I libri dell’apocalisse. Cosa leggere per capire lo scontro Usa-Iran

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Ecco una piccola lista, pochi titoli, per cercare di comprendere cosa succede in Medio Oriente e quali sono i motivi della crescente tensione tra Stati Uniti e Iran. Come tutte le liste, ha pregi e difetti. Il pregio, in questo caso, sta nella reperibilità dei titoli e nel loro respiro, che va al di là della cronaca per approdare a una lettura culturale degli avvenimenti storici. Il primo difetto: come tutte le liste è incompleta, e qui non troverete analisi sulle forze in campo o considerazioni sulla diplomazia. Ma qualche spunto per riflettere forse sì. Il secondo difetto: sono tutti libri scritti da occidentali. Arricchite voi l’elenco a piacimento, segnalate nei vostri commenti altre opere da prendere in considerazione.

Dal punto di vista militare, solo una considerazione, che prendo dai giornali di oggi, tutti quanti. Da secoli, musulmani sciiti (Iran e non solo) e musulmani sunniti (Arabia Saudita e non solo) combattono una guerra di religione che in questo momento, vista l’importanza del Medio Oriente (petrolio e non solo), coinvolge tutto il mondo, direttamente o meno. L’Iran è “accusato” di aver esteso i suoi confini alle soglie di Israele, alleato storico degli Usa, e di aver circondato l’Arabia Saudita. Questo grazie al ruolo che si è “guadagnato” sul campo combattendo direttamente o indirettamente in Siria, Libano, Iraq, Yemen. L’Iran è sceso in campo per spazzare via l’Isis sunnita. Ma già che c’era…

E ora i libri.

Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (Garzanti, 1996) di Samuel Huntington. Accusato di ogni nefandezza dai detrattori, Huntington diceva una cosa in fondo molto semplice che si è rivelata profondamente vera. Dopo la fine delle ideologie, il mondo si sarebbe spaccato in base alle differenze culturali, in particolare religiose. Certo, l’economia gioca la sua parte, sempre. Ma non è il motore della storia, almeno non da sola. Huntington indicava come teatro del nuovo scontro globale il Medio Oriente, là dove storicamente si incontrano i tre monoteismi. Ecco perché è l’area più instabile del pianeta, quella fa emergere tutte le frizioni, anche nel resto del mondo.

Il Califfo e l’ayatollah (Mondadori, 2015) di Fiamma Nirenstein. Questo libro spiega benissimo quali siano i timori di Israele e degli Usa nei confronti dell’Iran. Nirenstein: “La maggioranza degli sciiti appartiene alla corrente dei duodecimani, perché crede nella sequenza di dodici imam succeduti a Maometto. Secondo gli sciiti, dopo lo scisma, il dodicesimo imam, Muhammad ibn Hossein al-Mahdi, nato nell’869 e diretto discendente di Ali, a 72 anni è sparito d’un tratto misteriosamente per sfuggire ai nemici. Nel suo «divino nascondimento» egli prepara il suo ritorno e la venuta del giorno del giudizio. In ogni epoca il ritorno del Mahdi è sempre stato annunciato come vicino. Oggi lo si ritiene imminente”. Gli sciiti sono stati a lungo minoranza oppressa. La rivoluzione in Iran, nel 1979, cambia tutto.  Nirenstein: “Gli sciiti sanno che le loro sofferenze avranno fine, insieme a tutte le ingiustizie che gravano sul mondo, quando il Mahdi verrà. E i segni dicono che bisogna prepararsi, che la sua venuta è vicina. Lo spiegano nei dettagli l’ayatollah Khamenei e Hassan Nasrallah, il capo degli sciiti libanesi e leader di Hezbollah, le due personalità destinate a guidare la preparazione dell’avvento. Il Mahdi apparirà, ha ripetuto più volte l’ex leader Ahmadinejad, «quando il mondo sarà caduto nel caos e divamperà la guerra fra razze umane, senza ragione». Cioè, per far ricomparire il Mahdi ci vuole una conflagrazione mondiale, e gli studiosi spiegano quindi con chiarezza che la Repubblica Islamica dell’Iran cerca con grande determinazione di creare una situazione esplosiva. Non si preoccupa affatto, come faremmo noi, di un’eventuale guerra, tanto meno di una guerra atomica, pur di realizzare le condizioni dell’avvento del Mahdi. Anzi, si adopera per favorire quelle condizioni. Non tutta la leadership iraniana ci crede, ma l’influenza del mahdismo è grande”.

La strana morte dell’Europa (Neri Pozza, 2018) di Douglas Murray. Qui si capisce perché l’Europa taccia di fronte a quanto accade in Medio Oriente o peggio ancora intervenga in ordine sparso complicando la situazione, come tragicamente avvenuto in Libia, vicenda che ha addirittura risvegliato le ambizioni espansionistiche della Turchia. Il problema è questo: l’Europa non esiste e non può esistere perché il progetto tecnocratico dell’Unione è velleitario nella migliore delle ipotesi. Inoltre la demografia parla chiaro. E dice che la frittata è fatta. Potremmo anche ipoteticamente frenare l’immigrazione. Ma i numeri ci dicono che in ogni caso presto alcune metropoli, e non solo, avranno maggioranza musulmana, specie nel nord Europa. Questo a fronte della scomparsa della religione cristiana, considerata da molti studiosi ormai residuale, cioè già morta di fatto, visto il numero sempre più basso di praticanti. Insomma l’Europa a guida islamica profetizzata da Michel Houellebecq in Sottomissione (La nave di Teseo, 2015) diventerà realtà.

Per capire la portata storica, e le sue origini, dello scontro tra sunniti e sciiti si possono leggere i libri di Bernard Lewis. Scegliere un titolo è difficile, ne indico tre: Gli arabi nella storia, era uscito nel 1950, in Italia è stato tradotto da Laterza nel 1995. Importante è anche Europa barbara e infedele (Mondadori, 1983), sull’immagine del nostro continente coltivata dai musulmani. Semiti e antisemiti (Rizzoli, 2003) rigettava le accuse di razzismo rivolte a Israele e anzi le ribaltava, mostrando come l’antisionismo spesso si nutra di antisemitismo.

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