Eva Kaili esce di prigione (finalmente)

La decisione dei giudici in Belgio: l’ex vicepresidente del Parlamento Ue, arrestata per il caso Qatargate, va ai domiciliari

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Eva Kaili esce dal carcere, finalmente. L’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, arrestata in pompa magna nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate, torna a casa. I giudici hanno disposto per lei gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico. Bene. Bravi. Bis. Ci voleva così tanto?

Già, perché Eva Kaili intanto si è fatta quattro mesi di prigione da innocente. Innocente non solo perché lei continua a dichiararsi tale (“Non ha confessato reati che non ha commesso”, dice oggi il suo avvocato) ma perché lo è fino a prova contraria, secondo il principio cardine della cultura giuridica occidentale.

Una cultura giuridica che in Italia, ma evidentemente non solo, da qualche anno dimostra di essere sconosciuta ai più. Eva Kaili era l’ultima persona rimasta in carcere tra tutte le persone coinvolte nello scandalo delle tangenti europee. La scorsa settimana hanno ottenuto i domiciliari Antonio Panzeri, l’eurodeputato Marc Tarabella e pure il fidanzato della Kaili, Francesco Giorgi, era riuscito a ottenere i domiciliari. Al netto di Andrea Cozzolino, che attende l’udienza per l’estradizione, mancava solo lei, madre di una bimba di 26 mesi, l’unica a quanto pare a non aver “cantato”.

Su questo sito lo avevamo detto sin dall’inizio, quando lo scandalo tangenti era caldo e l’ardore giustizialista bello alto. Eva Kaili andava scarcerata perché madre di una figlia di meno di due anni, perché era (ed è) irrazionale costringere una bimba a vedere la mamma solo due volte al mese peraltro in un luogo sconosciuto come il carcere di Haren. Certo, alla bella greca hanno trovato secchi di soldi in casa e immaginare che sia una santa può apparire difficile per molti. Tuttavia lei sostiene non fossero i suoi, pensa di essere stata ingannata dal compagno, giura di non essere stata corrotta e di non sapere da dove venissero tutte quelle banconote. Vero? Falso? Poco importa, adesso.

Il punto è che Eva Kaili non poteva fuggire, non aveva alcun modo per reiterare il reato o per inquinare le prove. Infatti non è più la vicepresidente dell’Europarlamento, è stata espulsa dal suo Partito, appare sputtanata politicamente e risulta ormai innocua per la società. Oltre ad essere, come dicevamo prima, tecnicamente innocente. I domiciliari sarebbero stati sin da subito una misura più che sufficiente a permettere il sereno svolgimento del processo. Ma giudice istruttore belga Michel Claise ha preferito il carcere preventivo e le manette. Il cui tintinnio piace a tanti. Anche quando di mezzo c’è una bambina.

Giuseppe De Lorenzo, 12 aprile 2023

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