Economia

Manovra in vista

I soldi sono finiti? Dipende per chi

L’opinione di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

© Alexander Hassenstein e Wavebreakmedia tramite Canva.com

Sono finiti i soldi annunciano i giornali e già si parla di tagli agli sprechi e spending review, che tradotto vuol dire tagliare spese. Ma per i lettori che non si accontentino di simpatiche chiacchiere e vogliano anche, ogni tanto, vedere qualche dato questo è il grafico più importante dell’anno che mostra come le “risorse” (cioè i soldi) si creano quando si vuole.

Grafico 1

Questo grafico mostra la somma degli acquisti e vendite di titoli di stato italiani dal 2014 in poi e si vede che solo Bankitalia e la BCE hanno accumulato BTP. Gli altri soggetti invece, incluse le banche italiane, ne hanno comprati e venduti e il loro totale è solo leggermente positivo alla fine (banche italiane) o leggermente negativo (fondi esteri e banche estere e clienti italiani).

In pratica, negli ultimi otto anni i deficit pubblici italiani sono stati finanziati da BCE e Bankitalia. Dato che l’accordo tra le due è 85% la banca centrale nazionale e 15% la BCE, alla fine è stata Bankitalia a finanziare i deficit pubblici.Con che soldi? Dove li ha trovati tutti questi miliardi, sì perché parliamo di circa 500 miliardi di euro. Dove li ha prelevati, dove li ha presi a prestito… Gli investitori esteri?

Spiace qui insistere su quello che nessun professore di economia ricorda mai di menzionare quando parla in TV del debito pubblico, ma questi 500 miliardi circa (più quelli della BCE) sono stati creati dal nulla. In pratica si sono aggiunti diversi zeri nei saldi dei computer. Di nuovo, spiace andare contro corrente anche su questo, ma nessuno può smentire questo semplice fatto: Bankitalia ha finanziato i deficit pubblici negli ultimi otto anni “stampando moneta” o più precisamente creandola con il computer e accreditando il saldo bancario di banche e investitori che le vendevano miliardi di BTP.

Perché lo ha fatto negli ultimi anni e non ad esempio al tempo della famosa crisi finanziaria globale del 2008 o della crisi dello spread del 2011? Perché adesso ha appena smesso di farlo? Qui si entra negli arcani della politica monetaria e della finanza e ai comuni mortali vengono date, ogni tanto e se proprio si è costretti, spiegazioni di solito vaghe e fumose.

Ma creare 500 miliardi non è uno scherzo, è un potere enorme, maggiore rispetto a quello del governo. Perché di fatto comandano Bankitalia e BCE e non i governi? Perché questi “banchieri centrali” possono creare 500 miliardi per un periodo, ma non lo facevano prima e adesso smettono?

Ora che BCE e Bankitalia hanno smesso di comprare titoli di stato “stampando moneta”, ci sarà la solita stretta, il deficit viene ridotto e quindi, inevitabilmente, più tasse e meno spese e andremo in recessione. Si parla tanto dei tassi di interesse, ma quello che conta è invece creare miliardi dal niente.

Perché nessuno chiede come mai i governi non stampano più moneta e solo le Banche Centrali possono farlo, ogni tanto e con risultati criticabili. L’euro non c’entra, si può fare anche dentro l’euro, quando un governo emette “crediti fiscali” (come quelli del superbonus110) che siano cedibili, di fatto crea moneta (moneta “fiscale”). Lasciamo ora stare che siano stati spesi male, perché anche i mega deficit di Conte e Draghi da 100 miliardi l’anno non sono stati spesi bene. Solo per i tamponi sono andati almeno 10 miliardi e il lockdown e le sanzioni al gas russo sono costati circa 200miliardi.

Il punto è che nell’economia moderna si crea denaro quando si vuole, denaro creato dal niente e ne abbiamo appena avuto un esempio clamoroso, per centinaia di miliardi. Ma dovrebbe essere una prerogativa dello Stato e non delle banche. Bisogna che, in democrazia, sia il governo a creare moneta. Altrimenti saremo sempre alla mercè del mondo opaco delle banche centrali che possono creare bolle immobiliari, seguite da crisi finanziarie e bancarie, inflazione e poi recessione con i governi che figurano solo come burattini.

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 29 agosto 2023

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