Economia e Finanza

I dati sono il nuovo petrolio

Multa record da 1,2 miliardi a Meta (in precedenza l’azienda di Facebook) per il trasferimento dei dati dall’Ue agli Usa.
La presidente dell’Edpb (Comitato europeo per la Protezione dei Dati) ha sottolineato che la violazione compiuta da Meta è molto grave perché riguarda trasferimenti di dati personali “sistematici, continuativi e ripetitivi”.

Questa notizia è molto rilevante in un contesto neoliberalista in cui i dati vengono considerati come il nuovo petrolio. Troviamo infatti analogie tra i metodi di estrazione dei combustibili fossili nelle miniere e dei dati personali.
Attualmente questi dati sono alla base della costruzione e del mantenimento dei sistemi di intelligenza artificiale: La storia dell’AI (Artificial Intelligence) è in larga parte la storia del saccheggio selvaggio dei dati caricati gratuitamente dagli utenti sui siti web e piattaforme di social media (Facebook, Instagram, Twitter ecc..).

Ciò significa che la gente condivide informazioni personali online, spesso etichettandole con nomi, luoghi e altre informazioni ed è inconsapevole di star facilitando il lavoro delle aziende che operano nel settore dell’industria tecnologica.
Queste pratiche sono però diventante sempre più intrusive e pervasive. Se come affermava nel 2013 Amit Singahl (vice presidente senior e chief search engineer di Google) i sistemi algoritmici devono essere in grado di: rispondere, conversare e ANTICIPARE, c’è bisogno di una maggiore intimità tra l’algoritmo e l’individuo.
Questo coinvolgimento più profondo con il corpo umano come nuovo spazio di calcolo è stato reso possibile negli ultimi anni grazie al mercato emergente della quantificazione personale, il “self-tracking”.

Passiamo infatti dal fenomeno del “data mining”, raccolta di dati senza il consenso informato dell’individuo o comunque senza una sua vera consapevolezza, usati per scopi commerciali dalle aziende, a quello del self-tracking in cui l’individuo si trasforma in “prosumer” (crasi di producer e consumer) poiché inconsapevolmente consuma e crea dei contenuti (i propri dati).
Com’è facile immaginare, lo smartphone costituisce il dispositivo di registrazione dei dati per eccellenza insieme ad altri dispositivi indossabili come orologi e bracciali.

In questo contesto in cui ogni corpo, ogni essere umano è trasformato in dati è indispensabile essere più consapevoli sul come e dove i nostri corpi di dati vengono trattati.

Chiara Gasbarro, 23 maggio 2023

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