“Molto presto anche i prodotti europei saranno colpiti dai dazi doganali”. L’avvertimento di Donald Trump fa paura al Vecchio Continente e prospetta il rischio di reciproci veti dannosi per l’economia. L’imprenditore italiano Giovanni Colavita, Chief Executive Officer Colavita Usa, è però fiducioso e convinto che l’Italia avrà un ruolo decisivo nella mitigazione di questo scenario indesiderabile. “Credo che Giorgia Meloni abbia fatto un ottimo lavoro diplomatico con il suo governo e quindi ritengo che sia riuscita a proteggere l’Italia da eventuali dazi e che si sia ricavata un ruolo anche di mediatore europeo verso gli Stati Uniti”, ci ha detto il manager, che importa e distribuisce prodotti italiani negli States con la sua azienda, una delle più conosciute in America in questo settore.
A margine del proprio intervento sul palco della Ripartenza 2025 di Milano, Colavita ha esposto ai microfoni di Nicolaporro.it una posizione in controdentenza rispetto a quella degli allarmisti anti-Trump e anti-Meloni. “Se pure ci dovessero essere dei dazi – ha sostenuto – credo saranno minimi nei confronti del nostro Paese e per l’Europa in generale. L’effetto euro e il rafforzamento del dollaro bilanceranno un po’ questi possibili dazi, quindi non credo che porteranno a un rallentamento delle nostre vendite”.
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Nei giorni scorsi il premier italiano aveva celebrato un risultato da record per l’export Made in Italy, che nel 2024 ha toccato il valore di 305 miliardi di euro. Il più alto degli ultimi dieci anni. “Un segno positivo della forza del nostro sistema produttivo e della competitività globale”, aveva scritto Meloni. Ora il nostro Paese dovrà continuare a correre per rafforzare questo trend e per Colavita la strategia più sicura per farlo è in particolare una: mantenere sempre alto il livello qualitativo dei nostri prodotti.
In questo senso, l’imprenditore ha argomentato di non temere il fenomeno dell’italian sounding, ovvero la contraffazione imitativa delle eccellenze tricolori. Piuttosto, ma messo in guardia, “il problema sono più le aziende italiane che non fanno qualità, perché alla fine il consumatore oggi è informato o può informarsi se non lo è, quindi conosce bene l’origine dei prodotti. Dobbiamo piuttosto monitorare che le nostre aziende facciano una qualità, piuttosto che preoccuparci dell’italian sounding. Per noi non è un problema”.
Marco Leardi, 4 febbraio 2025
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