Economia e Logistica

La Ue “scopre” che Pechino potrebbe annientare anche i cantieri

Una timida presa di coscienza di Bruxelles: eppure l’industria navale potrebbe diventare una miniera di posti di lavoro

© Artindo tramite Canva.com

Una nuova strategia marittima industriale per migliorare la competitività, la sostenibilità e la resilienza del settore manifatturiero marittimo europeo“. Per essere un impegno decisamente debole, per essere una promessa fragile. Un segnale? Ecco, forse si potrebbe definire un segnale quello che l’Unione europea ha lanciato riconoscendo il ruolo cruciale dell’industria continentale della tecnologia marittima nel fornire risorse sostenibili e digitalizzate per la navigazione, l’economia blu (compresi settori strategici come l’energia rinnovabile offshore) e la difesa navale” E gli euroburocrati si sono sbilanciati definendo “questo settore è una pietra angolare dell’autonomia strategica e della resilienza economica dell’Europa”.

SEA Europe spera che non sia fumo

SEA Europe, l’Associazione che riunisce cantieri e aziende in grado di produrre navi a tecnologia avanzata si forza di crederci anche se questo annuncio sia stato fatto nella lettera di missione del Commissario designato per il trasporto sostenibile e il turismo, quando, affrontando la produzione marittima, la capacità di costruzione navale e la leadership tecnologica come elementi fondamentali dell’intero settore marittimo, forse sarebbe stato necessario scomodare qualcuno di più autorevole.

Meglio tardi che mai…si potrebbe affermare visto che l’Unione europea si è fatta privare pezzo dopo pezzo della sua capacità di competere di fatto consegnando manu militari, tutta l’industria cantieristica europea nelle mani dei cinesi e di altre potenze asiatiche che fanno perno sul dumping e sul basso costo del personale.

300 cantieri e 1,1 milioni di occupati

Sea Europe rappresenta un’industria europea delle tecnologie marittime che comprende circa 300 cantieri navali e oltre 28.000 produttori di attrezzature marittime e fornitori di tecnologie, che insieme generano un valore di produzione annuo di 128 miliardi di euro per 1,1 milioni di posti di lavoro – principalmente altamente qualificati – in Europa.

Un settore questo che investe il 9% del suo fatturato annuale investito in ricerca, sviluppo e innovazione, è una delle industrie più innovative d’Europa. I cantieri navali europei sono leader mondiali nella costruzione di navi commerciali e navali complesse. Offrono inoltre una forte competenza nelle piattaforme fisse e galleggianti (anche per l’energia eolica), nonché nella manutenzione, riparazione, conversione e retrofit delle navi. Sono integratori di sistemi (avanzati), attrezzature e tecnologie prodotte da una catena di approvvigionamento di produttori europei di attrezzature marittime e fornitori di tecnologia. Almeno il 70% del valore di una nave complessa è costituito da materiali, attrezzature e sistemi. I produttori europei di equipaggiamenti marittimi detengono quasi il 50% del mercato globale.

L’80% del commercio estero e il 40% del commercio interno dell’Europa sono trasportati via mare. Le navi e le tecnologie marittime sono fondamentali per l’economia, il commercio e l’approvvigionamento di energia, cibo e materie prime dell’Europa. Pertanto, l’industria delle tecnologie marittime svolge un ruolo fondamentale per l’autonomia strategica dell’Europa, il suo accesso al commercio globale e interno e la transizione energetica, in quanto costruisce, equipaggia e mantiene le navi e le piattaforme che trasportano merci e passeggeri, collegano le regioni marittime e supportano l’esplorazione e lo sfruttamento di un’ampia gamma di attività della Blue Economy (in particolare il trasporto via acqua e le energie rinnovabili offshore). Inoltre, è l’elemento chiave per la transizione verde e digitale del trasporto per

Cina potenza marittima globale

 L’industria europea delle tecnologie marittime ha dovuto affrontare, o meglio, è stata guardare per decenni le distorsioni della concorrenza provenienti dall’Asia. La Cina considera la sua catena di approvvigionamento navale strategica per raggiungere la leadership marittima globale, quindi concede massicci sussidi e applica pratiche distorsive, che hanno polverizzato la competitività dei cantieri navali europei e la loro catena di approvvigionamento. Di conseguenza, l’Europa non solo ha perso la maggior parte della sua cantieristica mercantile e parte di quella offshore a favore dell’Asia, ma ha anche assistito a un grave declino della sua capacità industriale di costruire e mantenere le navi, a differenza dell’Asia. Come conseguenza di questo declino della cantieristica europea, anche la catena di approvvigionamento europea dei produttori di attrezzature marittime e dei fornitori di tecnologia si sta trasferendo in Asia seguendo la costruzione navale. Inoltre, le banche cinesi offrono finanziamenti navali molto interessanti e incentivi finanziari favorevoli agli armatori, pur mantenendo la proprietà delle navi, che affittano agli armatori (compresi quelli europei) . Il fatto che le banche cinesi siano proprietarie di navi che navigano in acque europee crea rischi significativi per l’economia e il commercio europei. Infine, il declino della capacità di costruzione navale dell’Europa costituisce una grave minaccia per la sua difesa e sicurezza.

I cantieri cinesi – sottolinea un lungo report di Sea – offrono prezzi fuori mercato vendendo le navi al di sotto dei costi di produzione. A causa dei rigidi requisiti prudenziali europei, le banche commerciali europee sono diventate avverse al rischio e non sono più attive nel finanziamento navale. Le banche cinesi sono quindi diventate leader mondiali nel settore dei finanziamenti navali. Nel contesto delle attuali tensioni geopolitiche, un ulteriore declino della capacità cantieristica europea sarebbe devastante per la sua autonomia strategica e per la sicurezza dei suoi cittadini.

Per l’Europa la speranza si chiama tecnologia

Le uniche chance di sopravvivenza per i cantieri europei risiedono nel know-how innovativo dell’industria europea delle tecnologie marittime, unito a una leadership tecnologica globale Una maggiore capacità industriale marittima consentirebbe – sottolinea Sea – all’Europa didiventare il leader mondiale nelle navi e nelle tecnologie marittime sostenibili e digitalizzate, realizzando così il Green Deal europeo e l’Agenda digitale dell’UE. Salvaguardare la sicurezza economica dell’economia blu e delle catene del valore legate all’acqua, eliminando così l’attuale dipendenza dall’Asia. Rafforzare la propria autonomia strategica e la propria difesa sviluppando e costruendo mezzi militari navali all’avanguardia per scopi sia di superficie che subacquei.

Gli obiettivi… o i sogni di Sea, sono a dir poco ambiziosi: entro il 2035, produrre 10.000 navi sostenibili e digitalizzate, entro il 2035, instillare più di 10 miliardi di euro in impianti di produzione altamente efficienti, automatizzati e sostenibili e ad assumere e riqualificare un totale di 500.000 lavoratori qualificati.

Per raggiungere questi obiettivi, l’industria europea delle tecnologie marittime ha bisogno di un quadro di riferimento e di una strategia che tenga anche conto del dumping altrui. Imponendo ad esempio vincoli negli appalti pubblici per il cabotaggio, il trasporto marittimo a corto raggio, il trasporto passeggeri, la pesca e l’acquacoltura, energia rinnovabile offshore e vettori di carburanti alternativi sostenibili. In termini concreti, Tutti settori sui quali dovrebbe sventolare la bandiera del “made in Europe”

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