Rassegna Stampa del Cameo

Gioco: prendiamo 4 parole chiave e costruiamo 2 fake truth

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Sia chiaro, questo scritto è puro divertissement di un tale che ha tempo da perdere per scrivere e di chi lo ha per leggerlo. L’obiettivo all’apparenza è serio: indicare le modalità per creare una fake truth double face sul Cancro e sull’America, partendo da una notizia assolutamente vera perché comparsa (quindi certificata) su una prestigiosa rivista scientifica di medicina. L’ho presa da The American Journal of Medicine, la rivista ufficiale di AAIM. Nel numero di maggio 2018 esce questo articolo: “Negli Stati Uniti, dopo due anni di cura di un cancro, il 42% dei pazienti ha dilapidato i risparmi di tutta la vita” . Mi piacque all’istante. È uno di quei casi in cui il titolo riesce a inglobare ed evidenziare la notizia. Notizia, almeno per me, sconvolgente.

Il contenuto scientifico dell’articolo non interessa, il titolo basta e avanza. Le quattro parole chiave del titolo: “cancro”, “cura”, “42%”, “risparmi di una vita”, sono esaustive. E allora via al divertissement. Due le opzioni per creare due fake truth double face, politicamente speculari, a seconda del giornale alla quale è destinata.

Giornale 1. Vogliamo buttarla in politica, ma metterla in modo da compiacere i nostri lettori che sono globalisti e filo élite? Allora svolgiamo il tema di come convenga investire sul business della sanità privata, che grazie anche all’invecchiamento della popolazione, al turismo oncologico di riccastri cinesi e indiani, per le nostre aziende ospedaliere (private) avrà fatturati in crescita e conseguente esplosione delle valutazioni di Borsa. Bene investire sui farmaci salvavita: hanno un grande futuro, stante i loro prezzi che ne riservano l’uso solo a clienti top (sono il tartufo d’Alba dei medicinali). Meglio soprassedere che il 42% dei pazienti abbia dilapidato in due anni tutti i risparmi di una vita per curarsi, suona male, meglio insistere sulla potenza della scienza che può esplodere solo grazie al mercato.

Giornale 2. Vogliamo buttarla in politica, ma metterla in modo da compiacere i nostri lettori che sono populisti o para marxisti? Allora conviene picchiare subito duro sul ritorno a uno stato sociale primitivo al quale questo modello culturale-politico-economico sta riducendo le classi medie e povere, alla scomparsa definitiva proprio della classe media e all’aumento della povertà assoluta, se bastano due anni di cura di un singolo componente per privare una famiglia di un patrimonio accumulato da tutti loro durante l’intera vita. E ancora … questo è il modello che ci ha riportano nella giungla liberista e all’inciviltà strutturale che la connota. Sottolineare come in pochi anni, non solo muori (e questo può starci), ma diventi un clochard solo perché hai dovuto curarti, e questo è inaccettabile. Una battuta sulla futura eutanasia di Stato per i poveracci non sarebbe male.

Questo, ripeto, è un divertissement di un vecchio signore che si ritrova un amore senile per il giornalismo, assolutamente certo che nessuno di noi farà mai atti così professionalmente spregevoli come quelli sopra descritti. Serve solo per farci riflettere, e non dimenticare mai che la comunicazione è dinamite. Noi giornalisti perbene dobbiamo guardarci, certo dalle fake news, anche se ormai a loro siamo attrezzati, mentalmente e professionalmente, ma soprattutto non diventare produttori (inconsapevoli o meno) di fake truth. Queste sono viscide, subdole, un pericolo mortale, come le mosche portatrici di malattie.

Mi ricordano l’infanzia in Garfagnana (e pure Francesco Guccini), quando le mosche non ci lasciavano vivere, in cucina la zia faceva la ricotta, loro a sciami l’aggredivano. A un certo punto si stufava, appendeva sulla trave un piccolo cilindro di una carta giallina, viscida, gommosa, con una sostanza acre che le attirava. Appena si era srotolata, tutte finivano lì, accatastate una sull’altra, da perfette idiote. La zia mi faceva allora salire sulla sedia impagliata, staccavo dalla trave il cilindro ed ero autorizzato a gettarlo, con tutto il suo carico di morte, nel fuoco di castagno. Ero orgoglioso, avevo difeso la zia e contribuito a eliminare i cattivi.

È quello che dovremmo fare noi ogni giorno con le potenziali fake truth, fiduciosi che se del caso, in ultima istanza, comunque le butterà nel fuoco il direttore.

Riccardo Ruggeri, 18 ottobre 2018

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