I 3 lati oscuri dei bitcoin

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Ispirato alla interessantissima live-chat della Zuppa di Porro sui bitcoin, vorrei aggiungere alcune riflessioni, diciamo cautelative. Chi scrive ha investito sui bitcoin e quindi è della partita.
Però credo sia anche necessario essere consapevoli di alcuni aspetti critici non tanto delle crypto in generale, quanto proprio di bitcoin, la valuta sulla bocca (se non nel wallet) di tutti. Sono tre punti. Il primo è il più lungo ma spiega tante cose. Seguitemi.

1. Costi energetici esagerati. Il costo energetico per gestire il sistema bitcoin è, già oggi, suppergiù equivalente al consumo energetico annuale di un paese come la Polonia. Questo è un dato ben conosciuto. Quello di cui si è poco consapevoli è che questi costi energetici, già di per sé alti, sono di fatto uno spreco energetico con pochi precedenti nella storia dell’economia mondiale. Per capirlo bisogna spiegare come vengono creati (cioè “minati”) i bitcoin. Scopriremo un sistema all’apparenza astruso e barocco ma con una sua geniale logica. I bitcoin sono una moneta virtuale e disintermediata. Se l’intermediario (cioè la banca) non c’è, chi verifica l’integrità e la correttezza delle transazioni?

Lo fanno i cosiddetti miner, cioè degli utenti che collegano il loro “computer” alla blockchain di bitcoin e forniscono potenza di calcolo al sistema. Questa potenza di calcolo serve a tenere aggiornato e verificato l’enorme registro di tutte le transazioni effettuate con i bitcoin. Cosa ci guadagnano questi miner? Vengono pagati in bitcoin. Ogni 10 minuti circa il sistema crea nuovi bitcoin (oggi 12,5 bitcoin, il premio si dimezza ogni 4 anni) che vengono assegnati ad uno dei miner. Un sistema quindi piuttosto ingegnoso: il modo con cui vengono creati nuovi bitcoin è lo stesso con cui si incentiva gli utenti a partecipare e far funzionare la blockchain.

Ma come viene scelto il miner vincitore? Semplificando un po’, il sistema, con un minimo di casualità, tende a premiare i miner che più contribuiscono con potenza di calcolo al sistema. Questo innesca una competizione tra i miner, incentivati a dotarsi di potenza di calcolo sempre maggiore per battere la concorrenza. I singoli computer non bastano più e si passa a macchinari dove sono collegati in serie migliaia di processori, facendo lievitare i consumi energetici.

Siamo al punto cruciale. In questo modo viene consumata molta più energia di quella che servirebbe semplicemente per verificare e tenere aggiornate le transazioni su bitcoin. Tutta l’energia serve a battere gli altri miner e arrivare “primo” nell’assegnazione dei nuovi bitcoin, in una continua corsa al rialzo. Dopotutto, parliamo di 12,5 bitcoin, alle valutazioni attuali circa 560 mila euro, in palio ogni dieci minuti. Consideriamo pure che il sistema, per mantenere stabile la creazione di bitcoin ogni circa 10 minuti, aumenta automaticamente le difficoltà di calcolo in maniera proporzionale alle capacità di calcolo dei miner. Un vero pozzo senza fondo di consumi energetici, alimentato per giunta dalla pura avidità.

Evidentemente i misteriosi e geniali creatori di bitcoin non avevano in cima alle loro preoccupazioni il problema della sostenibilità ambientale. Strano però che i millennials tanto amanti di Greta Thunberg, chiudano entrambi gli occhi su questo aspetto bitcoin. A questo punto, vi potreste anche chiedere cosa succederà quando l’ultimo bitcoin (ne è previsto un numero finito) sarà stato creato e i miner non avranno più interesse a verificare le transazioni dei bitcoin. In effetti è un problema. Però accadrà tra 120 anni, quindi vedremo…

2. Riserva di valore. Il bitcoin, si dice, è la versione tecnologica dell’oro. L’oro è stato storicamente il bene di rifugio per eccellenza per tanti motivi. Tra questi c’è il fatto che l’oro non è un oggetto virtuale, ma un materiale con diversi usi pratici, dalla gioielleria alla tecnologia. Questo implica che il suo prezzo non potrà mai scendere a zero e dà garanzia al suo valore. Bitcoin ha dalla sua tante qualità: la possibilità di avere una moneta funzionale senza intermediari avrà sempre un suo valore. Così anche il potenziale anonimato, la difesa dall’inflazione ed eventualmente dal fisco.

Ma attenzione. Queste caratteristiche non sono esclusive di bitcoin. Fanno parte della tecnologia blockchain ormai condivisa da migliaia di altre cryptocurrency. Navighiamo in acque sconosciute. Cosa ci garantisce che tra qualche anno, la popolarità di bitcoin non venga eclissata da qualche altra valuta virtuale tecnologicamente più avanzata? A questo punto, nulla impedirebbe al valore di Bitcoin di scendere a zero. Nessun altro minerale ha mai reso obsoleto l’oro. Ma forse un’altra crypto può rendere obsoleti i nostri bitcoin.

3. Balene contro gamberetti. I bitcoin, e le crypto in generale, tengono la politica fuori dai nostri risparmi e democraticizzano la moneta. Vero. Però i bitcoin nascondono uno scheletro nell’armadio. In un epoca in cui l’eguaglianza è (a sproposito) sulla bocca di tutti, bitcoin se fosse una nazione, sarebbe la più diseguale della Terra. Secondo alcune stime (Bloomberg), il 2% degli utenti possiede il 95% dei bitcoin. Altri (GlassnoteInsight) fanno scendere questo numero ad un più ragionevole, ma sempre alto, 71%.

Al momento, gran parte della ricchezza in bitcoin si concentra nella mani pochi, in gergo le cosiddette “balene”. Se avete meno di 1 bitcoin (cioè, ad oggi, meno di 45 mila euro investiti), venite catalogati come “gamberetti”. Attenzione a non finire mangiati, se le balene dovessero un giorno scaricare i loro bitcoin facendone crollare il prezzo.

Stefano Varanelli, 21 aprile 2021

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