Economia e Finanza

L’immigrazione, l’Europa, gli USA… e un pellegrino a piedi per l’Africa

Economia e Finanza

Cammina da giorni, un personale calvario per portare speranza e aiuto. Leandro Bracco, giornalista ed ex consigliere regionale in Abruzzo, ha deciso ora di dedicare questa fase della sua vita a questa impresa incredibile: attraversare l’Africa a piedi dalla Tanzania al Mozambico passando per il Sud Africa.

Per poter realizzare ben otto progetti nei vari stati in cui farà tappa lungo il suo percorso.

Per dimostrare che le popolazioni africane, se aiutate nel modo giusto e non semplicemente assistenziale, possono davvero svilupparsi e crescere e non aver più quindi alcuna necessità di migrare nel continente europeo in cerca di fortuna ed a rischio, come sappiamo, della propria stessa vita.

E sì perché nel Malawi, ad esempio, la comunità locale ha trovato il modo di utilizzare risorse umane importanti, che altrimenti sarebbero solo state un peso per le casse pubbliche, nella costruzione di impianti di irrigazione, strade, opere varie nelle parti più sperdute del semi-deserto territorio di quella nazione, beneficiando gli abitanti delle stesse e nel nel contempo generando un reddito per quei lavoratori: parliamo dei carcerati, che da tempo vengono appunto in tal modo impiegati, reinserendoli così nel contempo all’interno della vita sociale e produttiva del loro paese. Ma, da qualche mese, il camion attrezzato che li prelevava e portava ogni giorno in giro per i posti più impervi affinché potessero svolgere il loro lavoro quotidiano… si é rotto, in modo irreparabile. E per averne uno nuovo ci vogliono poche decine di miglia di euro. Ma é una cifra proibitiva da quelle parti, e così l’economia di un’intera area si é fermata. Ed ecco che in lontananza, tra la polvere arsa dal sole sub equatoriale, arriva Leandro e la sua missione, con un progetto proprio destinato a riacquistare un nuovo camion e rimettere in moto tutto.

Sì, proprio tutto. In economia si chiama “backwardness gap”, ovvero il fenomeno per cui se ad un’economia arretrata, senza infrastrutture, senza tessuto industriale e produttivo, immetti un po’ di denaro e magari un minimo di supporto tecnico per cominciare a costruire qualcosa (ponti, strade, scuole, ospedali, ecc.), quell’economia comincerà a crescere in modo vertiginoso, come una grande reazione a catena che porterà in tempi anche piuttosto rapidi (solitamente meno di un decennio) ad una crescita esponenziale del benessere delle popolazioni del luogo. Il ‘fosso dell’arretratezza’, questo vuol dire quella parola inglese, ed è intuibile il perché: se ad uno che non ha niente gli dai una pagnotta, il suo entusiasmo e l’energia che sfodererà saranno alle stelle e farà cose incredibili. Se la stessa pagnotta la dai ad uno che mangia pasta, carne, tre pasti al giorno, probabilmente di quella pagnotta non saprà che farsene ed il suo status psicologico e la sua energia non muteranno un granché rispetto a prima di ricevere quel pane.

 

Questo è il motivo per cui in Africa, con investimenti relativamente piccoli, una nazione cresce in modo poderoso, mentre le nazioni occidentali, che quel ‘backwardness gap‘ hanno colmato già da un pezzo, hanno enormi difficoltà a crescere nonostante le cifre investite in quelle economie siano impressionanti. Ed è questo che è successo ad esempio all’Italia dal dopoguerra fino alla fine dello scorso secolo: c’era tanta di quella strada da recuperare dopo il conflitto mondiale, che nonostante si siano immessi fiumi di denaro preso perlopiù a debito, soprattutto negli anni 70-80, il paese riusciva a crescere a ritmo sostenuto. Un ritmo che, per una ironica coincidenza, allo svoltare del nuovo secolo, è rallentato vistosamente fino addirittura ad arretrare. Il motivo maggiore (lasciate perdere le colpe che alcuni miei colleghi attribuiscono allUnione Europea e all’Euro, che hanno avuto certo un ruolo, ma non così prominente come vorrebbero far credere e non nel senso da loro indicato) risiede proprio nel fatto che la spinta propulsiva della “arretratezza” si è infine esaurita. Lo stesso fenomeno è osservabile in Cina, dove dalle riforme di Deng Xiaoping agli inizi degli anni ’70 e la successiva crescita spasmodica, si è arrivati al vistoso rallentamento che essa sta attraversando in quesiti ultimi anni, proprio perché di strada ne ha fatta tantissima ed ora… non c’è più nulla da recuperare, e inventarsi una crescita ex novo, dalla cima del monte, diventa difficile (di qui anche la recente maggiore bellicosità della Cina: se la strada di fronte l’hai finita, cominci ad allargarti lateralmente con la forza). Ma questo è un altro discorso, torniamo all’Africa.

