Il Covid è una “malattia normale”. Parola del Cts

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Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, con numeri aggiornati al 16 dicembre 2020, su 63.573 deceduti positivi al Sars-Cov-2, 737 avevano meno di 50 anni, ovvero circa l’1,2%. Risulta quasi pleonastico specificare, almeno per chi non si è fatto terrorizzare dal giornale unico del virus, che gran parte di quest’ultimi poveretti che non ce l’hanno fatta erano già portatori di gravi e gravissime patologie.

Età media dei decessi: 80 anni

L’età media dei morti si aggira ancora intorno agli 80 anni, mentre quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione è assai più bassa, posizionandosi poco sopra i 45 anni con tendenza a scendere ulteriormente. Tutto ciò, unito ad altri significativi riscontri che risparmiano al paziente lettore, sembra pienamente confermare la stupefacente tesi del professor Roberto Bernabei, primario di geriatria del Policlinico Gemelli di Roma, nonché membro dell’onnipotente Comitato Tecnico Scientifico.

Ribadendo il concetto più volte da varie emittenti televisive, l’illustre scienziato ha letteralmente definito il Covid-19 “una malattia normale”, nel senso che prevalentemente muoiono con questo virus, il quale rappresenta il più delle volte solo una causa iniziale del decesso, i soggetti ultraottantenni affetti da diabete, ipertensione, insufficienza renale, fibrillazione atriale e scompenso di circolo. Queste, secondo Bernabei, sarebbero le principali patologie che hanno causato la morte della stragrande maggioranza delle persone sopra i 70 anni, i quali costituiscono circa il 90% dei decessi totali.

Protocolli demenziali

Ebbene, i fenomeni da baraccone che ci governano come stanno affrontando questa presunta malattia normale? Non certo con misure che concentrandosi sui deboli consentano all’economia di non sprofondare, bensì con i sinistri colori di un insopportabile regime di restrizioni universali. Non bastava infatti la babele delle zone rosse, arancioni e gialle. A quanto pare i geni della lampada al potere starebbero studiando l’introduzione di una zona bianca, laddove i loro cervellotici criteri lo consentano –cioè praticamente mai-, nella quale riaprire tutte le attività umane, permettendo a bar e ristoranti di operare senza limiti di orario.

Ma anche per le altre fasce di “pericolo” sarebbero in fase di elaborazione modifiche altrettanto cervellotiche, dando per scontato che la massa di cittadini impauriti dalla propaganda del terrore sia ben felice di vivere appesa ai demenziali protocolli in divenire di un Esecutivo impresentabile.

In pratica, secondo gli artefici della nuova normalità sanitaria, è con il loro inverosimile labirinto di obblighi e divieti, i quali vengono di quando in quando modificati senza alcuna ragione plausibile, che il Paese europeo con più morti continua la sua guerra al Sars-Cov-2.
D’altro canto, fino a quando la maggioranza degli italiani si farà turlupinare dalla bubbola secondo cui il problema sono i contagi, anziché la pressione reale esercitata sulle strutture sanitarie –pressione da tempo in evidente discesa- , ne vedremo letteralmente di tutti i colori.

In tal senso le buone intenzioni di un governo che esprime un concetto ottocentesco di salute stanno lastricando una vera autostrada verso l’inferno del sottosviluppo.

Claudio Romiti, 7 gennaio 2020

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