Salute

Il dogmatismo sanitario non molla: Burioni rispolvera l’App immuni

burioni app immuni © ภาพของMemorystockphoto e Sinergi marketing tramite Canva.com

La scienza, quella vera, si basa sul principio di falsificazione, mentre chi adotta il dogmatismo religioso come metodo non ammette mai di avere torto, neppure su un singolo aspetto della dottrina che si è predicata e si continua a predicare da lungo tempo.

A tale proposito sta circolando in rete il seguente post di Roberto Burioni, pubblicato su X, alias Twitter, che sembra appartenere al medesimo dogmatismo religioso: “Le applicazioni per il tracciamento funzionano nel diminuire il rischio in un momento pericolosissimo, all’inizio di una pandemia quando non ci sono farmaci e vaccini. L’oscurantismo e la superstizione di chi si oppone al progresso causa dei morti. Ricordiamocelo per il futuro.”

Ora, ovviamente il virologo marchigiano si sta riferendo ad uno dei più colossali flop, tanto sul piano operativo che su quello democratico (in questo caso realizzando un sistema di tracciamento e di successivo controllo a tappeto di chiunque fosse in contatto con un soggetto positivo da far impallidire la famigerata Stasi), che hanno caratterizzato la nostra insensata e liberticida guerra ad un virus il quale, mi permetto di ripetere fino alla nausea, non è mai stato un serio problema per le persone sane, così come si evince in modo chiarissimo da i dati raccolti in oltre tre anni di pandemia.

Quello che nel suo breve messaggio va, a mio avviso, analizzato con una certa attenzione è l’elemento subliminale che, soprattutto a noi aperturisti privi dei paraocchi dovrebbe risultare evidente, esso contiene. In sostanza, Burioni, pur mettendo in primo piano la famosa App immuni, di fatto sta sottolineando con forza la primaria necessità di dover sempre contare sull’efficacia di farmaci e vaccini.

In altre parole, egli sembra voler far passare il messaggio secondo il quale tutto era utile in quel “momento pericolosissimo” , persino un sistema di tracciamento che in quasi un anno, prima che fosse praticamente abbandonato a se stesso, riuscì a “scovare” ben 15.000 persone col Covid-19, su un totale registrato di circa 3 milioni e mezzo di positivi, lo 0,43%. Tutto era utile ma, ecco il punto, niente poteva risolvere un dramma sanitario di proporzioni apocalittiche se non i vaccini sperimentali, di fatto resi obbligatori per l’intera popolazione italiana attraverso il ricatto del green pass.

Eppure, come mi è stato spiegato a suo tempo da alcuni esperti del settore, il sistema del tracciamento scelto aveva alcune colossali falle che ne avrebbero dovuto sconsigliare l’adozione. Ad esempio, poteva accadere che attraverso il bluetooth – un sistema di trasmissione dati che utilizza una frequenza radio a corto raggio – del proprio telefono un utente ricevesse la notifica di essere venuti in contatto con un soggetto positivo che in realtà non si era mai avvicinato. Era infatti possibile incrociare il telefono di un coinquilino positivo della porta accanto o, cosa altrettanto probabile, quello di un ignoto automobilista, sempre positivo, in qualche coda stradale per far scatenare un colossale meccanismo di tracciamento costoso e assolutamente privo di senso.

Ma Burioni, per difendere in modo assolutamente disinteressato la bontà di farmaci e vaccini a prescindere, ci chiede ancora una volta di accettare in blocco il lungo elenco di scemenze che hanno costellato la lotta ad un virus a bassa letalità relativa. Quindi, oltre al tracciamento, le mascherine inutili e dannose per i sani, i banchi a rotelle che alcune scuole hanno cominciato a regalare, il distanziamento, l’ossessiva sanificazione degli ambienti e delle mani, fino ai tremendi arresti domiciliari di massa, tutto sarebbe servito per ritardare di quel tanto l’avanzata nemica da consentire alla scienza dei sieri magici di salvarci dall’estinzione.

D’altro canto, avendo adottato questo approccio dogmatico, per la sua stessa natura si è poi costretti ad avvalorare tutti gli aspetti, anche i più controversi, della relativa dottrina che si è poi strutturata con una rapidità democraticamente allarmante. Se ancora oggi uno dei massimi esponenti di tale dogma sanitario, al pari di tanti altri suoi colleghi altrettanto stimati, ci presenta per oro colato una patacca come l’App immuni, ciò segnala la preoccupante mancanza di una seria dialettica nell’ambito della medicina italiana. Una seria carenza di anticorpi scientifici, se così li vogliamo definire, per i quali non sembra esserci vaccino.

Claudio Romiti, 23 dicembnre 2023

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