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Nasdaq: le big della Silicon Valley rifiatano, è il momento giusto per entrare nell’hi-tech?

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Sebbene la pandemia si stata uno spartiacque tra il mondo di ieri e quello di domani, o, come più volte ribadito, tra l’era analogica inquinante e quella digitale green, la tecnologia, che ha avuto una repentina accelerazione favorita dai vari lockdown e smart working, non ha ancora completato il decollo dall’aeroporto della seconda generazione per spiccare il volo alla volta della terza tappa che condurrà nel  mondo virtuale, del metaverso e delle valute elettroniche (si badi bene, non criptovalute).

Il motivo principale di ciò è che nessuno era pronto ad un evento planetario di siffatta portata ed in secondo luogo, proprio a causa dei blocchi totali in quasi tutto il mondo, ha inciso la difficile reperibilità delle materie prime necessarie per la produzione di semiconduttori, microprocessori, batterie e dispositivi elettronici in genere, parliamo di silicio, litio, uranio, cobalto e coì via; materie tra l’altro oggi appannaggio della Cina che ha approfittato proprio del periodo covid per impossessarsi delle terre rare che non sono altro se non territori ricchi di tali risorse.

Come tutti abbiamo constatato, allo scoppio della pandemia i mercati, che erano comunque ai massimi storici (soprattutto USA), hanno avuto un crollo immediato e nell’arco di pochi giorni; in realtà la pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo ampiamente previsto tanto da far sbilanciare il management del fondo Bridgewater, tra ottobre e novembre 2019, ovvero circa tre mesi prima della diffusione del virus, che, all’epoca, annunciò apertura di posizioni short per circa un miliardo e mezzo di dollari in previsione di pesanti ribassi tra febbraio e marzo 2020.

Resta comunque il mistero del come gli analisti del Fondo abbiano avuto la matematica certezza di ciò che sarebbe accaduto, ed addirittura del quando. In ogni caso erano attesi ridimensionamenti vista la lunga e quasi inarrestabile cavalcata dei mercati durata qualche anno, pertanto anziché avere una discesa lenta e controllata, magari della durata di qualche mese, abbiamo constatato un crollo condensato in un brevissimo periodo ma i valori finali attesi erano comunque quelli ai quali i mercati si stabilizzarono per poi ripartire.

 

Neanche usciti dalla pandemia è arrivata la guerra che ha innescato una nuova era di instabilità ed incertezza e sconvolto i piani di molte aziende, soprattutto per la persistente difficoltà di approvvigionamento di materie prime, come menzionato, ed anche per l’improvviso aumento dei costi di produzione e commercializzazione dovuti ad aumento del prezzo del petrolio.

Durante questi due anni e mezzo, quindi, le molte big-tech che stavano accelerando con l’innovazione e per battere la concorrenza in vista delle mutate necessità della popolazione del pianeta (principalmente nell’emisfero settentrionale) hanno dovuto cambiare le strategie e rivedere i

programmi a breve termine e dovuto fare i conti con vendite diffuse dovute ad instabilità e timori di investitori privati e fondi.

La prima società che ha cercato di approfittare di tutto ciò, neanche a dirlo, è stata la Apple che mai come in questo periodo è passata dall’utilizzo dei processori Intel alla produzione dei propri ma con una velocità supersonica perché in pochissimo tempo ha sfornato l’M1, M1 PRO, M1 MAX, M2 ed è anche previsto per gennaio 2023 il lancio dell’M3 !

Naturalmente Intel ha accusato il colpo ed, oltre la discesa fisiologica dovuta agli eventi, è tornata a valori vicini a quelli toccati ad ottobre 2020, in piena seconda ondata covid, parliamo di 44,28 dollari ad azione contro i 64 di marzo 2021 per arrivare ai circa 36 a seduta in corso (5.7.2022 16:36)

 

Se la discesa di Intel è stata caratterizzata anche dalla perdita della preziosa partnership … Apple non ha brillato nonostante le innumerevoli innovazioni tanto da raggiungere i 139 dollari ad azione (5.7.2022 16:38), sebbene superiori ai 108 di ottobre 2020 ma di gran lunga al di sotto del livello dei 178 di dicembre 2021; ed è stato proprio in virtù della citata strategia innovativa che è riuscita a performare meglio di Intel che ora dovrà acquisire nuove fette di mercato per far fronte al divorzio da Apple.

