Gli estremisti dell’accoglienza fanno un favore agli scafisti

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I migranti morti durante le traversate illegali dei mari hanno una causa e un mandante morale. La causa è rappresentata dagli scafisti, i trafficanti di esseri umani che speculano sulla disperazione pur di lucrare e intascare profitti insudiciati dal sangue. I mandanti morali dei lutti, che si consumano nelle acque torbide del business del mare, sono gli estremisti dell’accoglienza, quelli che per ragioni ideologiche non vogliono governare il fenomeno dell’immigrazione, essendo fanatici di un messaggio ipocrita di ospitalità avulso avulso dalla realtà e dai parametri della sostenibilità.

Immigrazionisti…

Per i chierici del politicamente corretto razionalizzare i flussi migratori significa manifestare un’indole xenofoba, qualsiasi istanza di conferire ordine al fenomeno tumultuoso dell’immigrazione equivale ad un pregiudizio razziale come se l’Italia avesse una capacità illimitata di accoglienza. I fautori della visione immigrazionista, nel loro delirio delle porte spalancate e dell’indulgenza acritica nei confronti delle Ong, incoraggiano e suggestionano le partenze costituendo “fattori di attrazione”. Il cruscotto statistico del Ministero dell’Interno ci informa che i migranti sbarcati al 18 settembre sono 21.417, mentre nello stesso periodo del 2019 eravamo a 6.543, di cui 8.645 di nazionalità tunisina e 3.105 di origine bengalese. Dunque, oltre il 50% degli arrivi non provengono da teatri di guerra e non possono godere dello status di profughi, qualificandosi come clandestini perché non detengono i titoli che legittimano il loro ingresso.

All’accordo di Malta, celebrato con enfasi dal ministro Lamorgese, quali risultati si possono ascrivere nella ripartizione dei migranti? Alla missione diplomatica del ministro Di Maio a Tunisi, a parte l’erogazione di 11 milioni di euro alle casse tunisine, quale obiettivo concreto nella limitazione delle partenze si può riconoscere? Entrambi si stanno rivelando fallimentari e utili solo a provocare uno scialbo impatto scenografico senza aver generato le soluzioni sbandierare come imminenti.

Sicilia assediata, lampedusani stanchi

L’isola siciliana di Lampedusa continua ad essere assediata dagli sbarchi con il governo Conte impotente nel garantire una protezione ai lampedusani, che sono stanchi di subire il depauperamento economico di uno straordinario patrimonio naturalistico ormai degradato nella sua vocazione turistica a causa della pressione incontrollata del fenomeno migratorio. Sull’isola sale la tensione con l’esasperazione che si declina nella protesta spontanea dei cittadini che avvertono lo smarrimento di abitare «nell’isola che non c’è», che canta Edoardo Bennato, essendo stata trasformata in un’area di ricovero senza quelle regole e precauzioni che in tempo di Covid non si possono ignorare. «Il silenzio di Conte fa paura», ha dichiarato il sindaco di Lampedusa Totò Martello che da tempo, insieme al governatore Musumeci, chiede che venga decretato lo stato di emergenza senza ottenerlo.

Europa solidale: sì, ma solo a parole

L’Italia deve recuperare un protagonismo geo-politico nel Mediterraneo affinché non soggiaccia ai processi che si sviluppano nell’area, ma li incanali in un percorso di sostenibilità nel rispetto dell’interesse nazionale. Senza un meccanismo di redistribuzione vincolante dei migranti l’emergenza è destinata ad impattare unicamente sui Paesi rivieraschi come l’Italia, che è aggravata sia economicamente che logisticamente dal processo incontrollato dell’immigrazione.  L’Europa si dichiara solidale, ma nei fatti si sottrae all’applicazione della condivisione del fenomeno migratorio che, peraltro, ha mutato la sua tipologia includendo soggetti  provenienti da Paesi che non conferiscono il titolo di richiedenti asilo per la concessione dello status di rifugiato.

Nonostante le enunciazioni della burocrazia europea, anche in merito alla modifica del Regolamento di Dublino, l’Italia rischia di continuare ad essere un campo profughi che magnetizza gli arrivi in un quadro di isolamento che esaspera il processo unilaterale del fenomeno migratorio.

Andrea Amata, 21 settembre 2020

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