 

Nel 2019 il presidente francese Macron aveva aperto (in realtà il processo era timidamente iniziato già da qualche anno) un nuovo corso della politica estera francese in rapporto ai paesi africani che erano sotto il cambio fisso con il franco francese (ed ora con l’Euro). E sì perché, per quanti non lo sapessero, la Francia mantiene da oltre due secoli relazioni commerciali e politiche privilegiate con gran parte dell’Africa nord-occidentale e centrale, in quanto colonie (ora ex colonie) francesi (quindi parliamo di Senegal, Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Togo ecc.). Macron aveva, infatti, cominciato intanto a trasferire alle banche centrali africane le riserve auree relative alla moneta comune di quell’area, la CFA, ancorata al Franco Francese (oggi Euro), rendendo così possibile per quei paesi fare finalmente una politica monetaria quasi autonoma da quella francese (il che, per i non economisti, significa poter stampare moneta e dare sussidi quando, come ad es. in pandemia, la popolazione e le imprese necessitano di aiuti). E poi, tanto per rendere chiaro il messaggio del cambio di politica, aveva firmato accordi ed istituito comitati e centri di studio della storia e cultura africana in relazione a quelle francesi in modo da riconoscere una volta e per tutte, di fronte al popolo africano, le responsabilità della Francia nei massacri, sfruttamenti e dunque nell’arretratezza, dei paesi africani sotto il suo dominio coloniale e post coloniale. Capite, una cosa enorme!! Ce li vedete voi i francesi a fare atto di contrizione di fronte ad altri paesi? Così, giusto per una nuova improvvisa sete di giustizia sociale e buonismo che ha pervaso la Francia cadendo dal cielo. Naturalmente no.

Come al solito la politica estera francese era lungimirante. Stava cercando di iniziare una cooperazione mirata finalmente allo sviluppo e non piu allo sfruttamento mero, semplicemente perché aveva preso coscienza del problema immigrazione dall’Africa (ricordiamoci che, al di lå dei continui screzi Francia-Italia, il problema é grossissimo anche per loro, basti pensare che quasi tutti gli immigrati che arrivano in Italia vogliono andare in realtà in Francia e moltissimi, prova che ti riprova, ci riescono a passare la sorvegliatissima frontiera!). L’idea francese era semplice: rifare l’immagine della Francia agli occhi degli africani (da sempre pessima, vista appunto come potenza sfruttatrice ed arrogante), anche nei paesi non francofoni (come Nigeria, Ghana, dove Macron ha compiuto diversi viaggi) in modo da risolvere il problema immigrazione rendendo più facili i rimpatri e difficili le partenze in nome di una rinnovata collaborazione economica e politica “alla pari” con quei paesi. Capìto l’idea? E così la Francia dal 2014 cominciò, per esempio, a ridurre la presenza militare francese in quelle aree, devolvendola alle forze locali, chiudendo basi militari e limitandosi ad offrire solo equipaggiamento e addestramento, sempre allo scopo di dare agli africani l’idea di non avere più un rapporto autoritario e coloniale con essi ma, appunto, “alla pari”: siamo amici, vedete? Aiutateci anche voi a risolvere il nostro problema con l’immigrazione! E magari dateci, in modo privilegiato, le vostre terre rare e materie prime preziosissime per la nostra transizione digitale e green, di cui l’Africa é notoriamente ricchissima. E sì, perché i cinesi e i russi in Africa avanzano a ritmo vertiginoso, e se non ci muoviamo a stabilire relazioni rosee e benevolenti con gli africani, questi danno tutto a loro, hanno giustamente pensato i francesi! Capito?

Inoltre la Francia cominciò a prodigarsi in Europa per dirigere soprattutto verso gli stati africani sue ex colonie (citati prima), la porzione maggiore possibile delle risorse del fondo europeo “Global Gateway Investment Package”. Ri-capíto l’idea? La Francia riduceva la spesa militare in Africa (a beneficio fra l’altro del proprio bilancio), dava aiuti economici ai paesi africani delle ex-colonie a spese dell’Europa (e quindi di noi tutti europei) ed intanto si faceva bella con le popolazioni ed i governanti africani ottenendo così che la aiutassero a risolverle il problema immigrazione e ovviamente ad ottenere le materie prime del futuro a condizioni ottime!! Questa é politica estera geniale e vera! Altro che l’insulsaggine e disutilità dei nostri Conte o l’appiattimento americano vergognoso e supino di Draghi (vi spiego dopo perché vergognoso)!

