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Porti europei intrisi di cocaina: Anversa e Gioia Tauro sono i leader

Il 70% dei sequestri di polvere bianca nei container sbarcati sulle banchine portuali

© Africa images e Siwabud Veerapaisarn tramite Canva.com

163 panetti di cocaina sequestrati in porto dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli – VII sezione Antidroga – insieme agli operatori dell’Agenzia delle Dogane, nascosti all’interno di un container proveniente dal Sud America che ufficialmente trasportava prugne secche.  A Livorno un carico di 148 chili di cocaina che arrivava dal porto di Guayaquil, in Ecuador, dentro a un container che ufficialmente trasportava banane verso la Svizzera. La Guardia di Finanza non ha requisito subito il carico ma ha aspettato che arrivasse qualcuno a ritirarlo e quando questo è successo ha arrestato tre uomini albanesi. In solo due giorni, domenica scorsa e lunedì il binomio porto-cocaina è tornato alla ribalta.

E forse non ha mai smesso di calcarla, visto che secondo un recente studio condotto dall’Unione europea, più del 70% del traffico mondiale di polvere bianca viaggia in container e quindi nelle grandi navi porta-container che controllano questo traffico e che si calcola che ben 75 porti europei siano utilizzati dai trafficanti, con forti diversificazioni anche nelle rotte e nelle modalità di occultamento della droga. Se la stragrande maggioranza dei carichi sono di provenienza centro e sud americana, di recente un consistente carico è stato sbarcato in un porto italiano con provenienza Cina. Una novità assoluta che prova anche la costante evoluzione in atto nell’industria delle sostanze stupefacenti.

Secondo la DCSA (Direzione Centrale Servizi Antidroga) del Ministero degli Interni, nel 2020, in particolare, erano stati realizzati nel mondo 520 sequestri di cocaina, segnalati da 12 Stati Membri dell’UE (Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna) e da 3 Paesi extra UE (Russia, Ucraina, Regno Unito). L’entità della cocaina sequestrata ammonta a 282 tonnellate, rinvenuta in 75 porti diversi: 301 sequestri (171 tonnellate) in 35 porti dell’UE;11 sequestri (2 tonnellate) in 6 porti in Paesi extra UE; 206 sequestri (108 tonnellate) in 32 porti dell’America Latina;1 sequestro (0,5 tonnellate) in un porto dell’Africa;1 sequestro (0,5 tonnellate) in un porto del Nord America. In sostanza, nel 2020, 108 tonnellate di cocaina, dirette in Europa, sono state sequestrate in porti di partenza situati in America Latina e circa 171 tonnellate (circa l’80% della cocaina intercettata in Europa, pari a 213 tonnellate) sono state sequestrate nei principali porti container dell’Unione Europea.

Anversa impregnata di polvere bianca

Il trend e le percentuali sono rimasti analoghi, ma si sono enormemente moltiplicati i qualitativi, fra l’altro consentendo la costruzione di una vera e propria comunità del crimi basata sul traffico di droga.

Due in particolare i porti europei che detengono il record di questi traffici: Gioia Tauro e, in Nord Europa, Anversa, città che non solo aveva conquistato il primato di città europea della droga in virtù dei residui presenti nelle acque fognarie (al secondo posto si era collocata Londra), ma anche di struttura sistemica de narcotraffico con provate e molteplici infiltrazioni nel tessuto delle istituzioni, della giustizia e delle forze dell’ordine, e con ramificazioni di connivenza ormai incontrollabili sulle banchine del porto e  nelle Dogane.

Gioia Tauro terminale per il Mediterraneo

Gioia Tauro tiene il passo: è uno degli snodi fondamentali per lo spaccio internazionale con attività illecite sono le cosche calabresi della ’ndrangheta, ma anche, da organizzazioni criminali albanesi, serbe e montenegrine e marocchine (che hanno un ruolo prevalente e spesso conflittuale con gli albanesi sulle banchine di Anversa).

Ad aprile del 2023 e nei due anni precedenti erano stati sequestrate solo a Gioia Tauro, ben 38 tonnellate di cocaina, circa il 93,7% di quella sequestra in tutta Italia. La percentuale dei sequestri è salita da una media dell’8 – 10% al 20-22%. Ciò significa che se sono state sequestrate 38 tonnellate in due anni ne sono passate indenni entrando sul mercato italiano ed europeo oltre 150 tonnellate. 150 tonnellate di coca tagliate diventano 600 tonnellate al mercato di consumo. E indicativamente ogni chilo di cocaina, comprato a 6mila dollari in Sud America, viene rivenduto in Italia, in Calabria, a Napoli, Roma o Milano a cifre tra i 25mila e i 35mila euro. E’ poi sufficiente moltiplicare per mille e tentare di fare una valutazione del business porti-cocaina.

Nasce l’Alleanza dei porti anti-droga

Recentemente è stata lanciata proprio ad Anversa l’Alleanza dei porti europei, un partenariato che mette insieme tutti gli attori che operano nei porti e le autorità nazionali e transnazionali che combattono il crimine. Presto riguarderà tutta l’Ue, inclusa l’Italia per mettere a punto nuove metodologie di controllo su quelle oltre 500 tonnellate di droga che nel 2022 sono transitate attraverso le banchine dei porti europei.

Tra le misure lanciate dalla Commissione figura uno stanziamento di 200 milioni di euro per finanziare attrezzature moderne che aiutino le dogane dell’Ue a scansionare i container e a controllare le importazioni in modo più efficiente, operazioni di contrasto specifiche ed efficienti nei porti con una maggiore cooperazione tra Stati membri, Commissione Europea, Europol, Eurojust, Procura europea (EPPO) e Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT) nonché, appunto, il partenariato pubblico-privato a sostegno delle autorità portuali e delle compagnie di navigazione, per proteggere la logistica, le informazioni, il personale e le operazioni nei porti.

Allo studio anche un coinvolgimento attivo dei grandi gruppi di trasporto container nei controlli all’imbarco e allo sbarco con l’ipotesi di misure di black list per le compagnie che non collaborano (come per altro accade ed è già accaduto negli stati Uniti)

 

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