La nuova sfida di Elon

Elon Musk, nuovo colpo a Big Tech: ora vieta lo smart working

Il fondatore di Tesla attacca il “lavoro agile”. E fa irritare di nuovo le “anime belle” di sinistra

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Elon Musk non è solamente un imprenditore di successo, l’uomo più ricco del mondo. È anche un uomo pubblico che, con le sue uscite nette, taglienti, sempre controtendenza, provoca, fa discutere, divide. “Il lavoro a distanza non è più accettabile”, ha scritto in una e-mail diretta ai manager della sua azienda, la Tesla, ribadendo poi il concetto su Twitter aggiungendo che chi non è d’accordo a tornare in fabbrica “dovrebbe andare a lavorare da qualche altra parte”. Frasi che hanno creato una serie di corto circuiti fra i ben pensanti, mettendo in crisi non poche delle retoriche dominanti.

Come, ci si è chiesti, proprio lui che è l’imprenditore più “visionario” che possa esserci, e che guarda al futuro più ipertecnologico, vuole ristabilire il vecchio e “alienante” lavoro di fabbrica, il perno della vecchia impresa e della old economy? Perché vuole i suoi dipendenti in azienda? Per controllarli e sfruttarli meglio, facendo quello che è il suo mestiere, il padrone, o perché è contrario alla desocializzazione che è conseguenza dello smart working e che è situazione altrettanto alienante del lavoro di fabbrica? Oltre, ovviamente, a permettere un controllo ancora più pervasivo degli individui, non da parte del classico padrone ma della società nel suo complesso (e dallo Stato che ne è il braccio politico).

Oppure Musk ha voluto mandare un messaggio a chi, dopo i vari lockdown, si rifiuta di tornare alla normalità e anzi “benedice” il virus perché ci ha permesso di scoprire una nuova dimensione accelerando il processo di transizione verso una “nuova normalità”? Nei prossimi giorni, probabilmente, non pochi opinionisti si cimenteranno in questa sorta di ermeneutica muskiana e diranno la loro. E forse lo stesso magnate interverrà e chiarirà ancora meglio il suo pensiero.

Intanto, a noi non ci resta che osservare che ancora una volta Musk ha fatto irritare le “anime belle” di sinistra, e le stesse altre aziende (in primis quelle dell’Hi Tech) della Valley che strizzano loro l’occhio. Retoriche come quelle della creatività, della sostenibilità, della libertà, della resilienza legate al “lavoro flessibile”, del “tempo conquistato per sé stessi” che il bravo capitalista favorirebbe per i suoi dipendenti, non sono altro che ipocrisia. E i pasti nella vita non sono gratis (come da noi pensa qualche pentastellato) e i privilegi vanno conquistati con il lavoro, ad ogni livello. “Potrei starmene a bere Mai Tai con delle modelle nude – ha detto in passato – ma invece me ne sto qui con voi”. Musk sembra volerci dire: “discutiamo pure di smart working, ma per favore: non prendiamoci in giro!” E ognuno faccia il suo mestiere!

Corrado Ocone, 2 giugno 2022

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