Feluche e medaglie. Gradi e signorsi. Fra ammiragli, magistrati e commissari, i porti italiani sembrano avviarsi a diventare sempre piu’ istituzioni e sempre meno soggetti commerciali e mercantili
Prima le inchieste giudiziarie, quindi i commissariamenti, le minacciate scissioni fra porti che ricadono sotto la stessa giurisdizione, quindi la candidatura di molti ammiragli per la presidenza di porti affannosamente alla ricerca di uomini guida. Il tutto inframezzato da scioperi, sentenze di annullamento delle concessioni, necessità di riscrivere i piani regolatori e persino scontri fisici direttamente nella sede di autorità portuale. Senza considerare le elezioni in Liguria dalle quali dipenderà il colore di due fra le principali ADSP del paese, quella del Mar ligure occidentale e quella del Mar ligure orientale.
Alla ricerca di nove presidenti fra feluche e toghe
Neanche uno studioso della teoria del caos sarebbe riuscito a fare meglio e a precipitare la portualità italiana in una situazione di maggiore incertezza rispetto a quella attuale, peraltro alla vigilia teorica della scelta di almeno nove nuovi presidenti che dovranno essere pescati nella rete di oltre 500 nominativi di chi ha risposto al bando del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture e che si è quindi autocandidato a ricoprire la carica di vertice di uno dei nove porti o commissariati oppure con una Presidenza in scadenza di mandato nelle prossime settimane
Anche se nessuno pare disposto ad ammetterlo queste scelte potrebbero rivelarsi più complesse che mai e rilanciare l’idea, con precedenti non particolarmente di successo, di affidare i porti a pur validissimi ammiragli in provenienza dal Corpo delle Capitanerie di porto, come già accaduto per altro con la nomina dell’ammiraglio Massimo Seno alla carica di Commissario del porto di Genova. In questo modo il ministero di fatto dovrebbe rivedere la sua strategia manageriale per Autorità di sistema portuale delle quali si continua a parlare di una possibile trasformazione in Spa. E ancora piu’ allarmante la seconda ipotesi presidenziale: la scelta di magistrati in grado di garantire la legalità dei porti…e probabilmente di affondarne la competitività.
Giani rivuole il porto di Carrara in Toscana
Ma la teoria del caos ha il sopravvento. A Genova, dopo la decisione del Consiglio di Stato di annullare la concessione al Gruppo Spinelli ( e quindi al suo partner, la compagnia tedesca Hapag Lloyd) si discute, sotto le ombre lunghe delle imminenti elezioni regionali, di una riscrittura dell’intera mappa portuale e del Piano regolatore; a poco più di cento chilometri di distanza, l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale, sotto la gestione commissariale di Federica Montaresi (dopo che il presidente Sommariva si era dimesso per andare a occupare la oggi scomodissima poltrona di presidenza del gruppo Spinelli) deve fronteggiare le ambizioni del presidente della Regione Toscana, Giani (supportato da Cgil e Uil) che vorrebbe strappare alla gestione dell’ADSP spezzina, le competenze sul porto di Carrara per rimorchiarlo sotto le insegne di Livorno.
A Napoli, neanche a dirlo, le manifestazioni contro il dl sicurezza e contro quella che viene definita la “logistica di guerra” fermano lo scalo marittimo.
A Venezia, con il porto bloccato da uno sciopero a oltranza, il Presidente Fulvio De Blasio litiga con una dipendente e entrambi finiscono all’ospedale per malore.
Persino gli industriali scoprono i porti
Davvero un bel clima che forse spiega la decisione, tardiva di circa cinquant’anni, di Confindustria di costituire il nuovo Consiglio delle Rappresentanze Portuali, organismo che sarà presieduto dal presidente di Unione Industriali Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, e contribuirà “allo sviluppo – si legge in una nota – delle politiche confederali in tema di portualità”.
E forse gli industriali riusciranno a comprendere che la loro competitività sui mercati dipende in modo determinante dall’efficienza logistica e dal funzionamento di porti nazionali che, con il crescente black out dei collegamenti alpini, potrebbero essere una scelta obbligata anche per quelle industrie del nord ovest che hanno sempre aggirato le inefficienze portuali nazionali, affidandosi a porti nord europei, a oltre 1200 chilometri di distanza.
Infine il Governo: il vice ministro Edoardo Rixi, dalle colonne del quotidiano Il Secolo XIX, è entrato oggi a gamba tesa sul tema delle grandi opere concentrate nel territorio ligure, a partire dalla Diga e dal Terzo Valico escludendo ogni ipotesi di ritardo sulla tabella di marcia. Sui nomi dei nove presidenti delle Autorità di sistema portuale c’è ancora un po’ di tempo per pensare: di certo i nove giorni che separano la Liguria dalla nomina del suo nuovo presidente regionale.