Politica

Febbraio 2022: cosa succederà alla politica italiana

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Dobbiamo prepararci ad un vero e proprio “big bang” della politica italiana. A febbraio, infatti, con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, salteranno gli equilibri tra e dentro i partiti, partendo proprio dal Pd di Letta, in cui nessuna delle due anime è in grado di far eleggere in autonomia il successore di Mattarella. A meno che, i “laboriosi Zampetti” del Quirinale non convinceranno il Presidente a restare, magari anche con il voto di Fratelli d’Italia. Ma i malumori, soprattutto tra i giuristi, crescono, e il ‘siciliano silente’ ne è consapevole, tanto che punta su Marta Cartabia che confermerebbe tutti i suoi. Dall’attesissima quarta votazione, per centrare l’obiettivo di 508 voti, ad oggi al centrodestra ne mancano solo 55, mentre al centrosinistra anche di più, contando che, tra i 5Stelle in maniera evidente e nel Pd in maniera sommersa, è in corso una diaspora interna pronta ad esplodere. Si creerà dunque, così come è già avvenuto, una nuova (ennesima) maggioranza che, sul tipo di quella Ursula (Forza Italia, Pd, Italia Viva, M5S), determinerà il nuovo Capo dello Stato.

Nuova legge elettorale e rimpasto

Una maggioranza che potrebbe far approvare, in un secondo momento, una legge elettorale in senso proporzionale, proprio per indicare nuovamente Mario Draghi premier, questa volta democraticamente eletto pur senza fondare un suo velleitario partito. Il ricordo di Monti è ancora vivo. Idea che gli avrebbe sussurrato Angela Merkel nel recente tête-à-tête nel roof di un albergo romano. Draghi, pur volendo scappare da Palazzo Chigi, si rende conto delle insidie nella corsa per il Colle e pretenderà solo un rimpasto di governo nei Ministeri chiave per il Recovery plan, a partire dall’inerte Enrico Giovannini al Mit e da Federico D’Incà, il quale, pare, complica piuttosto che agevolare i rapporti con il Parlamento.

Gli affanni del centrodestra

Resta però, in qualunque ipotetico scenario, l’incapacità del centrodestra non solo di restare unito ma anche di sembrarlo. La Meloni e Salvini paiono davvero i capponi dei Promessi Sposi che, come scrive il Manzoni, “s’ingegnavano a beccarsi l’un l’altro, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. Giorgia dà l’impressione di aver pensato solo al ‘sorpasso’ sul Capitano. Salvini, da par sua, anziché indire dei congressi per riaffermare leadership e amalgamare Lega del Nord con Lega del Sud, si è messo a punzecchiare Draghi, peraltro molto amato dalla sua gente, forse in ottica anti Meloni ma senza rendersi conto che così spinge il Premier nelle braccia del Pd.

Berlusconi, che al contrario ha dato prova di moderazione, ha tuttavia partecipato anche lui alla scelta perdente e forse scellerata di candidare a Milano il pediatra di Licia Ronzulli, ingombrante ‘cocca’ del Capitano.

La prova della Legge di bilancio

Un centrodestra che a giorni verrà nuovamente messo alla prova dalla Legge di bilancio. Salvini giocherà sulla difesa strenua di quota 100, in una battaglia che rischia di perdere come accaduto sul no al green pass. Giorgia Meloni cavalcherà l’onda del “nessuna tassa sulla casa”- materia più di delega fiscale che di finanziaria- e della revisione degli ammortizzatori sociali. Forza Italia, invece, punterà tutto sul taglio del cuneo fiscale. Tre visioni che raccimoleranno qualche strapuntino.

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