Di certo queste potrebbero essere due opportunità, sia in vista dello sblocco della reperibilità delle materie prime sia per le nuove strategie che spingeranno Apple a dover cacciare un nuovo coniglio dal cilindro ed Intel al più semplice compito di riportare la produzione e le vendite a livelli pre-divorzio da Apple; personalmente distribuirei il peso più su Intel che su Apple.

E gli altri ? Non saranno certo alla finestra, a partire da Amazon che addirittura ha sottoperformato dai 151 dollari di ottobre 2020 con un massimo di 188 a giungo 2021 per finire addirittura ai 110,93 attuali (5.7.2022 16:39); i piani di Amazon però sono leggermente differenti, sia per tipologia di azienda ma soprattutto perché sta cercando di entrare prepotentemente nel settore televisivo, dopo aver già conquistato un’abbondante fetta di marcato in ambito on demand a scapito soprattutto di Netflix ed altri competitors.

E proprio da Netflix potrebbe nascere la migliore delle opportunità (con maggior rischio date le ultime vicende che hanno interessato la società) in  quanto il livello attuale ha toccato i 180 dollari (5.7.2022 16:40) contro i 475 di ottobre 2020 ed addirittura 690 di ottobre 2021, naturalmente per entrare in Netflix, che è pur sempre un’opportunità, è necessaria una adeguata dose di coraggio ed una preparazione al peggio perché i prossimi 12/24 mesi stabiliranno se la società esisterà ancora o meno, e dai dati societari affermare ciò non è certo un’esagerazione.

Interessanti spunti offrono anche Google (Alphabet) , Microsoft e il gruppo social guidato da Facebook (Meta) impegnata nella trasformazione annunciata (metaverso) che quota 163,22 (5.7.2022 16:42) contro i 263 di ottobre 2020 e 379 di agosto 2021; Tesla e Twitter (NYSE) dopo i recenti accordi e disaccordi degli ultimi mesi.

È un momento difficile per i mercati ma ogni big ha una strategia per riprendere il cammino ed un eventuale ingresso nel mercato tech comporta un’attenta valutazione dei dati societari e delle strategie in atto per ognuna di esse ma soprattutto una attenta distribuzione dei pesi in un eventuale portafoglio Silicon Valley che nei prossimi 2/3 anni potrebbe regalare grosse sorprese, guerra e dati occupazionali permettendo.

Una ulteriore riflessione è strettamente necessaria soprattutto alla luce degli ultimi eventi che hanno nuovamente spaventato i mercati; e proprio in ambito tecnologico la questione Taiwan gioca un ruolo chiave, così come le conseguenze all’ormai imminente ingresso nella NATO di Finlandia e Svezia che conducono ad un’escalation del conflitto Russo-Ucraino con probabili ripercussioni sul prezzo del petrolio ed possibili prese di posizione della Cina al fianco della Russia.

Le opportunità sono reali perché l’hi-tech non si ferma ma bisogna tener presente uno dei concetti fondamentali di chi vuol trarre vantaggio dai momenti di instabilità, soprattutto dopo una serie di importanti ribassi, ed è il dato di fatto che l’80% dei profitti su investimenti a medio/lungo è dovuto al momento d’ingresso nel mercato che racchiude anche il prezzo al quale si entra.

Troppo rischioso il momento attuale ? Indecisione ? Incertezza ? Se non si vuole attendere per il timore di perdere profitti in caso di ripartenza repentina dei mercati, hi-tech nello specifico, si può sempre decidere di entrare con un 10/15% del capitale preventivato per attenuare il rischio ed avere la capacità di mediare in caso di dietrofront, l’importante è attribuire il giusto peso ad ogni società avendo una visione futura circa la loro collocazione nei mercati globali di riferimento nei prossimi 2/4 anni; come sempre non dimentichiamo un presupposto fondamentale: l’infoirmazione.

 

Antonino Papa, 6 luglio 2022

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