Energia

E ora il petrolio. Dal 5 dicembre l’embargo. L’Europa inganna se stessa…e paga il triplo

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Dopo il gas il petrolio. Il 5 dicembre prossimo scatteranno le sanzioni che decreteranno l’embargo del petrolio russo che non potrà più essere acquistato dai Paesi europei. Un’altra scelta capestro che ha portato alla nascita di un mercato nero del greggio con prezzi decisamente diversi rispetto a quelli dei listini ufficiali.

In pratica stiamo (Europa) acquistando a mani basse petrolio dalla Russia per anticipare la carenza che deriverà dall’entrata in vigore dell’embargo ( che abbiamo stabilito noi), ma proprio perché non dovremmo acquistarne in queste condizioni ecco che il prezzo “spuntato” finisce per essere molto più alto del dovuto, del normale. Insomma continuiamo a farci del male da soli.

Non che mancherà il petrolio, almeno non dovrebbe esserci lo stesso allarme che abbiamo vissuto e viviamo per il gas, tuttavia una condizione negativa stiamo rischiando di subirla comunque.

Il petrolio che arriva dalla Russia ha il vantaggio di avere già un alto livello di raffinazione a differenza di quello che arriverà in sostituzione da altre aree del Mondo. Questo vorrà dire ulteriori costi di raffinazione ed un numero d’impianti (raffinerie) necessari a portare avanti il processo qualitativo che trasforma il petrolio in benzina, gasolio etc.

Ebbene è qui che casca l’asino. Non abbiamo abbastanza raffinerie per far fronte alle richieste effettive. La quantità di petrolio da raffinare per assorbire la domanda energetica non trova riscontro nel numero delle raffinerie, per cui, gioco forza, in alcuni frangenti potremmo ritrovarci con più di qualche distributore privo di carburanti da erogare.

Insomma altri disagi.

L’incoerenza tra comportamenti e nobili intenzioni si manifesta anche nel tentativo di fissare un Price Cap per il barile di petrolio nel tentativo di evitare che grossi flussi di denaro arrivassero in Russia a rifornire la macchina da guerra di Mosca.

La coalizione dei Paesi che chiedono l’istituzione del price-cap è formata dagli appartenenti al G7 cui si aggiunge l’Australia. A ben guardare, comunque sia, la stessa mano che vorrebbe lavare l’onta dell’aggressione russa sostenendo l’Ucraina, in realtà fa, sottobanco, la cosa esattamente opposta. L’ obiettivo della coalizione è quello di fissare tre livelli di prezzo: uno per il greggio e due per i prodotti raffinati. 

Il vice segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Wally Adeyemo, si recherà a Londra, Parigi e Bruxelles la prossima settimana per incontri che includeranno discussioni sul tema del tetto al prezzo del petrolio. Staremo a vedere.

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