La crisi del Pd

Elezioni, Letta fa flop: a Palermo piazza mezza vuota

Il segretario dem chiude la campagna elettorale in Sicilia, ma i militanti sono pochi

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Ormai è faida all’interno degli uffici del Partito Democratico. Ieri sera, il segretario del movimento, Enrico Letta, si trovava in Sicilia, a Palermo, per la chiusura della campagna elettorale di Caterina Chinnici, candidata dem alla presidenza della regione, già magistrato ed europarlamentare dal 2014.

L’ultimo comizio si è tenuto in una Piazza Sant’Anna semivuota, cupa, senza bandiere e simboli di partito. Un po’ la rappresentazione degli umori (neri), che sussistono all’interno della segreteria piddina. Da una parte, i militanti locali contestano alla candidata “una campagna elettorale moscia”: “Dopo il voto, il Pd nazionale, regionale e provinciale dovrà rispondere a molte domande e spiegare alcune scelte incomprensibili“, afferma Fabio Giambrone, ex vice sindaco ed oggi consigliere comunale. Quest’ultimo, insieme ad altri esponenti di spicco del territorio, come l’ex sindaco Leoluca Orlando, hanno deciso addirittura di disertare l’appuntamento in terra siciliana con Enrico Letta.

Le critiche del Pd a Letta

Anche le facce dei partecipanti sono scure, consapevoli di una campagna al di sotto delle possibilità di quello che è quotato come il secondo partito nazionale. Eppure, per il leader piddino non pare esserci alcun problema: “Chinnici ha fatto una campagna elettorale bellissima, la migliore possibile. La Sicilia merita di essere guidata da lei”. Non un applauso, non un coro, non un sorriso. Addirittura, l’esponente del Pd, Antonio Rubino, punta il dito contro la segreteria di Roma: “Chinnici ha fatto il possibile, ma ha scontato l’assenza del gruppo dirigente“. Pare, quindi, che in questi mesi di campagna elettorale siciliana, i vertici del partito siano stati inesistenti. E gli stessi iscritti piddini del territorio ne offrono una chiara dimostrazione.

La crisi dei vertici dem

Ma le bordate interne non finiscono qui. La stessa Chinnici nota delle storture all’interno dalle propria corsa verso la presidenza dell’isola. Secondo la candidata, è possibile che la campagna sia stata troppo istituzionale: durante queste settimane, si contano diciassette incontri privati, quattro dei quali online, e circa trenta comizi col partito in tutta la Sicilia. E tra le voci democratiche, partono i primi siluri sulla segreteria di Letta: “Dal 26, comincia la sfida per rifondare il partito”, afferma Antonello Cracolici, il quale ha rinunciato alla candidatura al Senato col partito, perché “il Pd ha sbagliato tutto”.

E ancora, il movimento deve far conto delle polemiche presentate dal bacino giovanile: “Quello che prevale è la tristezza: poca attenzione su temi importanti, scarso coinvolgimento dei ragazzi. Nonostante tutto, ci siamo e dal 26 ci saremo con lo stesso entusiasmo di sempre”. Insomma, pare che, per gran parte del Partito Democratico, le elezioni di domenica siano una battaglia persa, ancor prima del fischio d’inizio. Questo pone seri e legittimi dubbi sulla conduzione di Enrico Letta. E forse, dal 26 settembre, potremmo vedere un altro segretario a guidare il partito. Il quinto degli ultimi quattro anni.

Matteo Milanesi, 23 settembre 2022

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