Stellantis presenta la sua Alfa “Milano”, ma parlerà polacco

E Tavares torna a minacciare il governo sugli impianti: “Un nuovo produttore in Italia? Possibili decisioni impopolari”

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tavares alfa romeo polonia

Stellantis ha voluto battezzarla “Alfa Milano” ma la produrrà in Polonia nell’impianto di Tychy, lo stesso a cui anche l’alleata cinese Leapmotor vuole affidare la sua compatta. E’ il nuovo cortocircuito di italianità del nuovo crossover del Biscione.

Di norma sono i gruppi esteri a escogitare espedienti di marketing nel tentativo di cavalcare il blasone del made in Italy. Fino al caso limite dell’italian sounding che dilaga nel mondo dell’alimentare. Questa volta è invece Stellantis a giocarsi il nome “Milano”, dove certo l’Alfa è nata, per una macchina che farà però ben lontano dai confini nazionali.

La strategia della casa automobilistica peraltro appare da tempo a trazione francese. Complice quel 6% nelle mani dell’Eliseo, da sommare alla quota della famiglia Peugeot. E il poco garbato “no grazie” opposto qualche anno fa dall’amministratore delegato Carlos Tavares quando Mario Draghi progettava di bilanciare i rapporti di forza con lo Stato transalpino schierando Cassa depositi e prestiti, che fa capo al ministero del Tesoro.

Va ricordato che il primo azionista singolo di Stellantis con il 14% circa è Exor, cioè la holding degli eredi di Gianni Agnelli. Ma questo non è bastato a preservare gli impianti italiani, che anzi sono per la quasi totalità in una situazione molto difficile per mancanza di nuovi modelli: da Mirafiori a Melfi, da Cassino fino alla Maserati.

L’amministratore delegato Carlos Tavares, dopo aver difeso il ruolo di Elkann, ha però ripetuto il suo monito al governo: se qualcuno vuole aprire le porte a un altro produttore, magari cinese, che farà pressione sui prezzi direttamente in uno dei mercati domestici di Stellantis, allora “sarà responsabile delle decisioni impopolari che potremmo prendere“.

Il ragionamento è semplice: se Stellantis perderà altre quote di mercato, serviranno ancora meno stabilimenti e quindi operai lungo la Penisola. Parole giunte come un mezzo ricatto alle orecchie dell’esecutivo, soprattutto dopo i severi tagli occupazionali appena annunciati dal gruppo.

Non per nulla il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che punta a produrre un milione di auto nel nostro Paese, ha risposto molto piccato a Tavares. Anche perché è proprio la penuria di nuovo modelli il problema centrale della tenuta degli impianti e poi dei risultati delle vendite rispetto alla concorrenza.

Fatta salva la libertà di ciascuna impresa di produrre dove è più conveniente, perché così comanda il mercato e quindi dell’urgenza di rendere il nostro Paese più competitivo con le liberalizzazioni, vale la pena evidenziare un particolare: il crossover “Milano” sarà la prima Alfa della storia venduta in Italia e realizzata all’estero.

Nel senso che già prima alcune auto del Biscione, destinate per esempio al Sud America o al Sud Africa, venivano assemblate in altri luoghi. Ma non finivano come invece accadrà alla “Milano” nei concessionari delle nostre città. Il tutto senza contare il ciaone già assestato da Stellantis a Pomigliano D’Arco, affidando alla Serbia il compito di realizzare la Panda elettrica.

Tavares ha comunque sottolineato che Stellantis paga le tasse in tutti i Paesi dove produce, quindi Italia compresa, e che negli ultimi cinque anni ha investito cinque miliardi nel nostro Paese. Quindi ha annunciato un ulteriore impegno da 100 milioni per aumentare il potenziale della Fiat 500 elettrica a Mirafiori.

Con tutto il rispetto per il gesto, è un po’ come pretendere di curare un malato terminale prescrivendogli un ottimo sciroppo per la tosse, considerando i livelli produttivi di uno stabilimento che è stato il simbolo dell’orgoglio sabaudo ma che ora è una cattedrale nel deserto di Torino.

Leggi anche:  Il marchio Fiat perde dopo 96 anni il primato delle vendite in Italia. Qui, invece, i nuovi aiuti pubblici chiesti da Stellantis al governo con il ricatto degli impianti e la missione diplomatica di Elkann al Quirinale per ricucire e battere cassa.

Le critiche opposte al gruppo, secondo il top manager portoghese, sono tuttavia tutte “fake news”. Stellantis è nata nel 2021, sarebbe bello sapere sia quanto ha investito negli ultimi anni in Italia sia quanto intenda farlo nei prossimi. E paragonarlo a quello che accadrà in Francia, dove Macron saprà certamente fare la voce grossa.

 

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