Gli Usa di Biden e le etichette politicamente corrette

23.4k 13
gian food black owned

Tutti (i media del giornale unico) plaudono al nuovo corso del presidente Biden, prossimo alla santificazione. Intanto, con una serie di ordini esecutivi, il neopresidente ha:

1. Cancellato alcune norme per tenere bassi i prezzi di alcuni prodotti medici come l’insulina;

2. Cancellato la costruzione dell’oleodotto Keystone con migliaia di posti di lavoro persi… (ma tanto si tratta della working class che in gran maggioranza ha votato per Trump…).

3. Per pagare pegno ai militanti trans, Biden ha emanato un ordine contro la discriminazione per identità di genere. Diverse femministe Usa si sono allarmate. Si è parlato di “cancellazione dello sport femminile”. Forse un iperbole, ma di sicuro una vittoria per tutti gli atleti transessuali che si identificano come donne e che ora potranno stravincere nelle categorie sportive femminili. A tutto ciò, aggiungiamo pure i caccia cinesi che hanno salutato il nuovo presidente violando più volte lo spazio aereo di Taiwan.

Il supermercato che “etichetta” il produttore

Nel resto del paese invece avanza il politicamente corretto, il vero vincitore, ammettiamolo, di queste elezioni. Giant Food, una catena di supermercati americana, ha avuto una bella trovata. Ora, quando acquisterete una qualsiasi marca di prodotto dai loro scaffali, sarà esposta questa informazione supplementare: il colore della pelle del proprietario. “Black Owned!”. Perché nell’America illuminata (“Woke”) del politicamente corretto le melanzane le coltivano meglio i neri. Giant Food ha annunciato che le “nuove etichette informeranno i clienti sui prodotti di aziende che appartengono a donne, neri, asiatici-indiani, ispanici, Lgbt e veterani” (The labels will inform customers about items from companies that are women, Black, Asian-Indian, Hispanic, Lgbt, Asian-Pacific or veteran-owned).

Le categorie svantaggiate “dimenticate”

La categoria “veterani” potrebbe non dispiacere ai clienti più conservatori. Notiamo però il “veterano” è l’unico ad aver fatto o essersi meritato qualcosa. Tutte le altre categorie, care alla sinistra identitaria, sono tutte caratteristiche pertinenti all’individuo fin dalla nascita. È una società più giusta quella in cui il colore della pelle o i gusti sessuali del proprietario di un brand sono diventati importanti nella scelta di un detersivo? I maschi bianchi sono discriminati (ma tanto votano in maggioranza repubblicano), ma a ben vedere anche gli ebrei mancano dalla lista… Non si parla di arabi o musulmani… è discriminazione nei loro confronti? Un australiano di origine vietnamita, per quelli di Great Food, rientra nella categoria Asian, anche se proviene da un paese con il Pil pro capite più alto al mondo?

Qualcuno si ostina a considerare queste operazioni come dei “lodevoli tentativi per sostenere gruppi svantaggiati” (ma gli asian in America già guadagnano in media più di un bianco). Ma allora perché non ci si limita a sostenere i poveri e gli svantaggiati, come voleva la sinistra di una volta, invece di suddividere i cittadini secondo linee etniche. Perché in America ci sono milioni di neri upper e middle class e milioni di bianchi molto più poveri di loro.

Di tutto ciò in America almeno se ne discute (anche se i media mainstream sono saldamente in mano ai democratici). In Italia, il giornale unico, per quanto riguarda l’America, è ancora più unico. I vari Friedman, Severgnini piangono lacrime di gioia al pensiero della “fragile democrazia” salvata per un soffio da Biden. Chissà perché questi cantori della democrazia all’estero, sono gli stessi che qui sostengono un’alchimia parlamentare dopo l’altra per non farci votare.

Stefano Varanelli, 27 gennaio 2021

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version