Ma il diavolo ci mette sempre la coda. Con la pandemia prima e poi la guerra ucraina,  ben altri problemi sono sopraggiunti e quel processo di, chiamiamola, “devolution interessata” si é fermato. Macron ha ora, come sappiamo, abbastanza problemi interni (inflazione francese alle stelle, conti pubblici barcollanti per i quali é stato costretto all’impopolare riforma delle pensioni che tutt’ora crea proteste devastanti per le strade di Parigi, economia in bilico per via della guerra, ecc. ecc.) e quindi cosa ti va a pensare? Spinto dalla necessità di recuperare consenso presso i francesi e terrorizzato che alle elezioni europee 2024 stravinca la destra e lui rimanga alla storia come il più odiato presidente francese, per recuperare immagine, ha deciso di attirare il consenso elettorale degli elettori più conservatori ritornando ad una gestione autoritaria del rapporto con l’Africa: sta reimpostando, di fatto in modo coloniale, i rapporti continuando ad appoggiare regimi autoritari in centro-Africa e innalzando il controllo e la presenza militare francese, sperando in un rapporto privilegiato con costoro quando si tratterà di avere le tanto necessarie terre rare e materie prime e, nel frattempo, cercando di mostrare i muscoli ed arrestare l’avanzata russa e cinese (il Mali, per es., é già completamente perso, in mano ai russi totalmente: la chiusura delle basi militari francesi della zona nel 2014, nell’ambito della citata “devolution”, non si é rivelata alla fine una buona idea, come si vede). Ah, dimenticavo: chiaramente Macron, per fare tutto questo, continua a sfruttare anche i citati fondi europei per l’Africa. Soldi nostri, insomma.

E l’altro grande attore europeo, la Germania, che in Africa non ha mai avuto una gran presenza, intanto che fa? Va per fatti suoi anche lei, naturalmente. Ad esempio, é noto che la BASF e tante altri grandi industrie tedesche stanno sempre di più costruendo impianti di produzione in Cina dove non hanno i limiti di emissioni di CO2 imposti in Europa, producono li e rivendono in occidente, aggirando le regole europee: i c.d. “dazi anti-carbon” alle importazioni da paesi inquinanti, infatti, entrano in vigore da fine 2023 e riguarderanno probabilmente per lungo tempo, solo cemento, ferro, acciaio, ecc, quindi non i prodotti finiti. E così anche i tedeschi hanno trovato il modo di cavarsela in questo marasma.

E gli USA? Dal canto loro, dopo aver provocato l’escalation della guerra in Ucraina ed essersi sostanzialmente disinteressati all’Africa per lungo tempo, scoprono ora che l’Africa é un problema non solo per l’Europa ma anche per loro stessi. Aver infatti lasciato terreno libero a forze non occidentali, ha avuto come risultato che ormai buona parte dell’Africa centrale e occidentale (da nord a sud, quindi comprese Tunisia, Libia, Etiopia e Sudan) é in mano a Cinesi e Russi, sia in termini economici che di controllo geopolitico, a scapito degli USA, ovviamente. La recente guerra in Sudan (appena scoppiata e chissà quanto lunga ancora), altro non é che la conseguenza delle manovre destabilizzatrici delle forze russe nell’area (la famosa compagnia Wagner), che in questo modo mirano a creare caos in Africa in modo da controllarla meglio (una nazione senza un governo certo e stabile é facile da controllare con opportuni appoggi militari ed economici ai capi della guerra) oltre a creare fiumane di profughi (come infatti sta accadendo) che dal Sudan si dirigono su in Tunisia e Libia (altri paesi in crisi e quindi controllabili facilmente) e da lì spingendoli nelle mani degli scafisti e trafficanti che li faranno arrivare in Italia ed in Europa, destabilizzando così anche il nostro continente (che, come sappiamo, ora é nemico dei russi, essendo praticamente in guerra con loro in Ucraina).

