Visto da lontano il progressivo rafforzamento del gruppo Grimaldi di Napoli, appare sempre più simile a un puzzle le cui tessere sono già pronte, ma vengono collocate l’una dopo l’altra senza soluzione di continuità e specialmente senza gran cassa, seguendo le linee guida di un progetto sempre più globale che ormai da tempo a varcato le colonne d’Ercole del Mediterraneo.
Anche se proprio nei mari di casa il gruppo partenopeo che fa capo a Manuel Grimaldi, dimostra con i fatti la volontà di consolidare quella che è una vera e propria roccaforte e che dopo il mercato italiano, ha di fatto trasformato in “domestico” anche il mercato greco sul quale molti anni fa Grimaldi era sbarcato acquisendo Minoan Line.
80 milioni per controllare Heraklion
In questi giorni altre tre tessere del mosaico Grimaldi sono state posizionate: il Gruppo ha completato con un investimento di 80 milioni l’acquisizione del 67% del capitale della Heraklion Port Authority SA e lo ha fatto attraverso Holding of Heraklion Port S.A., un consorzio formato dalle Grimaldi Euromed S.p.A. e Minoan Lines S.A. In questo modo ha confermato la volontà precisa di partecipare da protagonista al programma di privatizzazione dei porti lanciato dal governo greco. Il rimanente 33% resta in mano alla Heraklion Port Authority S.A. La nuova compagine quindi gestirà in toto il porto di Heraklion nell’isola di Creta, il cui peso anche geopolitico è enormemente cresciuto con il conflitto in atto in Medio Oriente.
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Grimaldi, sulla base di un’altra gara bandita anche in quel caso da Hradf, Hellenic Republic Asset Development Fund SA (una sorta di Cdp portuale versione greca) ha già acquisito la maggioranza del capitale dell’Autorità Portuale di Igoumenitsa e sono in molti a interrogarsi se questi due primi step non siano destinati a rappresentare la base per un progetto di partecipazione globale alla portualità ellenica privatizzata. Per altro il 50% del prezzo pagato da Grimaldi sarà reinvestito, come una tassa di scopo, nello sviluppo di infrastrutture portuali. E’ noto che la Grecia con il porto del Pireo, è stato il primo Paese europeo ad aprire le porte all’ingresso di capitali cinesi nel comparto portuale.
Da Trieste la sfida sulle rotte turche
La seconda tessera del puzzle mediterraneo è stata collocata a Trieste dove Grimaldi ha avviato un nuovo collegamento ro-ro con lo scalo turco di Ambarli. E anche in questo caso un peso specifico avrà la strategia delle alleanze visto che la flotta partenopea entrerà in diretta concorrenza con quel gruppo Ulusoy e quindi con Dfds che hanno “creato” l’autostrada del mare fra Turchia e Italia, sin dai tempi della guerra nei Balcani e che vantano un radicamento quasi monopolista nel settore dell’autotrasporto turco. Sulla rotta sono impiegate le navi Eco Mediterranea ed Eco Malta, della classe GG5G progettate per abbattere le emissioni di CO2 . E per frantumare il muro eretto dagli armamenti che tradizionalmente operano su questa linea, l’armamento partenopeo ha definito un’intesa con Kombiverkehr che ha attivato due treni intermodali blocco a supporto della linea Trieste Turchia.
Kombiverkehr , che è uno dei più importanti operatori ferroviari merci e di logistica intermodale d’Europa, collega (con diretta connessione alla linea marittima) il terminal triestino Hhla Plt Italy, dove approdano le navi, con il terminal di Monaco Riem. Dallo scalo intermodale tedesco sono disponibili relazioni con Duisburg, Amburgo, Colonia, Lipsia, Ludwigshafen, Hanover, Lubecca, Kiel, nonché in direzione di Benelux, Scandinavia, Polonia e Repubblica Ceca.
Raddoppiata la partecipazione in Hoegh
Il terzo tassetto l’armatore partenopeo lo ha collocato nel settore delle navi car carrier (oggetto per altro di un vero e proprio attacco sferrato dai cinesi che a supporto delle loro auto elettriche, si preparano a schierare una flotta di unità navali specializzate commissionate ai cantieri cinesi con tempi di consegna serrati); Grimaldi ha raddoppiato la sua quota azionaria nella società armatoriale norvegese Höegh Autoliners attiva nel trasporto via mare di auto nuove e forte di una flotta di una quarantina di navi.
Grimaldi possiede ora circa il 10% della società con sede a Oslo e ha quindi rafforzato la propria posizione come secondo maggiore azionista della shipping company dopo la famiglia Höegh che detiene il 35,5%.
Grimaldi vanta partecipazioni azionarie in tutte e tre le società di navigazione scandinave specializzate nel trasporto di auto, Gram Car Carriers, Wallenius e Hoegh Autoliners. In quest’ultimo caso, avendo superato la soglia del 5%, c’era l’obbligo di comunicazione ai mercati.