Cultura, tv e spettacoli

Epidemia tra i vip: dilaga la sindrome dei bimbiminkia

Victoria dei Maneskin confessa di avere la Fomo

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Marianne Faithfull stava a Mick Jagger come Giorgiadeimaneskin sta a Damianodeimaneskin e l’eroina stava a Marianne come la vulvodinia, che non sta in Transilvania, sta a Giorgia ecc.ecc. Mentre l’alcolismo stava a Kim Deal dei Pixies come la Fomo sta a Victoriadeimaneskin. Cioè una malattia da bimbaminkia, con la k, che sarebbe la paura di perdersi qualcosa, qualsiasi cosa, e quindi uscire sempre, a prescindere, per qualsiasi cagata, non importa a far cosa o meglio sì che importa: a farsi riconoscere, ah ma tu sei Victoria con la C che ha la Fomo, oddio oddio.

Fomo sarebbe l’acronimo di fear of missing out e non ce l’hanno i bambini a perdere delle miniere in Cina o in Africa ma le signorine con le tettine coperte dai cerottini che qui dicono che c’è il fascismo e non sanno assolutamente suonare il basso ma fanno molte pose. Victoria de Angelis dunque si racconta a Radio Deejay, yeeeah, e, tra una posa rrruock e l’altra, comes clean, si racconta: Victoria dice tutto, gringo! “Devi sapere che io sono la peggiore Fomo del mondo (eh?), pure se sono stanchissima devo uscire ogni sera bla bla bla”. Repubblica – what else? – la piglia sul serio, o finge, e mestola il pippone sulla complessa sindrome connessa con la dipendenza da smartphone, in quanto questi nostri giovani vivono male “per la preoccupazione sempre più diffusa di essere tagliati fuori”. Devi sapere?

Tagliati fuori da che? Trattasi di capricci: voglio andare a più feste, più vetrine, più occasioni contemporaneamente ma siccome non ho il dono della bilocazione come padre Pio, allora do fuori di matto. E son problemi, eh. Problemi per i giovani piddini che occupano la Sapienza al grido “Lotta Discontinua!” e, per il ponte, sospendono baracca e burattini per rifugiarsi a Capalbio dove la servitù li ristora dopo le ultime 48 ore di aspre lotte con la grammatica, l’igiene e il sonno indotto da canne e cannoli.

Tipo che uno di questi vorrebbe essere ad okkupare contemporaneamente il liceo, l’ateneo, il gineceo (cosa c’entra? Niente, ma non mi veniva altra rima) e siccome non ce la fanno, sclerano. Siccome Repubblica ha deciso, oltre che di suicidarsi come si sta vedendo (anche lì scioperi che volano a tutta manetta, per cacciare il disastroso “Molinaui”), anche di contribuire ad ammazzare il partito di riferimento agonizzante, decidono di raschiare il fondo del barile e scrivono: grazie Victoria con la C, a nome dei tanti genitori pariolini preoccupati, che hai finalmente strappato il velo su una dipendenza così drammatica, ma pur sempre raffinata.

Una cura ci sarebbe: alla Renato Pozzetto, con Paolone, il ragazzo grasso e viziato che si lavava i denti con la pasta d’acciughe e aveva la bocca che sembrava una pizza. Ma non è chic, e poi sui Maneskin non si può, non sono mica i figli della Meloni loro, sono gli alferi della gender cancel woke culture, quindi non si toccano. Quando penso che Iggy Pop si amputava lacerti, brani di carne tenuti su con lo scotch, e questi menano la fava con le Fomo.

Voi direte: segno dei tempi. Va bene, ma che tempi sono? E davvero un quotidiano può esaltare una insopportabile aspirante rockstar che si inventa il disagio della notorietà multitasking. E bisogna pure ringraziarla? Victoria con la C che vive malissimo perché ha paura di perdersi qualcosa è la Antonella Viola della Fomo.

Insomma, questi tizi sono insopportabili: vedete di crescere, e poi tornate se avete qualcosa da darci. E se pure girate il mondo a botte di Spotify, guardate, questo non ha niente a che fare con chi il rock lo respira da prima che i vostri genitori s’impegnassero: questi non hanno niente di musica e a maggior ragione di rock, che è qualcosa di pericoloso, di insano, di viscerale. Hanno sempre di quelle patologie! E una ha i pruriti, e quell’altra ha la paura di stare a casa una sera, e quell’altra ancora non sa che sesso le pare nei prossimi 15 minuti, e tutti guaiscono contro il mondo cattivo che intanto li premia anche se non sono buoni a niente, anzi proprio in quanto buoni a niente.

Ozzy pensaci tu, stacca a morsi la testa a un pipistrello di Wuhan e poi sputaglielo addosso: questi petulanti Peter Pan hanno rotto le palle, ma di brutto. Poi sono contagiosi: manco io, dovendo occuparmi di loro, riesco a perdermi una sola occasione. E lo so che c’è di più grave, ma perdio uno che dal rock è stato intossicato a 14 anni, ha rovinato più cose nella vita di quante potranno mai scoprirne questi quattro, e non ha ancora finito e non potrà mai redimersi e lo sa, perché il rock è una dannazione che non si finisce mai di scontare, come fa a resistere, come fa a starsi zitto?

Max Del Papa, 30 ottobre 2022

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