Cronaca

Green pass dal tabaccaio, il governo fa dietrofront sui controlli

green pass tabaccaio

A seguito della dura presa di posizione di tabaccai, che da sempre svolgono il ruolo di esattori dello Stato tassatore, sul controllo del green pass ai clienti, il governo compie una clamorosa retromarcia. E dal momento che oramai in questo squinternato Paese le norme si fanno attraverso le cosiddette Faq, lo stesso governo si è apprestato a pubblicarne una che stravolge completamente la norma in oggetto, coinvolgendo anche il resto delle attività di vendita al dettaglio.  In particolare, in questa sorta di proclama digitale si stabilisce che “i titolari delle attività commerciali che non vendono beni di prima necessità, e quindi non solo i tabaccai, non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali”.

Quindi dal primo febbraio, quando scatteranno ulteriori tagliole liberticide per chi non si vaccina, tabaccai e gli altri commercianti non avranno più l’obbligo, bensì esclusivamente la facoltà, di indossare i panni degli sceriffi sanitari.

Ora, sul piano concreto gli stessi commercianti possono tirare un sospiro di sollievo, mentre per i resistenti al lasciapassare sanitario si amplia leggermente il loro residuo spazio di libertà costituzionali. Ma questa ennesima distinzione tra cittadini commercianti, in questo caso più uguali degli altri a discrezione, rappresenta l’ennesimo pasticciaccio brutto di una gestione della pandemia democraticamente insopportabile. Gestione che vede nello stesso green pass il fulcro di una fallimentare strategia di contenimento dei contagi che sta avendo l’unico effetto di abbattere i consumi. Tant’è che, secondo uno studio della Confesercenti, questi ultimi registrano un calo mensile che sfiora il miliardo di euro.

Tutto questo rappresenta il frutto avvelenato di simili misure le quali, insieme ad una incessante comunicazione del terrore, ha svuotato i negozi, i bar e i ristoranti italiani, mandando sull’orlo del fallimento migliaia di attività produttive.

Claudio Romiti, 29 gennaio 2022

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