Pensioni: dopo la pandemia i giovani rischiano di restarne senza

Ma le soluzioni ci sono

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Dall’Inghilterra, uno dei paesi al mondo più attivi dal punto di vista degli accantonamenti pensionistici, arriva un grido d’allarme. La nuova generazione di lavoratori dovrà affrontare un futuro che dal punto di vista finanziario non sarà molto agevole. Prima della pandemia, molti hanno lottato per acquistare casa e risparmiare regolarmente. Ma domani tutto questo sarà più complicato. L’aumento della disoccupazione, un ambiente di lavoro drasticamente diverso e l’aumento delle tasse per pagare le licenze governative e il sostegno alle imprese, peseranno non poco. 

E con l’età di inizio della pensione statale che dovrebbe aumentare ulteriormente, forse anche a 75 anni, sembra preoccupante che una ricerca della Royal London abbia scoperto che due millennial su cinque di età compresa tra 18 e 34 anni abbiano interrotto o ridotto i contributi pensionistici a seguito del coronavirus. 

E se accade questo in Inghilterra, paese dove la sensibilità pensionistica è molto elevata, cosa accadrà da noi dove invece pochi se ne preoccupano davvero soprattutto nel momento in cui dovrebbero farlo?

In molti sottolineeranno che oggi abbiamo altri problemi da affrontare, ma il rischio grosso è che l’immobilismo odierno rischierà poi di determinare situazioni davvero complicate anche domani. Insomma il buco nero pandemico in cui siamo precipitati rischia di condizionare non solo la nostra vita oggi, ma anche quella di domani.

Del resto proprio oltre la Manica sembrano consapevole del fatto che sebbene sia facile parlare di imporre aumenti ai livelli minimi di contribuzione, la realtà ci dice che se gli individui sono pagati di meno o lavorano di meno, non si potrannno avere livelli di risparmio più elevati.

Cambiare le abitudini pensionistiche con una “spinta gentile”, per dirla con la regola del premio Nobel Richard Thaler, potrebbe essere la strategia giusta da usare.

Lo scorso settembre, il Behavioral Insights Team e Scottish Widows hanno scoperto, in uno studio su 3.000 giovani tra i 22 e i 29 anni, che una serie di cosiddetti “nudges” spinte, potrebbero aumentare i fondi pensione dei giovani.

Ad esempio l’uso dei termini: utilizzare la parola “investire” invece di “risparmiare” o educando finanziariamente le persone: spiegando di più i vantaggi dell’investimento pensionistico. 

Includendo spiegazioni tangibili e chiare: evidenziare come versare un contributo del 12% manterrebbe il sottoscrittore del piano, una volta in pensione, al di sopra della soglia di povertà’ e che un contributo del 15% consentirebbe una pensione confortevole’, ebbene tutto questo porterebbe il doppio dei giovani e consiglierebbe di raddoppiare quasi i contributi pensionistici dall’azzeramento ad un minimo che va dall’8 al 15 per cento . 

Tuttavia, lo studio ha anche scoperto che prima della pandemia, il 49% di quella fascia di età non risparmiava adeguatamente per la pensione.

Un’altra idea per prevenire una crisi delle pensioni tra i giovani viene da Ben Pollard, fondatore di Cushon, che ha recentemente annunciato il lancio della “prima” pensione netta zero al mondo. 

“Se vogliamo che le generazioni più giovani si impegnino di più con le pensioni, dobbiamo dare loro qualcosa che vogliono e con cui possono davvero partecipare. Gli investimenti verdi e la protezione del pianeta sono qualcosa che sentono molto fortemente e il 62% degli under 35 ci ha detto che si impegnerebbe maggiormente con la pensione se sapesse che ha un impatto positivo sul cambiamento climatico

Sebbene le circostanze attuali siano difficili, i giovani non dovrebbero perdersi d’animo. Ci sono vantaggi a risparmiare presto in una pensione, ma le pensioni non sono tutto. Se una pensione sembra qualcosa che sta bloccando i soldi per troppo tempo, i giovani dovrebbero prendere in considerazione un ISA a vita e che sono gli omologhi dei nostri PIR, con la differenza che questi funzionano veramente alimentando imprese e risparmi. 

 

Per la serie, “se te lo puoi permettere, il più piccolo importo è meglio di niente”.

 

Leopoldo Gasbarro

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