Cinque più Genova sei, più Messina sette. Nel pallottoliere del ministero dei trasporti mancherebbero ancora sette nomine di presidenti di autorità di sistema portuale per completare la prima riffa e dare dopo mesi e mesi di commissariamento un governo stabile alla Portualità nazionale che, a parole, sarebbe stata riscoperta in quanto componente strategica essenziale per il futuro dell’intero sistema Italia.
Come anticipato, dopo la nomina del livornese Matteo Paroli indicato per la poltrona più importante è anche più delicata della Portualità nazionale, quella che è chiamata a governare il sistema portuale che fa perno su Genova e Savona e che movimenta poco più o poco meno del 50% del traffico container dell’intero paese, nelle scorse ore il ministero ha provveduto a scegliere anche cinque presidenti per Trieste e Ravenna, per due sistemi portuali pugliesi e per il Porto di Livorno fra l’altro pescandone due nelle liste dei tesserati del Partito democratico. Ufficialmente la ragione di questa scelta sarebbe da ricercare nella volontà di non entrare in rotta di collisione con i presidenti di due regioni, la Puglia e la Toscana che sono e continuano a essere fortezze rosse. Tuttavia questa scelta avrebbe suscitato più di una perplessità e di un’interrogativo considerando che il governo in carica non è obbligato a ritenere vincolante il parere della regione competente per territorio; inoltre sono in molti a chiedersi come mai questa apertura all’opposizione sia stata tempisticamente cosi prematura rispetto ai pareri delle Commissioni di Camera e Senato che avrebbero potuto diventare agevolmente unanimi su tutti presidenti proprio a fronte di un impegno a regalare a Pd o Cinque stelle, in cauda venenum, due nomine portuali; nomine che, a posizioni rovesciate (come dimostra la storia) difficilmente si sarebbero potuto anche solo proporre.
Palermo e tutta la Sardegna in stand by
Peraltro il metodo delle nomine a rate potrebbe celare non pochi trabocchetti e non a caso viceministro Edoardo Rixi , solo poche settimane fa, si era detto intenzionato a procedere con una nomina in blocco dell’intera lista di presidenti, al fine di evitare patteggiamenti, ripensamenti e trattative dell’ultima ora anche in seno alla maggioranza.
Ma non è andata così. Voci di corridoio danno ora per certa la nomina di altri cinque presidenti all’inizio della prossima settimana, forse già lunedi’ con un contemporaneo ennesimo rinvio per le isole: non si capisce bene sulla base di quale logica, ma il principale sistema portuale siciliano, quello che fa perno sul porto di Palermo e che sin dall’inizio sembrava essere oggetto di una facile scelta di continuità rispetto alla gestione di Pasqualino Monti, insieme con tutti i porti sardi rientranti sotto la competenza di un’unica autorità portuale insulare potrebbero essere costretti a un’ulteriore attesa. In Italia spesso attesa e sinonimo di sorprese, frutto di faticosi e talora inconsistenti colloqui da bar finalizzati non tanto al bene comune del paese quanto a equilibri o equilibrismi che talora in sede locale sforano il confine del grottesco.
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Di certo, il comparto portuale diventato ancora più importante alla luce della nuova centralità del Mediterraneo e degli equilibri geopolitici che improvvisamente potrebbero proporsi già nelle prossime settimane, dopo aver subito i rinvii nella predisposizione di una riforma (che peraltro potrebbe privare di poteri proprio i presidenti delle autorità di Sistema) si sarebbe meritato qualcosa di meglio che una riffa o nella migliore delle ipotesi di una lotteria di paese.