Inflazione

La crisi di Suez mette nei guai le pmi italiane

Due imprese su tre denunciano problemi con consegne, materie prime e forniture in ritardo

La crisi di Suez piega le imprese © MarkRubens e JFsPic tramite Canva.com

La crisi del Mar Rosso ha già messo nei guai due piccole e medie imprese italiane su tre. La causa scatenante sono gli attacchi dei ribelli Houthi ai danni delle navi container che transitano nel Canale di Suez. E il conseguente crollo della catena degli approvvigionamenti lungo una rotta dove in condizioni normali, secondo Eurocommerce, passa il 12% del traffico merci mondiale.

I principali problemi riscontrati dagli imprenditori di casa nostra sono nel dettaglio:

  • ritardi nelle consegne;
  • aumento del costo delle materie prime;
  • difficoltà di approvvigionamento.
  • calo dell’export.

A denunciare il fatto è l’ufficio studi della Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sulla base dei risultati di un sondaggio che ha coinvolto oltre 300 imprese di uno dei territori più produttivi del nostro Paese.

fonte Confecommercio
fonte Confecommercio

Le categorie più rappresentate sono state: le attività commerciali non alimentari al dettaglio e all’ingrosso, la ristorazione e gli agenti di commercio, gli artigiani, servizi alle imprese, attività di trasporti e logistica.

Sempre dal sondaggio, a risposta multipla, emergono poi una vena di pessimismo davanti all’acuirsi delle ripercussioni dovute all’evolvere del conflitto nel Mar Rosso e il positivo giudizio sulla partecipazione italiana alla missione militare occidentale per ristabilire l’ordine.

fonte Confcommercio
fonte Confcommercio

In particolare, oltre otto imprese su dieci ritengono che la situazione peggiorerà mentre il 74% del campione pensa che sia utile la partecipazione del nostro Paese all’imminente missione navale europea per garantire la sicurezza delle navi mercantili in transito.

Per approfondire leggi anche: La crisi di Suez fa scattare l’allarme sui pezzi di ricambio. Qui invece Sos forniture, ecco i prodotti su cui rischiamo la stangata. A partire da smartphone e pelletteria. Qui invece la strage di negozi nei centri delle nostre città.

Dal sondaggio emerge, infine, che se un terzo delle imprese vede il proprio business in crescita un altro terzo pensa l’opposto. In ogni caso resta molto scarsa la  propensione ad assumere sia a tempo indeterminato (l’80% non prevede assunzioni) sia a tempo determinato (l’84%). Nove imprenditori su dieci però confermano l’attuale forza lavoro, senza alcun taglio.

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