciò che viene applicato dalla BCE alle banche europee.
Il numero uno di Unicredit non è il primo a pensarla così in Italia. Da notizie a nostra disposizione anche altre banche si starebbero muovendo in quella direzione, anzi avrebbero già pronte le lettere da spedire ai clienti che hanno saldi importanti  in conto. Mustier però è il primo a parlarne così apertamente, seguendo una linea già ben nota soprattutto nei paesi di lingua tedesca, dove la levata di scudi contro Draghi e le sue politiche è sempre più forte, una protesta ed una pressione psicologica che adesso subirà la sua sostituta alla guida delle BCE: Christine Lagarde. 
Banchieri centrali contro Draghi
In Germania, nelle settimane scorse, Allianz ha dichiarato, per protesta, di non voler comprare più titoli di stato tedeschi, mentre la Sparkasse di Monaco, una delle più grandi a livello nazionale, ha già applicato un tasso negativo ai conti sopra i 100 mila euro. Ma la protesta arriva anche dalla Francia dove alcune banche hanno annunciato di voler seguire l’esempio già applicato in Baviera.
Non solo le banche. 
Anche le assicurazioni. In Francia, Generali e poi anche Allianz hanno deciso di chiudere i Fonds en Euros perché incompatibili con la situazione di mercato dettata dai tassi negativi ed ora si pensa addirittura che potrebbero non essere più in grado di garantire anche il capitale depositato. 
Insomma, le parole di Mustier, che tra l’altro dirige la Banca più internazionalizzata del nostro paese, arrivano in un contesto generale che sta spingendo o per un cambio di politiche da parte delle banche centrali o verso un coinvolgimento sempre più forte dei risparmiatori che, non avendo più garanzie di mantenere neanche il capitale versato in conto, dovrebbero eventualmente provare ad orientarsi verso differenti forme di investimento.

Come vedranno i risparmiatori quest’ulteriore atto di forza nei loro confronti? Quanti spiegano loro che utilizzare i conti correnti oggi non è proprio il massimo della salute per gestire i propri capitali? Ma “spingere” in questo modo la gente lontano dai conti correnti potrebbe rappresentare un ulteriore elemento fortemente negativo nella ricostruzione di un rapporto di fiducia che, dopo la crisi ed il fallimento di tante banche, non è mai stato davvero risanato.
Oltretutto, privi della rete di protezione del mondo bancario, i capitali privati potrebbero rischiare di andare incontro a forme di investimenti attrattive e pericolose, così come già accaduto in passato.
Attraverso consulenze specifiche e preparate si potrebbe e dovrebbe far comprendere al mondo del risparmio che guardare verso altre forme d’investimento più remunerative, ma anche più volatili, ma pur sempre gestite entro i parametri di un sistema “normato”, potrebbe rappresentare un’opportunità e non un male.
Vedremo alla resa dei conti. Mai come ora ci sarebbe bisogno di far cultura per evitare, prima polemiche sterili e dannose, e poi scelte ancora più insane da parte di chi ha fatto sacrifici enormi per mettere da parte qualcosa.
Vedremo…ma il rischio caos, a nostro avviso, resta molto alto.

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