Cultura, tv e spettacoli

“Esperienza gay, ma non carnale”. Ahó Favino, facce ride

Ormai tutti fanno a gara a definirsi sessualmente fluidi: se non hai avuto un dubbio omo non sei nessuno. E poi: perché ce lo raccontano?

favino omosessuale

“Alexa, perché hanno tutti la mania di essere fluidi?”.
“Per durare”.
“E perché tutti vogliono durare?”.
“Per essere fluidi”Vi abbiamo trasmesso: orizzonti della scienza e della tecnica artificièle e digitèle, disgazièti maledètti. Eh, sì: se ci pensi è curioso, ma non ne trovi mezzo che rinunci a definirsi sessualmente incomprensibile, tipo le tartarughe di Lino Banfi. È il nuovo comandamento woke che non risparmia sportivi, politici, cantanti, attori. E ti pareva se poteva mancare l’attore più inflazionato del momento. “Alexia, perché Favino sta sempre in mezzo alle palle?”.
“Perché rappresenta er Piddy”. E allora, nel magico splendore di Cinecittà, ecco a voi la fluidità ben temperata di Pierfrancy: starring Favino, costarring The Piddy. Che uno dice: chemmenefregamme: sbagliato: Little Fava cammina nel senso della storia, un po’ post e un po’ pop marxisticamente, e si premura di farci sapere che pure lui…

Ma qui occorre un breve excursus storico. Questa smania di raccontarsi sotto o in mezzo alle lenzuola in effetti parte di lontano, con la presunta liberazione sessuale dei tardi sessanta, subito mutata in rivoluzione consumistica: il sesso ha sempre fatto vendere, dai tempi degli assirobabilonesi, la gente ha diritto di sapere, signora mia. C’era una volta lo sdoganamento, olè: se certe robe le fanno loro, perché noi no? E il mercato si gonfiava, l’affare s’ingrossava e per un Alberto Sordi o una Monica Vitti che educatamente si sottraevano, “sono affari miei”, millant’altri si sentivano in fregola: io faccio così e cosà, lo faccio oggi qui, domani là, nel mentre dico questo e dico quello. Ma tutti, eh. Con effetti per lo più imbarazzanti. Strano all’apparenza, i più riservati erano anche i più chiacchierati: Renato Zero, Amanda Lear. Per forza, dovevano difendere “il mistero, l’ambiguità”: gli altri, via, a valanga, trascinati dalle Ciccioline en politique.

La consacrazione, se vogliamo, la sancì Christian de Sica in Vacanze di Natale, 1983 e dintorni: la mamma trucidona ripulita che si dispera, “c’avemo er fijo froscio!” e lui che imperturbabile – “Zantolin! Ehm… la mutanda!” – la corregge: “Moderno, mamma: moderno!”. Basta, era la fine della storia, non restava più niente da dire. Tutto quanto ne sarebbe seguito era solo trita ripetizione, consunzione di una acquisizione, compresa la mesta epigona Luxuria, dal Muccassassina al “muchela, che hai stufato”, ma pure quella, quello, come vi pare, ci ha tirato la vita con ‘sto fumo negli occhi. Adesso tutti e non è certo per epater le burgeois, perché a questo punto della storia casomai ad epater è solo chi ha il coraggio dell’improntitudine: non ho mai tentennato, mai avuto dubbi, sono uomo (o donna) di radicate inclinazioni e non cambio attitudine né canale. Ma se ne trovano ancora? Perché, attenzione, ormai la fluidità ha contagiato anche la destra fantasma, che crede in Greta e spreca soldi in ogni fluidità inutile, energetica, climatica, smutandona. Tu chiamalo, se vuoi, durare, anche questo.

Esautito l’excursus, a alla fine arriva Little Fava. Sempre in quel modo peloso, da “ho anche tanti amici ebrei”, quanto a dire sono della causa ma non chiedetemi le prove. Sì, Pierfrancesco ha avuto il dubbio, che je rodeva dentro, ma alla fine non è seguita la prova del (6)9: è rimasto tutto teorico. Vabbè, così so’ bboni tutti, è sempre la solita storia dell’imperituro Ricucci, fare er frocio cor culo degli altri. Troppo facile. In quest’orgia potenziale, questa tempesta imperfetta di coiti fluidi interrupti, questi qua io si fiondano con la cintura di castità nella mente: io vorrei, non vorrei, ma se vuoi… E però no, mi fermo prima, io scendo qua, Maria, chissà Little Fava come ha fatto a togliersi il sospetto se non è andato fino in fondo.

Però ce lo fa sapere perché, sapete, il divo ha i suoi doveri: “Un uomo più grande di me” si apre col Corriere, molto disponibile, “mi corteggiava, e io ho voluto togliermi un dubbio per non portarmelo dentro tutta la vita”. Ha fatto bene, tenerselo dentro una vita intera può essere in effetti fastidioso. “L’ho sciolto [il dubbio, si presume], ho capito che omosessuale non lo ero”. E che je voi dì? Alleluja? O vergognati, con ‘sti chiari di luna? Segue pistolotto del Favino, che non è un ossimoro e semper absit injuria verbis, su “quel tempo ingrato in cui se ti credevi gay era tutto più difficile, adesso per le giovani generazioni è molto più semplice”. Osanna, non fosse che è una distorsione ciclopica, del genere CO2, Greta e simili.

Adesso, se mai, le giovani generazioni si ritrovano obbligate a dubitare, costrette a non scegliere, violentate psichicamente a sentirsi cosa non sono, educate fin dall’asilo allo smaltino e al rossetto unisex consumistico e al dubbio favinesco, le scuole rigurgitano di adolescenti che si credono qualcosa, poi non si credono più, però nel frattempo, a differenza di Favino, la faccenda è andata più o meno in fondo, a volte pure tramite pedagoghi criminali, chirurghi infami, dottori Stranamore che inibiscono gli ormoni, o li sovreccitano, e questa adolescenza usata da cavia per forza di cose schianta, a 18 anni, anche meno, hanno già la disperazione vissuta dei sessantenni e non sanno più da dove ripartire. Prede di incubi, di rimorsi, di sensi di colpa, evirati di quel magnifico mistero che è il sesso. E allora giù altre pillole, psichiatri, analisti, giù col Freud d’accatto, tutto serve a spremerle, ‘ste povere anime. Quindi no, non è più facile, è una facilità obbligata, millantata, e in definitiva devastante e schifosa. Non ci fanno più scegliere la macchina, figurarsi la natura. Ma l’intellettuale divetto di Cinecittà si sente in dovere di pontificare dall’alto della sua morale fluida: “Non si può prendere in giro il pubblico, il pubblico per noi è sacro”. E millantare un’attitudine omosessuale solo per pubblicizzare un film che prende a pretesto una tragedia di guerra per lanciare il migrazionismo irresponsabile per sabotare la Meloni, come lo chiami, Little Fava?

Max Del Papa. 28 ottobre 2023