Economia e LogisticaMare e porti

Onda rossa sulle banchine, continua la riffa dei presidenti

E ora si profilano tre interrogativi: è davvero necessario il “si” delle Regioni? Si puo’ diventare presidenti senza conoscere il mare? Il timone puo’ essere consegnato ai pensionati?

porti italiani © George Dolgikh e Suphanat tramite Canva.com

Ma la premier lo sa? Mentre Giorgia Meloni miete successi sui tavoli internazionali e si delinea come uno dei rari statisti in grado di incidere sull’assetto geopolitico che verrà, ribadendo la convinzione che la grande partita si giocherà sul mare e sulla marittimità, i maggiori porti italiani vengono tranquillamente, in una inspiegabile continuità rispetto agli ultimi quarant’anni, consegnati come un pacco dono nelle mani del PD.

Ciò che abbiamo denunciato, voce solitaria, in questi giorni sta trovando sempre nuove conferme e rischia di essere ribadito anche con le ultime nomine ancora a venire, facendo nascere il ragionevole sospetto che, dopo aver ribadito anche con la creazione di un ministero del Mare, la ferrea convinzione che gli equilibri commerciali e politici di domani si genereranno sul mare, gli equilibri portuali italiani rischino di essere il frutto, maturo o meno, di patteggiamenti autolesionisti all’interno della maggioranza.

Onda su onda, le banchine si tingono di rosso o nel migliore dei casi di arancio. Come ormai quasi ufficiale, a Genova e Savona approderà Matteo Paroli, avvocato, che per anni ha svolto la funzione chiave di segretario generale del porto di Livorno.  Se è vero che Paroli vanta un rapporto di grande colleganza con l’avvocato Luciano Canepa, già presidente di Ancona e vicino a Fratelli d’Italia, a Genova approda come un tecnico visto che sia maggioranza che opposizione (PD in particolare) l’avrebbero voluto come Presidente a Livorno.

E proprio a Livorno il timone viene consegnato a Davide Gariglio, combattivo parlamentare PD che l’unica esperienza portuale e logistica (competenza prevista espressamente dalla legge sui porti), l’ha maturata, come avvocato torinese specializzato in tutt’altri settori, all’interno della Commissione Trasporti della Camera. Piomba a Livorno con saggezza sabauda in un porto nel quale, come a Genova, si gioca una partita al calor bianco sulle concessioni del vecchio e del nuovo terminal Darsena Europa, con il coinvolgimento dei principali gruppi armatoriali europei.

Per Civitavecchia e Napoli si attendono ancora le nomination, anche se per entrambi i porti si prevederebbe uno sforamento della legge che fissa il tetto dei 70 anni per le nomine (incluse quelle di vertice delle ADSP). Sforamento che sotto il Vesuvio favorirebbe la conferma di Andrea Annunziata (già sottosegretario di Prodi e uomo PD, nonché presidente uscente) mentre nei porti di Roma si delineerebbe a sorpresa il nome di un immobiliarista, in quota FdI ma fuori quota anagrafica, Roberto Petri.

Con Gioia Tauro e tutte le Autorità della Sicilia ancora in ballo (con la sola eccezione di quella di Messina affidata a Francesco Rizzo, già di Alleanza nazionale), in Puglia, a Bari, approda Francesco Mastro, attuale presidente per lo sviluppo costiero, portualità e attrattività nautiche della Regione Puglia, uomo di fiducia del presidente della Regione, Michele Emiliano e quindi quota PD. L’altro porto pugliese, Taranto, va al Sindaco di Castellaneta ed ex presidente Provincia, area centro-destra.

Risalendo lo stivale, sponda adriatica, sul ponte di comando del porto di Ravenna sale Francesco Benevolo, direttore dal 2004 di RAM (società in house del ministero dei Trasporti), considerato da sempre piu’ vicino alla sinistra e quindi ben accetto al presidente della Regione, Bonaccini.

E infine Trieste dove è designato Antonio Gurrieri, una navigazione di lungo corso nell’ADSP, dal 1990 a oggi, con incarichi sino alla direzione generale con Michele Lacalamita e quindi Marina Monassi alla presidenza. Da 8 anni è segretario generale dell’ADSP che era guidata da Zeno D’Agostino. Un tecnico.

Ora per il viceministro Edoardo Rixi, che si è trovato fra le mani la patata bollente dei porti, si apre l’ultimo giro di walzer, con ostacoli più o meno evidenti da superare; si pone il tema del parere vincolante (o no) del Presidente della Regione competente (di cui “si chiede” l’intesa); la certificata (come afferma la legge) esperienza nel campo della logistica e dei porti; quindi il limite di età e quindi la possibilità di affidare l’incarico a personale in quiescenza (ovvero a un pensionato).

Sono sette gli ultimi porti in lista di attesa, con l’appetito che viene mangiando (alle opposizioni) beneficiarie di una distribuzione di incarichi e con una visione non chiara in cui il ministero dei Trasporti sembra essere diventato  il terminale di un travaglio globale; il tutto in rotta di collisione con quello che dovrebbe essere l’obiettivo nazionale: fare dei porti l’arma vincente dell’Italia sulle rotte del commercio internazionale.

 

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