EconomiaFinanza

Trading: chi ci guadagna davvero?

Il fenomeno delle società di raccolta e gestione di capitali non autorizzate ad operare in Italia perdura da molti anni, se prima l’adescamento di clienti avveniva attraverso telefonate dirette ora, grazie alla diffusione dei social, proliferano “offerte di guadagni certi o di moltiplicare appena 250 euro in 100.000 in pochi mesi, o di avere una rendita certa fino a 7.000 euro al mese e più”.

 

Naturalmente, chi conosce il mondo della finanza sa benissimo che non esiste alcun “metodo certo” che possa garantire profitti sui mercati; oltretutto l’equazione alti guadagni alti rischi, bassi guadagni bassi rischi è la base che sorregge tutte le strategie d’investimento, incluse e soprattutto quelle elaborate da chi opera come trader, sia come professionista che comune investitore fai da te.

 

Non mi dilungo sull’argomento trading in quanto già affrontato nei dettagli in un precedente articolo che potete trovare a questo link: https://www.nicolaporro.it/economia-finanza/economia/trading-si-puo-abbassare-il-livello-di-rischio/ .

Gradirei porre l’attenzione, invece, sul proliferare delle offerte di lauti profitti accompagnate molto spesso da video social nei quali neomilionari sfoggiano auto di lusso, yachts, pacchi di banconote e vita da nababbi.

 

Gran parte delle società, se così vogliamo definirle, che offrono questo genere di servizio di “trading automatico senza sforzo”, non sono autorizzate ad operare in Italia; oltretutto molte di esse sfruttano “abusivamente” nomi e marchi di società quotate sui mercati (di personaggi famosi e media) invitando il pubblico ad acquistare “azioni”, nel tentativo di rafforzare le loro tesi fraudolente.

Sono ben poche le companies regolarmente autorizzate CONSOB ed ancora meno quelle serie ed affidabili.

 

Questi fenomeni sono più frequenti in momenti di crisi finanziarie come, appunto, quella che quasi tutto il pianeta sta vivendo dal post-pandemia e dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino; dietro le quinte vi sono abili manipolatori della mente umana che fanno leva sul bisogno e sulla disperazione di molti che non hanno alcuna via per ristabilire le proprie finanze, e non solo … sono non pochi anche benestanti che cascano nel tranello di incrementare i profitti.

 

La prima domanda che bisognerebbe porsi è perché famosi social permettono la diffusione di posts sponsorizzati sapendo a priori che nel 90% dei casi si tratta di raggiri; ovviamente esiste la possibilità per gli utenti di “segnalare la truffa” ma dopo che la sponsorizzazione è stata pagata ed il profitto acquisito.

Sarebbe strettamente necessaria una regolamentazione in tal senso in quanto carpire la buna fede di qualcuno è un reato, e lo è anche se si è complici di chi commette il reato direttamente, si chiama favoreggiamento.

Infatti, una qualsiasi entità fisica o giuridica che si macchi di tale reato, in Italia, viene perseguita e, eventualmente, nel caso in cui le prove confermino le accuse, condannata.

 

Sappiamo tutti, però, che il sistema giustizia nel nostro Paese è a volte cieco e sordo, e che per un cittadino frodato far valere i propri diritti e le proprie ragioni è una via crucis della quale si conosce l’inizio e mai la fine; pertanto, molti preferiscono rimetterci quei “250, 1.000, o 10.000” euro che siano e non imbarcarsi in costosi contenziosi infiniti spesso anche accompagnati da minacce da parte delle società fraudolente.

 

Il cosiddetto trading automatico, o meglio, algoritmico, è offerto da molteplici società serie e certificate nonché banche specializzate ed attrezzate con apposite piattaforme a tale scopo, e con tanto di trainers o seminari mirati ad istruire l’investitore, sia esso alle prime armi o un navigato trader.

In ogni caso dimenticate i guadagni senza sforzo o con soli 10 minuti al giorno, o di diventare milionari in qualche mese, sono specchietti per le allodole e null’altro.

 

Il fenomeno assume dimensioni ancora più allarmanti se si pensa che gran parte di queste società non ha sede all’interno dell’Unione Europea bensì in paradisi fiscali dietro i quali spesso vi è il “benestare della madrepatria da cui dipendono”, e ciò la dice lunga anche su come sia male organizzata in tal senso l’Unione Europea.

 

Oltretutto, aprire un account presso queste compagnie significa accettare regolamenti spesso assurdi e fortemente penalizzanti e, dettaglio non di poco conto in una eventuale controversia, i fondi che voi inviate hanno quale beneficiario le società stesse che provvedono ad aprire delle rubriche a nome dei clienti e fornir loro le credenziali per accedere alle piattaforme; per prelevare è necessario chiedere l’esecuzione di un bonifico che in molti casi ha costi eccessivi, o, addirittura, viene negato.

 

Pertanto, prima di affidare parte dei propri risparmi a questi pseudo-moltiplicatori automatici di pani pesci e soldi, è fortemente consigliabile accertarsi se la società in questione è autorizzata ad operare in Italia regolarmente, dove ha la sede, da quanti anni opera e quali livelli di affidabilità e solidità offre; soprattutto leggere i contratti proposti, clausole comprese, perché è proprio nelle clausole che si annidano i “tranelli legali.

 

Fondamentale infine è l’educazione finanziaria, non solo in senso stretto e puro del termine ma soprattutto finalizzata a conoscere gli interlocutori finanziari ai quali decidiamo di affidare i nostri risparmi o usufruire di servizi da loro offerti.

 

Antonino Papa, 21 aprile 2023

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