Passaggi generazionali e presente esteso nel futuro

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E’ noto che in Italia due terzi del patrimonio totale costituito dagli abitanti del nostro paese (5mila miliardi circa di immobili e 4mila miliardi circa di attività finanziarie) è detenuto da persone che hanno più di 66 anni di età. Ora alcune di queste persone non hanno figli, nipoti, e neppure parenti o conoscenti che sono loro cari, almeno in relazione al trasferimento della loro ricchezza, tanta o poca che sia. Diventa quindi intuitivo e comprensibile che l’orizzonte temporale della loro vita coincida con l’orizzonte temporale del loro patrimonio. Però i dati mostrano che questo scenario costituisce una esigua minoranza di casi, anche se è spesso lo spunto per racconti stupefacenti: “… improvvisamente l’eredità del vecchio zio sconosciuto…”. In realtà dai sondaggi risulta che gli ultra settantenni in maggioranza dicono che il loro patrimonio è destinato alla famiglia, cioè ai discendenti o, comunque, a persone care che ci saranno ancora dopo la loro dipartita. In altre parole il patrimonio va pensato con una vita più lunga di quella del proprietario.

Questo quadro complessivo diventa ancora più rilevante se si constata l’entità complessiva dei patrimoni che sono trasmessi per eredità. Dato il lungo periodo di crescita economica e di accumulo di risparmi del dopoguerra, questa entità non è mai stata così ingente nella storia dell’umanità. Anche in paesi in cui la ricchezza è detenuta in percentuali più alte che in Italia da persone giovani, il complesso di beni interessato al passaggio generazionale è in forte crescita. Per esempio, negli Stati Uniti, l’entità di valori dei passaggi ereditari è più che doppia rispetto al 1989 e s’incrementerà ulteriormente perché i patrimoni sono investiti meglio che in Italia mentre, anche lì, i redditi delle persone più giovani non crescono più con i ritmi del passato.

Un elemento, quindi, da tenere in forte considerazione nella gestione finanziaria dei passaggi generazionali…Riflettiamoci.

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