Economia e Logistica

La moka Bialetti diventa cinese e dice addio a Piazza Affari

Il gruppo dell’omino con i baffi acquistato dal fondo Nou Capital

Bialetti diventa cinese © DAPA Images e husayno tramite Canva.com

Bialetti e l’omino con i baffi tracciato dalla matita di Paul Campani ora hanno gli occhi a mandorla. Il fondo Nou Capital, che ha sede in Lussemburgo ma fa capo alla famiglia cinese Pao-Cheng, ha infatti rilevato il gruppo simbolo della moka made in Italy.

Oltre un secolo di storia che da Omegna, dove Bialetti aveva fatto sentire i suoi primi vagiti nel 1919 su impulso dell’omonima famiglia, passa dal Carosello e poi fa tappa in Borsa. Dove la famiglia Ranzoni, divenuta proprietaria, decide dei quotare il gruppo nell’estate del 2007.

Insomma un altro marchio italiano molto conosciuto palerà straniero, come spesso accade alle maison della Moda. Anche se proprio di recente Prada ha fatto l’inverso acquistando Versace dall’americana Capri Holdings.

Va inoltre subito ricordato che in Bialetti le difficoltà finanziarie di certo non mancano, tanto che in Piazza Affari in questi 18 anni il titolo del gruppo non è mai riuscito a rivedere i quasi 2,3 euro raggiunti in occasione del debutto sul listino milanese.

Dopo una lunga gestazione e un articolato piano di ristrutturazione del debito, anche la famiglia Ranzoni quindi cede. Naufragato infatti il tentativo di trasformare Bialetti in un gruppo affermato nelle nostre case non solo per la sua “moka baffuta” ma anche per una serie di prodotti, che avrebbero dovuto spaziare dagli accessori per una buona pausa caffè alle pentole fino ai piccoli elettrodomestici.

Alcuni di questi articoli sono disponibili negli store che il gruppo ha aperto in alcune città italiane. Ora sarà Nou Capital a studiare il nuovo piano di rilancio. Acquisito il controllo di quasi l’80% del capitale, a fronte di un esborso prossimo a 53 milioni, dagli attuali azionisti raccolti in Bialetti Investimenti e Bialetti Holding e in Sculptor Ristretto Investment, ora Pao-Cheng dovrà procedere con un’Opa.

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Tanto che ieri il titolo ha fatto un balzo del 61%, inerpicandosi fino a quota 45 centesimi, un livello a ridosso del prezzo stimato per l’offerta pubblica obbligatoria attesa questa estate. A quel punto l’omino con i baffi dirà addio a Piazza Affari. E dovrà imparare a versare il caffè al Dragone.

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