Certo, gli USA non sono stati del tutto inermi finora: con il programma African Growth Opportunity, stanno cercando fin dal 2000 di stringere accordi commerciali con i paesi africani, riducendo i dazi commerciali su ben 1.800 prodotti provenienti da quei paesi, ma lo fanno a condizioni capestro, al solito, come anche ci ha abituato il Fondo Monetario Internazionale (non a caso sotto il controllo USA): in pratica non concedono queste agevolazioni se i paesi in questione non adottano una serie di riforme che garantiscano un’economia di libero mercato, l’istituzione di un sistema democratico e l’equilibrio del bilancio pubblico (che spesso vuol dire tagliare sussidi governativi a quelle giå poverissime popolazioni). La stessa cosa, per esempio, stanno facendo in Tunisia, la quale ovviamente ha risposto picche, rifiutando il denaro del FMI, lasciando così che il problema immigrazione verso l’Italia si aggravi giorno dopo giorno. La strategia americana é quindi fallimentare, inutile dirlo: é impossibile imporre quel genere di condizioni a paesi già vessati da povertà atavica e guerre. Ed infatti Russi e Cinesi sono lí, sempre piú presenti e potenti perché offrono l’aiuto in modo “apparentemente” incondizionato (ovviamente con un bel ritorno geopolitico ed economico per loro).

 

Capite allora perché sopra definivo Draghi “vergognoso e supino”: con la sua caratura internazionale e la stima (del tutto immeritata, ovvio, ma tant’è) di cui godeva da parte del mondo tutto, era l’unico che poteva in un certo senso “ricattare” gli USA al momento dello scoppio della guerra ucraina: voi USA volete l’appoggio militare ed economico europeo alla VOSTRA guerra contro la Russia (perché é Vostra, non Nostra, Noi ci perdiamo soltanto, Voi ci guadagnate tutto)? Bene, allora io Draghi, che ho influenza enorme su tutta Europa (la Germania fino all’ultimo, ricordate, non voleva chiudere il gasdotto North Stream 2 e mandare armi se non fosse stato per le pressioni di Draghi), voglio che Voi appoggiate finanziariamente e politicamente il potenziamento dei campi ONU già presenti in varie parti d’Africa e li trasformiate in vere e proprie cittadelle che accolgano profughi e persone economicamente disagiate assistendole e soprattutto formandole a svolgere i lavori che con gli investimenti USA ed europei in quelle stesse aree giungeranno copiosi, cosicché la condizione di quelle popolazioni e di quanti fuggono dalla guerra e dalla miseria possa migliorare davvero, in loco, tanto che finalmente cesseranno di emigrare in Europa perché avranno lavoro e reddito sufficiente per sé e per la propria famiglia e condizioni di vita dignitose come non avveravano mai avuto prima! (Ad es. in Nigeria, un grande campo ONU stava realizzando qualcosa di molto simile, dimostrando che la tesi del nostro pellegrino Leandro funziona davvero. Il campo é poi stato chiuso, ovviamente a causa del taglio di fondi da USA e Europa).

Ma niente, Draghi ha preferito svendere l’Italia e l’Europa senza chiedere nulla in cambio. Un vero statista… americano!

Ora é troppo tardi, penso. La Meloni, dal canto suo, fa quel che può, procede in modo timido con aiuti vecchia maniera in cambio del “tozzo di pane” di un qualche freno all’immigrazione. La Germania e Francia vanno per fatti loro, come visto. Forse c’é un’ultima arma di “ricatto”, per esempio entro il 2023 dovrà essere dichiarato il NON rinnovo dell’accordo della “Via della Seta” con la Cina, stipulato dal governo Giallorosso col ‘geniale’ Di Maio e che tanto fece, giustamente,  irritare gli americani: la Meloni potrebbe usarlo come arma e barattarlo con un definitivo intervento dell’America nella questione Africana/Immigrazione. Vedi mai che quel miracolato simbolo del demerito italico nonché bibitaro di Di Maio, del tutto inconsapevolmente, abbia fatto una cosa giusta.

 

Intanto il pellegrino Leandro, mentre sto scrivendo, continua a camminare a piedi per l’Africa. Chissà che la sua impresa non ispiri qualche governante europeo o americano a cogliere quei suggerimenti che abbiamo illustrato sopra e dare così una soluzione definitiva al problema immigrazione e rendere all’Africa il futuro che merita e che gli é stato sempre violentemente sottratto.

P.S.: per chi volesse sostenere i progetti della missione “Alimentiamo la Speranza – Leandro for Africa”, potete donare liberamente sul sito www.tucum.net .

L’Africa ve ne é grata.

Fabrizio Catullo, 17 maggio 2023

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